Sostenibilità delle pratiche agricole, riduzione degli input chimici nell'ambiente e ottimizzazione dei profili residuali delle colture. Questi i tre fronti di espansione dell'agricoltura del futuro. Non a caso, nei protocolli di difesa integrata trovano crescente spazio molecole di derivazione naturale o microrganismi antagonisti dei patogeni che affliggono le colture agrarie, ovvero quelle soluzioni erroneamente considerate valide solo per l'agricoltura biologica.

Fra i prodotti contenenti microrganismi utili si evidenzia l'unione in un solo formulato di due differenti ceppi di Trichoderma, ovvero Trichoderma asperellum e Trichoderma gamsii, i quali sono stati appositamente selezionati per svolgere un’attività antagonista nei confronti dei patogeni. Della loro azione possono beneficiare diverse colture, come per esempio quelle orticole, attaccate da numerose avversità telluriche contro le quali i due ceppi di Tricoderma si mostrano particolarmente competitive.
Recentemente, però, anche nelle colture cosiddette alte si è scoperto che tali microrganismi possono agire efficacemente contro alcuni patogeni specifici. Per esempio, su vite si può controllare il Mal dell'Esca, una malattia classificata come "complessa" in quanto risultante dalla presenza contestuale di più patogeni. I sintomi visibili sono la cosiddetta "tigratura" delle foglie, composta da aree brune che esitano in necrosi, oppure le macchie violacee sugli acini. Infine, si possono accertare imbrunimenti striati e necrosi, queste ultime apprezzabili in sezione trasversale. Da queste possono originare infine densi essudati di color scuro. Gli agenti eziologici sono normalmente quelli che causano carie e tracheomicosi, i quali possono rimanere latenti talvolta per anni rendendo le sintomatologie irregolari nel tempo. Un comportamento che sovente induce gli agricoltori a sottovalutare tale patologia fino a che essa non si manifesti su un gran numero di piante. E allora la lotta diventa molto dura.

Di gran lunga preferibile utilizzare quindi prodotti che assicurino efficacia preventiva contrastando i patogeni in modo da impedire loro di avanzare nei vasi linfatici delle piante. In tal senso Syngenta propone Tellus WP, un formulato che oltre agli usi considerati "tradizionali" al suolo, per le colture orticole, ha ottenuto anche la registrazione proprio contro il Mal dell'Esca della vite.
 

Modalità d'impiego

Tellus WP va applicato dopo la potatura, invernale o primaverile, irrorando i tralci con ferite esposte. Gli ugelli vanno cioè indirizzati quanto più possibile verso i tagli causati dalle cesoie. Per assicurare il massimo dell'efficacia è bene impiegare volumi di acqua superiori a 400 litri per ettaro per distribuire almeno 1 kg di prodotto a ettaro. In ogni caso, l’applicazione va effettuata entro e non oltre la fine della cosiddetta "fase di pianto" della vite. Infine, nei vigneti a forte rischio è consigliabile un secondo trattamento entro la fase di germogliamento al fine di aumentare il grado di colonizzazione delle ferite. Tali situazioni si verificano in caso di reimpianto su appezzamenti fortemente colpiti in precedenza, oppure in presenza di elevati gradi di malattia nei vigneti circostanti.
 

Non solo biologico

Essendo un prodotto naturale, Tellus WP è autorizzato in agricoltura biologica. Grazie però all’ottimo profilo eco/tossicologico può essere uilizzato con profitto anche quando si seguano protocolli di difesa integrata. Non interferisce infatti con gli insetti utili e consente una riduzione del numero complessivo di sostanze attive utilizzate per ciclo produttivo. 
Grazie infine alla sua compatibilità con un elevato numero di sostanze attive, Tellus WP consente di impostare differenti programmi di difesa in funzione delle reali esigenze di campo e si inserisce perfettamente all’interno della strategia di protezione integrata di Syngenta in affiancamento ai fungicidi di comune impiego.