Trasformare il settore agricolo e zootecnico da produttore di emissioni climalteranti in atmosfera ad agente neutro o, addirittura, in uno strumento attivo di sottrazione dell’anidride carbonica. E’ questo l’ambizioso traguardo che si pone il Consorzio italiano biogas mediante il modello Biogasfattobene® che molte aziende agricole italiane associate al Cib stanno già applicando. Due esempi sono l'azienda agricola Palazzetto, a Grumello Cremonese (Cr), e La Falchetta a Rossomero (To).
 

L'azienda agricola Palazzetto di Grumello Cremonese (Cr)

L'azienda agricola Palazzetto di Grumello Cremonese (Cr) è una delle aziende hanno adottato il modello Biogasfattobene®: i risultati dell'azienda sono stati analizzati dal Crpa di Reggio Emilia, in termini di potenziamento dell’attività e riduzione dell’impatto ambientale e presentati lo scorso 30 maggio a Braunschweig in Germania, nel corso del simposio internazionale “Soil organic matter management in agriculture Assessing the potential of the 4per1000 initiative”, sulla gestione della sostanza organica nei suoli agricoli, ispirato dall’iniziativa internazionale 4 pour Mille.

Dal 2009, con l’installazione dell’impianto a biogas e l’introduzione dei doppi raccolti, l’azienda agricola Palazzetto ha sensibilmente aumentato il raccolto di mais da foraggio, che è passato dalle 65 tonnellate per ettaro di solo mais a oltre 100 tonnellate per ettaro in doppio raccolto, arrivando a coprire più del 70% degli oltre 250 ettari di terreno per tutto l’anno.

Nel contempo, i capi di bovini da latte sono passati da 200 a 300. Grazie all’utilizzo del digestato come fertilizzante naturale, si è rilevato negli ultimi dieci anni un incremento del carbonio organico nel suolo compreso tra 0,5 e 1 tonnellata per ettaro, pari a 4 tonnellate di emissioni di CO2 evitate. Queste pratiche, unite a tecniche di agricoltura di precisione e semina su sodo o con minima lavorazione, hanno comportato un aumento del 49% della resa produttiva per ettaro, permettendo di ridurre del 16% i consumi di carburante per la movimentazione di macchine agricole e del 20% l’uso di acqua irrigua.

Il caso dell’azienda associata Palazzetto – dichiara Piero Gattoni, presidente Cib – dimostra che un’attività agricola con integrato un impianto a biogas/biometano che applica il modello Biogasfattobene®, aumentando l’utilizzo dei terreni con i doppi raccolti e adottando tecniche di lavorazione avanzate e conservative, può ridurre le emissioni e stoccare al suolo carbonio organico immediatamente disponibile per la pianta, neutralizzando così la propria impronta di carbonio”.

I doppi raccolti, non sottraggono spazio al foodprecisa Gattoni - indipendentemente dalla loro tipologia e dal loro contenuto amidaceo, poiché si tratta di raccolti aggiuntivi che permettono di accrescere le produzioni agrarie in modo sostenibile per rispondere ai nuovi mercati della bioeconomia. I raccolti aggiuntivi fertilizzati con digestato, contribuiscono a migliorare la fertilità del suolo favorendo lo stoccaggio del carbonio organico, diminuendo l’apporto di chimica nei campi, non solo perché diminuisce l’utilizzo di fertilizzanti di sintesi, ma anche di antiparassitari e diserbanti. Infine, favoriscono la resilienza del suolo rispetto ai fenomeni negativi di erosione e dilavamento dei terreni”.
 

La Falchetta azienda agricola dal 1977 a Rossomero (To)

Integrare innovazione, valorizzazione del territorio e il rispetto dell'ambiente. E' questa la ricetta dell'azienda agricola La Falchetta situata a Rossomero (to), all’interno del Parco la Mandria, una tenuta di 200 ettari che produce miele e aceto biologici, ha un allevamento di 350 capi bovini e genera energia con un impianto a biogas dalle caratteristiche progettuali innovative.

Inserita in un parco storico di 3mila ettari, che fin dalla fine 1700 è stata riserva di caccia e luogo di soggiorno del Re e della corte Sabauda, la Venaria Reale, La Falchetta è l’unica azienda presente all’interno del parco, e circa i due terzi dei terreni dell'azienda sono coltivati a cereali autunno-vernini e primaverili (mais, triticale, soia, girasole, in rotazione o avvicendamento e coltivazioni legnose in silvicoltura). Riccardo Ferrero è il titolare dell’azienda agricola dal 1977.

Dal 2010 la produzione dell’azienda agricola è supportata da un impianto a biogas. Costruito al di sotto del piano campagna, risulta in parte interrato e armonizzato in questo modo con l'ambiente circostante; progettato dall'ingegnere Giuseppe Marino dello studio 4u Engineering di Torino, ha vinto diversi premi come esempio di progettazione eco-compatibile: per la sua realizzazione è stata ottenuta anche una Valutazione di incidenza ecologica, Vie. In tutto, dall’idea alla effettiva costruzione dell’impianto, sono stati necessari circa quattro anni e mezzo per ottenere tutte le autorizzazioni.

L’impianto ha una potenza di 625 kW ed è alimentato dai reflui dall’allevamento aziendale (60%) e da biomasse (40%) (insilati di cereali primaverili, autunno vernini, borlanda di frumento e biomasse liquide) e sottoprodotti. Oltre a generare energia elettrica, l’impianto produce anche calore e freddo. Il calore alimenta la rete di teleriscaldamento dei locali dell’azienda agricola, il freddo che serve per il raffrescamento degli ambienti nel periodo estivo.

Inoltre, le concimazioni dei terreni dell'azienda La Falchetta vengono fatte soprattutto con il digestato, il biofertilizzante ricco di sostanza organica e nutrienti proveniente dall’impianto di digestione anaerobica, ciò permette di dare la giusta quantità di nutrimento alla terra e di ridurre sia i fertilizzanti di sintesi sia i trattamenti antiparassitari e i diserbanti.

L'azienda La Falchetta guarda al futuro pensando al passaggi oda biogas al biometano avanzato.