Nuovo appello della Commissione Europea verso un maggiore coinvolgimento degli stati membri nella prevenzione e nella riduzione delle tossine prodotte da funghi del genere Fusarium nei cereali e nei prodotti derivati. Le risultanze di un’indagine condotta in Europa nel periodo 1996-2002 (Task 3.2.10. dell’aprile del 2003) sui livelli delle principali fusarium-tossine (tricoteceni, zearalenone e fumonisine) nei cereali (in particolare frumento e mais) hanno evidenziato che alcune fasce “deboli” della popolazione (bambini e neonati) sono esposte a queste sostanze in quantità spesso superiori alla cosiddetta “dose giornaliera accettabile”, che rappresenta una soglia tossicologica il cui superamento per periodi prolungati può portare a inconvenienti di vario genere, che variano a seconda del tipo di contaminante.

L’autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) è stata incaricata di studiare le caratteristiche di queste tossine e nel 2004 il gruppo di lavoro sui contaminanti della catena alimentare ha pubblicato sul suo portale (efsa.europa.eu) la propria opinione su Deossivalenolo (il tricotecene più diffuso), fumonisine e zearalenone.

Il Deossivalenolo (detto anche DON o “vomitoxin”) è una micotossina prodotta da varie specie di funghi, compresi Fusarium graminearum e il celebre Fusarium culmorum. Si trova comunemente su grano, orzo e mais. Nell’indagine appena descritta, oltre il 57% degli oltre 11000 campioni analizzati in 11 paesi sono risultati contaminati da Deossivalenolo. Negli animali domestici il deossivalenolo causa perdita di appetito, rifiuto del cibo, vomito e perdita di peso. Per questa sostanza è stata fissata una dose tollerabile giornaliera (TDI, Tolerable Daily Intake) di 1 µg/kg peso corporeo al giorno e incrociando i livelli di contaminazione riscontrati con la dieta standard si è dedotto che mentre nella popolazione media si arriva ad acquisire al massimo il 33,8% della dose tollerabile giornaliera, negli adulti questo valore saliva sino al 46,1% e negli infanti sino a oltre il 95%.

Molto meno rassicurante la situazione per i tricoteceni “tossina T-2” e il suo metabolita “tossina HT-2”. Il primo è stato classificato dallo IARC come cancerogeno di categoria 3 in quanto la sua somministrazione agli animali da esperimento ha evidenziato un incremento di adenomi polmonari ed epatici nei topi maschi. Non vi sono risultanze scientifiche di analoghi effetti anche sull’uomo. Questa carenza di dati ha indotto gli esperti a fissare cautelativamente una dose tollerabile giornaliera temporanea molto bassa: 0,06 µg/kg peso corporeo. Adottando questo valore nel calcolo dell’esposizione, l’indagine comunitaria ha segnalato apporti massimi sino al 250% della dose giornaliera accettabile nella popolazione media, sino al 171,7% negli adulti e sino ad un massimo del 563% nei bambini!

Lo Zearalenone è anch’esso prodotto dai Fusaria e si trova normalmente nel mais e suoi derivati, ma anche soia e cereali e sottoprodotti in genere. La sostanza appare ridurre la fertilità nei mammiferi, interagendo con i recettori degli estrogeni. Anche Zearalenone è stato classificato dallo IARC come cancerogeno di categoria 3 per l’inconsistenza della sperimentazione disponibile. Questa tossina, cui è stata attribuita una dose tollerabile giornaliera di 0,2 µ µg/kg/giorno, non ha evidenziato particolari criticità: i bambini sono risultati esposti al massimo al 27,5% della dose tollerabile, contro il 13,4% della popolazione media e del 14,5% degli adulti.

Anche le fumonisine, di cui Fumonisina b1 è la sostanza più tossica, sono accreditate di una certa cancerogenicità. Fumonisina b1 è in particolare cancerogena nei roditori. L’indagine ha evidenziato una minore presenza di questo tipo di contaminante, che nella popolazione media raggiunge il 13,2% della dose giornaliera tollerabile (2 µg/kg/giorno), 14,1% negli adulti e 22,3% nei bambini.

Sulla base di questi dati, la commissione Europea ha stilato una raccomandazione (Raccomandazione 2006/583/CE, del 17 Agosto 2006, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L234 del 29 agosto 2006) a tutti gli attori della filiera dei cereali affinchè adottino tutte quelle misure in grado di contenere il livello di infezione da Fusaria nei cereali e la conseguente contaminazione delle derrate prodotte ad opera delle tossine appena descritte.

Queste misure sono peraltro ben note: avvicendamento delle colture (evitare la monocoltura per molti anni sullo stesso appezzamento abbatte il potenziale d’inoculo del fungo), scelta di varietà meno sensibili, densità di investimento non troppo elevate, scelta di colture adatte alle caratteristiche climatiche della zona, eliminazione dei resti colturali eventualmente infetti con l’interramento, evitare di raccogliere quando il cereale è troppo umido (specialmente nel caso del mais), adeguata difesa fitosanitaria sia prima (concia della semente con fungicidi efficaci nei confronti dei fusaria che dopo il raccolto (disinfezione delle derrate raccolte). Da ricordare che queste raccomandazioni si affiancano ai regolamenti che fissano i livelli massimi di contaminanti nelle derrate alimentari (regolamento 466/2001/EU e successivi) e ne costituiscono il logico complemento.