Si chiama Becool (Brazil-Eu Cooperation for development of advanced biofuels) il progetto di cooperazione H2020 finanziato dall'Ue con 5 milioni di euro nel periodo 2017-22. L'obiettivo di Becool, un team di tredici partner europei coordinato dal dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari (Distal) dell'Università di Bologna, è valutare la fattibilità di integrare la produzione alimentare con quella dei biocarburanti, in modo da garantire la sostenibilità di entrambi.

Il progetto include una pluralità di ricerche su ogni anello della catena di valore dei biocarburanti: coltivazione e raccolto, logistica, tecnologia di trasformazione delle biomasse, qualità e rispondenza normativa dei biocarburanti. Becool lavora congiuntamente con un consorzio "specchio" brasiliano, costituito da venti enti partecipanti.

Durante la riunione plenaria dell'Etip-Bioenergy, a Bruxelles lo scorso novembre, sono stati presentati i dati ricavati finora dal Distal dell'Università di Bologna riguardo l'effetto dell'inclusione di colture da biomassa nell'avvicendamento tradizionale. Lo scopo della ricerca del progetto europeo è l'individuazione di tecniche idonee alla "intensificazione sostenibile", ovvero utili ad aumentare la produzione di biomasse lignocellulosiche e alimentari, mantenendo però costante la superficie agricola. Allo stato attuale, oltre i due terzi della superficie arabile europea è soggetta ad avvicendamento (Foto 1), ma tale pratica si limita quasi esclusivamente a due specie: mais e frumento.

Percentuale di applicazione dell'avvicendamento nell'Ue 28
Foto 1: Percentuale di applicazione dell'avvicendamento nell'Ue 28
(Fonte foto: presentazione del dottor Andrea Parenti)
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I vantaggi della rotazione sono noti da secoli, ma sono stati rivalutati nell'era dell'agricoltura post-industriale:
  • miglioramento della fertilità e struttura del suolo;
  • riduzione dell'erosione;
  • maggiore sostenibilità delle colture perché sono necessarie minori quantità di fertilizzati e agrofarmaci;
  • incremento della varietà dei prodotti offerti (diversificazione di mercato) e quindi minor rischio per l'azienda agricola;
  • produzione di materie prime lignocellulosiche senza competizione con la produzione alimentare.

Non sappiamo però quali dei possibili schemi di rotazione fra coltura alimentare/non alimentare siano i più efficienti. Inoltre, è necessario verificare l'adeguatezza dei macchinari agricoli oggi esistenti per la lavorazione delle "nuove" colture e la percezione del rischio, da parte degli agricoltori, di coltivare prodotti innovativi.

Per rispondere ai citati interrogativi sono stati testati cinque schemi di rotazione includendo anche specie sconosciute in Europa ma sperimentate in Brasile come la canapa di Bengala (Crotalaria juncea). La Foto 2 mostra le colture sperimentali dell'Università di Bologna e la Tabella 1 illustra gli schemi di rotazione testati finora.

Colture sperimentali all'Università di Bologna
Foto 2: Colture sperimentali all'Università di Bologna
(Fonte foto: presentazione del dottor A. Parenti)

Schemi di rotazione previsti nell'ambito del progetto Becool
Tabella 1: Schemi di rotazione previsti nell'ambito del progetto Becool. Dati presentati alla conferenza dell'Etip Bioenergy, traduzione ed elaborazione grafica dell'autore
Legenda: C = controllo (rotazione tradizionale); R1 - R5 schemi di rotazione sperimentali
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Risultati a dicembre 2019

I risultati ottenuti finora confermano la fattibilità dell'avvicendamento fra le diverse colture analizzate: alimentari tradizionali ed energetiche. La produttività del frumento si è mantenuta costante sia nel caso della rotazione tradizionale che delle sperimentali. Le maggiori rese di biomasse sono state registrate nella coltura del sorgo da fibra, l'unico svantaggio è dovuto all'allettamento, il quale complica la raccolta meccanica. Buone invece le rese da canapa e crotolaria anche se è necessario migliorare i macchinari per la raccolta. Scarsa invece è stata la resa del kenaf, dovuta alla sua alta umidità presente al momento del raccolto. Sono in corso le analisi della qualità suolo e delle biomasse raccolte.

In linea di massima, il progetto dimostra che esiste ancora margine di miglioramento nell'integrazione a pieno titolo delle colture energetiche delle aziende agricole. L'interrogante al quale la ricerca per ora non può rispondere è: quale sarà la redditività di colture esotiche, come la crotolaria, e chi saranno i clienti di tali prodotti?
 

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