La cimice asiatica (Halyomorpha halys), spauracchio di tutti i frutticoltori, in particolare di chi coltiva pero, melo e pesco, non dà tregua neanche quest'anno.
Negli ultimi dieci giorni, in particolare, l'allarme è alto in Friuli. Il Servizio fitosanitario della regione segnala infestazioni importanti nel Medio-Friuli e nel collinare, con livelli molto più alti rispetto al 2016, mentre nella provincia di Pordenone le catture sono inferiori.

Come combattere la cimice asiatica che da quando per la prima volta è stata individuata in provincia di Modena, nel 2012, ha invaso Lombardia, Piemonte e Veneto, oltre al Friuli?
AgroNotizie ha incontrato Pier Paolo Bortolotti del Consorzio fitosanitario di Modena, durante l'ultima edizione di Macfrut, proprio per fare il punto sulle strategie di difesa.

"Bisogna rendersi conto - ha detto Bortolotti - che è un insetto nuovo, nella sua prima fase di espansione e quindi anche le misure sono ancora da definire. Il frutticoltore deve prima capire da dove partano le infestazioni, questo a inizio stagione, e quali siano le colture più esposte. La cimice sverna come adulto e quindi le piante più esposte sono quelle vicine alle abitazioni.
Utili sono le barriere anti-insetto, come le reti. La barriera fisica limita l'ingresso della cimice e poi ci sono ovviamente gli insetticidi, ma si rischia di alterare gli equilibri del frutteto utilizzando solo quelli"
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Fra le strategie anche quella che utilizza Trap crop ovvero, "il concetto è verificare se ci siano colture fortemente attrattive su cui l'insetto si sposta e fare lì trattamenti mirati o, in alternativa, si possono mettere trappole per attirare l'insetto in determinati punti limitando così l'impiego di agrofarmaci".

Capitolo a parte è quello degli insetti antagonisti, di recente il Crea ha annunciato di aver individuato un imenottero che parassitizza le uova delle cimice asiatica, si tratta dell'Ooencyrtus telenomicida.

Sono in corso sperimentazioni ma, purtroppo, ha continuato Bortolotti "è ancora presto per fare un bilancio".
La verità è che "non si può pensare di risolvere il problema solo con gli insetticidi. L'ideale è ragionare su più fronti e integrare fra di loro le soluzioni: ragionare su antagonisti presenti sul territorio e allo stesso tempo pensare a barriere fisiche e concentrarsi sui siti di svernamento. Solo in ultima analisi vanno utilizzati gli insetticidi", ha concluso Pier Paolo Bortolotti.