L’Italia è sesta tra i paesi dove l’agricoltura è più sostenibile, dove si spreca meno cibo e si mangia in modo più equilibrato. La precedono Francia, Giappone, Canada, Germania e Gran Bretagna. 
Il dato fa riferimento alla classifica del Food Sustainability Index presentata da ricercatori del Barilla center for food nutrition alla seconda edizione del Festival del giornalismo agroalimentare di Torino (23-25 febbraio 2017).

Un dato che sottolinea l'impegno dell'Italia in termini sociali, economici ed ambientali. Quando si parla però d'impatto ambientale dell'agricoltura la prima cosa che viene in mente è la riduzione dell'uso di agrofarmaci, un tema estremamente dibattuto e di grande presa sull'opinione pubblica.

Dal 2005 al 2015, in base agli open data di Istat, in Italia c'è stato un calo del 13,24% nella distribuzione per uso agricolo dei prodotti fitosanitari: si è passati da 156.397.614 chili del 2005 ai 135.694.700 chili del 2015. Annualmente viene infatti richiesto alle imprese d'indicare, in chilogrammi, la quantità dei prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricole nelle singole province. 
Il coefficiente angolare della retta di regressione, che mostra il reale andamento nel periodo di tempo, è di -2.922.241,85 chili/anno. Guardando più nel dettaglio però troviamo dati altalenanti nei singoli anni, e non un decremento costante. Esistono quindi diversi parametri che possono influire sul valore nel singolo periodo.

La regione più virtuosa è risultata essere la Liguria con un decremento del 41,09%. Quella meno virtuosa è stata la Valle D'Aosta, con un incremento del 73,03%.

Agrofarmaci in Italia: -13,84% dal 2005 al 2015
 

La Liguria in pole position

"La Liguria da anni ha messo in atto iniziative volte alla riduzione degli agroframaci ed al loro corretto impiego - spiega in una nota il Caar -Centro di Agrometeorologia applicata della Regione Liguria - Perché oltre ad usarne meno è importante saperli usare. E in questa ottica abbiamo investito molto nella formazione, patentini in primis. Dobbiamo però anche dire che dietro questi dati c'è una riduzione delle superfici coltivate.

Altro aspetto importante è stata l'erogazione dei servizi di supporto o d'informazione per la produzione integrata o biologica. In quest'ottica rientra l'emissione dei bollettini, supportata da rilievi quotidiani in campo e da programmi di monitoraggio finanziati fino ad oggi da risorse regionali. Facciamo un esempio: nel solo 2016 sono state inviate 97.438 informative (sms, fax o email) per la sola vite ed olivo. Per la realizzazione di questi servizi informativi la regione ha realizzato strutture specialistiche.
Anche l'affermazione del metodo biologico ha influito sicuramente sul trend decrescente. Ricordiamo che in Liguria esiste il 'Biodistretto della Val di Vara', riconosciuta a livello ministeriale (345 chilometri quadrati appartenenti a sette comuni montani della provincia di La Spezia).

In generale i produttori agricoli sono molto sensibili alle problematiche della sostenibilità ambientale, ma esitono limiti normativi sull’impiego dei prodotti fitosanitari che mal si adattano alla realtà regionale o alla specificità delle colture.
Per il prossimo futuro auspichiamo di poter mantenere, e magari migliorare qualitativamente, i servizi anche se le risorse ahimé sono sempre meno. Sarà necessario integrarle con quelle provenienti da fondi europei".

 
In Liguria meno agrofarmaci con più formazione, più servizi e più biologico
(Fonte foto: © Pixabay-Pexels)
 

Valle d'Aosta, un incremento solo apparente

In Valle d'Aosta l'incremento è stato del 73,03% dal 2005 al 2015, anche se il coefficiente angolare della retta di regressione è di -434,00 chili/anno.

"Prendiamo atto dei dati - dice Corrado Adamo, dirigente dell'area Produzioni vegetali, sistemi di qualità e servizi fitosanitari della regione Valle d'Aosta - ma è necessario fare una precisazione: le modalità di raccolta dei dati di vendita (di cui all’articolo 16, comma 1 del d.lgs. 150/2012) sono cambiate sostanzialmente a partire dal 2015.
Il nuovo sistema di monitoraggio, più preciso del precedente, prevede che i dati di vendita, trasmessi annualmente al Mipaaf da ogni singolo venditore, siano riferiti non più alla regione di residenza del venditore stesso, ma alla regione di residenza dell'acquirente. Questo perché si è constatato che molti agricoltori (e anche cooperative) della Valle d’Aosta si riforniscono da tempo, per questioni di risparmio economico, da commercianti che hanno la loro sede in altre regioni italiane. Questo incremento è quindi solo apparente perché, di fatto, già prima del 2015 i consumi erano maggiori, ma il dato sfuggiva al rilevamento".


Per quanto riguarda le politiche legate alla sostenibilità in agricoltura messe in atto dalla regione, Adamo sottolinea la sempre maggiore attenzione all’ambiente, all’uomo ed al rispetto del territorio, al cui centro ci sono azioni la qualità dei prodotti e la salute umana.
"L’assessorato Agricoltura e risorse naturali in questi anni ha infatti indirizzato i suoi sforzi allo sviluppo sostenibile nel settore agricolo attraverso azioni di lotta integrata, favorita da un clima particolarmente secco che permette di coltivare senza un utilizzo massivo di prodotti chimici, e il divieto di coltivazione degli Ogm" riporta Adamo.

"Buoni risultati si sono ottenuti nel coordinamento delle attività rivolte al pubblico (leggasi competenze assessorato all’Agricoltura - Servizi fitosanitari e assessorato alla Sanità della regione autonoma Valle d’Aosta) imperniate su attività di monitoraggio degli organismi nocivi per l’agricoltura seguite da bollettini fitosanitari che permettono d'intervenire con prodotti chimici solo quando è realmente necessario.
La Valle d’Aosta ha inoltre prestato particolare attenzione ad evitare la coltivazione di ogni tipo di Ogm (vedi Legge regionale n.2/2015) approvando, prima tra le regioni italiane, il divieto di utilizzo di organismi geneticamente modificati non solo al mais, ma a tutte le colture transgeniche.
Ferme restando le attuali politiche in essere, si rivela oggi di prioritaria importanza continuare con l’applicazione a livello regionale del piano di azione nazionale per la riduzione dei fitofarmaci, operando, per quanto concerne la difesa delle colture e dell’ambiente, anche in maniera coordinata con le altre strutture dell’amministrazione regionale, gli enti locali e il territorio nel suo complesso per la salvaguardia delle aree naturali, nella tutela delle acque e in altri ambiti del settore paesaggistico".

 
In Valle d'Aosta più agrofarmaci: attenzione al metodo di raccolta dati e alla retta di regressione
(Fonte foto: © Surajith.s-Pexels)
 

Veneto, in aumento ma non troppo

La regione Veneto segna un incremento del 5,91% tra il 2005 e il 2015. Il coefficiente angolare della retta di regressione è -13096,10 chili/anno. Ma guardiamo nel dettaglio i dati, per una regione così importante per l'agricoltura italiana.

"Nel periodo 2005-2015 la tendenza è in aumento - fanno sapere dall'assessorato regionale all'Agricoltura - Se guardiamo il dato del 2015 rispetto a quello del 2014 però la tendenza è in calo del 4,8%. Dobbiamo dire che confrontando le condizioni meteorologiche, in particolare le piogge, e le vendite emerge una correlazione: più piogge e più prodotti fitosanitari, fungicidi in particolare. Questo significa una maggiore presenza di malattie funginee che vengono trattate con fungicidi, i prodotti più venduti in Veneto. 

La Giunta regionale è inoltre molto attenta alle politiche di sostenibilità. Il 28 marzo 2017 ha deliberato (n. 380) l'istituzione di un 'Gruppo di lavoro intersettoriale' in grado di programmare, coordinare, realizzare e monitorare, le numerose azioni previste nel Pan".

Le politiche di sostenibilità in agricoltura si basano, principalmente, sugli strumenti definiti a livello comunitario, di cui il principale è rappresentato dal Programma di sviluppo rurale. Le misure più importanti sono i pagamenti agro-climatico-ambientali e l’agricoltura biologica.
I primi comprendono una serie d'interventi indirizzati a vari aspetti chiave, quali il miglioramento della qualità delle acque, dei suoli, del paesaggio e l’incremento della biodiversità, attivando delle pratiche virtuose attraverso i pagamenti a superficie. Tra queste, vanno ricordati i pagamenti per il mantenimento di siepi, boschetti e fasce tampone, laddove si chiede al beneficiario di mantenere fasce di rispetto significative dai corsi d’acqua, in cui non si effettuano coltivazioni, né fertilizzazioni e diserbi. Un’ulteriore azione è data dal mantenimento dei prati ed i pascoli, che vede come impegno principale, analogamente, il divieto d'utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci".

 
Nel Veneto un leggero aumento, mal nel 2015 -4,8% rispetto al 2014
(Fonte foto: © ByFatSprat-IStockPhoto)
 
"L’agricoltura biologica - continua l'assessorato - conferma un ruolo strategico all’interno delle opportunità attivate dalla regione per migliorare la sostenibilità in agricoltura, considerando la sempre maggiore domanda che dimostra il consumatore verso prodotti più salubri e rispettosi dell’ambiente, e considerando, al contempo, la necessità degli agricoltori di realizzare produzioni di qualità, che realizzino un reddito in grado di compensare tali sforzi.
Una delle possibili difficoltà incontrate dall’amministrazione è quella di dare riscontro oggettivo, attraverso i controlli, agli impegni messi in atto dagli agricoltori. Per questo sono stati messi a disposizione anche nuovi strumenti informatizzati, che consentono di snellire tali processi. In questo senso, s'innesca la grande sfida della semplificazione amministrativa, ossia la necessaria riduzione del carico burocratico, che in questi anni ha dimostrato di rallentare le possibili occasioni di sviluppo del settore.
Dovremo sicuramente valutare le azioni da sostenere, mettendo a confronto, da un lato la fattibilità da parte degli agricoltori, senza incorrere in impegni di difficile realizzazione, e, dall’altro valutando le particolari necessità, che verranno espresse da parte del territorio in termini di miglioramento della produzione".