L'Italia si contende con l'Inghilterra il secondo posto in Europa, dopo la Germania, per quantità e potenza di impianti di biogas in funzionamento. La caratteristica che accomuna gli impianti del vecchio continente è però la taglia: ci hanno sempre venduto il concetto che gli impianti più piccoli di 500 kW siano antieconomici. Eppure, il primo mercato in assoluto per l'industria del biogas, la Cina, è costituito sia da impianti faraonici per la digestione dei rifiuti delle megalopoli, che da milioni di piccole unità al servizio di fattorie, dotate di generatori di meno di 10 kW e alimentati con le sole deiezioni animali e umane, resti da cucina e residui colturali.

In Italia abbiamo da sempre assistito a diatribe sulla sostenibilità del biogas, prodotto perlopiù in impianti da 1 MW di potenza elettrica, alimentati con insilati. Gli argomenti a favore e contro sono spesso viziati da posizioni ideologiche e interessi di categoria: si vedano gli esempi dei due estremi negli articoli dello stesso autore Quale futuro per le bioenergie nella prossima legislatura?Il biogasfattobene si potrebbe fare meglio.

Nel presente articolo proponiamo ai nostri lettori un esempio tangibile di come il vecchio proverbio "chi fa da sé fa per tre" sia di particolare applicazione per portare i benefici dell'economia circolare anche alle piccole aziende agricole. La ricetta: non credere né alle "economie di scala" degli esperti finanziari, né alle "alte tecnologie" promosse dai venditori di impianti, e tantomeno ai "dogmi" dell'ecologismo ideologico. Basta farsi due conti con senso pragmatico e fare con passione il proprio lavoro.
 

Fra prati del Carso e formaggio di alta qualità

L'azienda agricola Dario Zidaric si trova a Prepotto, al confine con la Slovenia. Si tratta di un piccolo allevamento con ottanta bovine da latte, alimentate esclusivamente con il fieno dei prati naturali circostanti. Le pendenze e la poca terra non consentono la coltivazione di foraggi, aspetto che a prima vista sembrerebbe penalizzante, ma che ha costituito il punto di forza dell'azienda.
Il titolare, entrato in contatto con l'autore perché lettore abituale di AgroNotizie, ci racconta la sua esperienza durante una piacevole visita alle installazioni.

"Anni fa avevo molte più vacche, ma non stavo dentro con i costi. Decisi dunque di puntare sulla qualità anziché sulla quantità: solo alimentazione naturale per le vacche, più spazio per lasciarle muoversi, mungere quello che basta senza tentare di battere record di produzione, e le ricette tradizionali per la lavorazione dei miei formaggi. Non solo ho risparmiato i costi dei mangimi, ma gli animali sono molto più sani e la gestione dell'allevamento e del caseificio è in generale più regolare. Oggi vendo la maggior parte della mia produzione a un mercato di fascia alta, composto da ristoratori di alta gastronomia in Slovenia, Austria, Germania, e nel Nord Italia".

Come è nata l'idea di farsi l'impianto di biogas da solo?
"Ho studiato l'argomento, e poiché dovevo costruire comunque una vasca di contenimento per i liquami, mi sono fatto due conti. Il letame con la lettiera, un po' di pollina da un allevamento vicino, il siero del caseificio e qualche scarto degli sfalci, sono sufficienti per un impianto da 50 kW. Il calore del cogeneratore mi basta per riscaldare la mia abitazione e per la lavorazione dei formaggi. Mi avanza energia elettrica da versare alla rete, e così recupero l'investimento. L'impianto è monovasca, ho voluto la configurazione più semplice possibile per sfruttare la pendenza naturale del terreno e poter costruirlo un po' alla volta senza indebitarmi troppo".

Ha avuto difficoltà a portare avanti i lavori?
"Il Comune non mi ha fatto problemi, ma purtroppo la burocrazia italiana è pesante in tutti gli aspetti. Ad esempio, volevo che la vasca fosse interrata, sia per una questione di minori dispersioni termiche che per minimizzare l'impatto visivo. Qui il terreno è tutto roccia. Se fossimo 500 m più in là, in territorio sloveno che ha le nostre stesse leggi comunitarie, avrei potuto chiamare una ditta specializzata che in pochi giorni avrebbe fatto lo scavo con lo sminamento per soli 9mila euro. Qui invece è vietato lo scavo con esplosivi, salvo con particolari autorizzazioni, per cui lo stesso lavoro, fatto con il martellone, mi è costato 60mila euro. Poi le leggi dicono che, trattandosi di un impianto così piccolo, si può costruire in edilizia libera e sarebbe quindi bastata la sola comunicazione di inizio lavori al Comune. Invece, per non aver problemi ad ottenere l'allacciamento al Gse, mi è stata chiesta la valutazione di impatto ambientale 'per precauzione', per evitare eventuali problemi se qualcuno in futuro sollevasse obiezioni".

I fabbricanti di cogeneratori dicono che sia antieconomico produrre macchine minori di 380 kW. Dove ha trovato un cogeneratore così piccolo? In Cina?
"Ho trovato una azienda lombarda che costruisce i gruppi cogeneratori modificando motori industriali. Costano molto di meno rispetto ai cogeneratori 'speciali per biogas' perché sia il motore che i ricambi sono assolutamente standard, e qualsiasi meccanico li può aggiustare. Il sistema di controllo l'ha fatto la stessa azienda che ha fornito il quadro elettrico, è un software aperto che si può modificare o aggiornare in qualsiasi momento".

Il cogeneratore nella centralina termica
Il cogeneratore nella centralina termica

La sala stagionatura dei formaggi con gli scaffali in legno come comanda la tradizione
La sala stagionatura dei formaggi con gli scaffali in legno come comanda la tradizione. Parte della produzione è stagionata in una grotta naturale esistente nella tenuta

Sono state necessarie modifiche al laboratorio, o al processo di produzione dei formaggi per poter utilizzare il calore dal cogeneratore?
"No, la temperatura dell'acqua calda è la stessa della precedente caldaia a gasolio".

La visita si è conclusa con una degustazione delle specialità aziendali, che solo si possono qualificare con una parola: deliziose. E soprattutto 100% ecosostenibili e prodotte nel rispetto del benessere animale.