In Francia è stato inaugurato a novembre di quest'anno il primo campo viti-voltaico. Si tratta di una vigna di 7,5 ettari nella regione del Roussillon, Sud del paese, impiantata sotto dei pannelli fotovoltaici orientabili. Lo scopo è quello di produrre energia elettrica e anche vino, in un'ottica di sostenibilità e miglioramento della qualità delle uve stesse.

A tagliare il nastro del nuovo complesso sperimentale sono stati i dirigenti di Sun'R, multinazionale francese attiva proprio nel campo delle energie rinnovabili, e i ricercatori dell'Inra, l'Istituto nazionale per la ricerca agronomica. Il progetto ha infatti richiesto un investimento di 21 milioni di euro e dieci anni di ricerche per arrivare alla realizzazione del primo impianto pilota (del costo di 4 milioni, sostenuti da Sun'R). Il risultato è Sun'Agri3, sette ettari di vigna di varietà Marselan, Chardonnay e Grenache Gris, 3,5 dei quali lasciati 'scoperti' come testimone.

Ma perché spendere 21 milioni (più 4) per realizzare una vigna fotovoltaica? Il motivo è semplice: i cambiamenti climatici. Da un lato infatti è chiaro a (quasi) tutti che lo sfruttamento delle energie fossili sta portando conseguenze devastanti per il pianeta e l'agricoltura. L'utilizzo dunque di fonti rinnovabili, come il solare, è essenziale. Dall'altro lo stesso mutamento del clima ha messo in difficoltà i vignaioli francesi, famosi per i loro champagne.

Campo viti-voltaico

Il rapporto di causa-conseguenza è semplice. I mutamenti climatici hanno reso le estati francesi più calde e secche. Questo ha portato un maturamento precoce delle uve che al momento della vendemmia risultano avere un tenore di acidità non ottimale e una sovrabbondanza di zuccheri. Una sciagura per i produttori di bianchi frizzanti secchi che invece fanno dell'acidità e freschezza del vino il loro punto di forza.

Un problema che affligge anche noi italiani, come sanno bene le cantine della Franciacorta, costrette a vendemmiare sempre più in anticipo. Ma anche in Trentino i mutamenti climatici si fanno sentire, costringendo i vignaioli ad impiantare le vigne sempre più in quota per sfuggire al caldo.

Per i vignaioli francesi, che non vogliono rinunciare alle varietà tradizionali né agli areali vocati ai bianchi per spostarsi più a Nord, una soluzione è quella di utilizzare i pannelli fotovoltaici mobili per ombreggiare durante l'estate le viti, rallentando così il processo di maturazione e ottenendo, si spera, vini più acidi e aromatici rispetto a quelli prodotti oggi.

I test di laboratorio e in piccoli appezzamenti condotti negli ultimi anni hanno dimostrato l'efficacia del metodo che comporta anche un risparmio di acqua fino al 30% e un aumento di produzione fino al 50%. Le vigne impiantate nel Roussillon entreranno in produzione nel 2021 e solo allora si potrà sapere se le uve cresciute all'ombra dei pannelli fotovoltaici saranno migliori rispetto a quelle provenienti dalla vigna testimone adiacente.

Vigna fotovoltaica

"L'esperimento condotto in Francia è di interesse anche per l'Italia. Dal punto di vista della coltura l'impianto fotovoltaico non dovrebbe creare problemi. Ma soltanto dopo che saranno portate a termine le prime vinificazioni potremo dire se la soluzione individuata dai ricercatori dell'Inra è valida", spiega ad AgroNotizie Loretta Bacchetta, agronoma dell'Enea. "Rimane l'impatto che i pannelli fotovoltaici hanno sul paesaggio, tutt'altro che trascurabile".

Il sistema, come dicevamo, ha richiesto dieci anni di sviluppo e prevede la realizzazione di pannelli disposti su inseguitori monoassiali installati a 4,5 metri di altezza. Il mattino i pannelli sono rivolti a Est, per catturare i primi raggi del sole, e seguono l'astro durante tutto il suo cammino diurno fino al tramonto ad Ovest.

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