L'Italia è il paese europeo con maggiore conflittualità nei confronti degli impianti di biogas e biomasse, frutto di campagne di disinformazione e di falsi allarmismi, cavalcate da alcuni gruppi politici con la speranza di racimolare elettori e della generalizzata sfiducia del popolo nelle istituzioni. La diffidenza popolare verso chi dirige settori ad elevato impatto economico sfocia in una proliferazione infinita di teorie complottistiche, basate sulle tesi più astruse, ordite da sedicenti "esperti" in cerca di notorietà.
Cerchiamo anche in questa occasione di contribuire a fare chiarezza, smontando con prove tangibili molte delle false informazioni sul biogas, messe in circolazione dai comitati del "no" (si veda l'articolo I "comitati del no" ed il vademecum biogas e biomasse).

Il miglior vaccino contro le fake news è l'informazione oggettiva e attendibile. Con questo spirito, già nel 2015 il Cib (Consorzio italiano biogas) intraprese una campagna di informazione ai cittadini, ottenendo il finanziamento nell'ambito del programma Horizon 2020 per il progetto Isaac (Increasing social awareness and acceptance of biogas and biomethane). Il sito ufficiale del progetto, contrariamente alla prassi, non indica l'importo del finanziamento ricevuto. Grazie alla banca dati pubblica sui progetti finanziati dalla Ce è sempre possibile risalire alla scheda completa di ogni progetto in funzione di varie chiavi di ricerca (nome e anno d'inizio del progetto). Il progetto Isaac è stato finanziato con un budget complessivo pari a 1.480.535 euro (come documentato nella Figura 1).
 
Budget del progetto Isaac
Figura 1: Il budget del progetto Isaac
(Fonte foto: Financial transparency system)

Attualmente, nonostante il cospicuo finanziamento europeo ricevuto per sostenere campagne informative sui vantaggi del biogas, i risultati apprezzabili del progetto riguardano solo alcune riunioni a livello locale (l'ultima a Latina il 18/3/2018), e alcune relazioni scaricabili in formato Pdf.  Nonostante l'informazione contenuta nel sito sia corretta e scritta in un linguaggio accessibile al pubblico, osserviamo che si tratta di un sito con scarsa visibilità nei motori di ricerca e nelle reti sociali.
I "comitati del no", invece, continuano a proliferare ed i loro video e dichiarazioni si trovano sempre fra le prime righe dei risultati dei principali motori di ricerca. Non solo: ora i "no biogas/biomasse" contano anche con l'appoggio del neo-senatore pentastellato Danilo Toninelli, il quale supporta pubblicamente le loro teorie in un video, pubblicato su YouTube il 3/3/2018, in barba al silenzio elettorale imposto dalla legge. Ricordiamo che la legge n.212 del 4 aprile 1956 e s.m. vieta la propaganda elettorale il giorno prima e durante le votazioni, che si sono tenute il giorno successivo, il 4 marzo.

Analizzando obiettivamente il video in questione, emerge chiaramente una ricca insalata di concetti erronei, il cui ingrediente principale è la tesi che accomuna le centrali di produzione del biogas a quelle che bruciano biomasse e agli inceneritori di rifiuti. In realtà, si tratta di tre categorie di impianti completamente diverse, come di seguito illustreremo brevemente.

Per dare, invano, attendibilità scientifica al suo messaggio anti biogas, Danilo Toninelli si serve di un altro candidato pentastellato regionale, il medico Federico Balestreri.

Invitiamo i lettori e lettrici ad ascoltare le dichiarazioni di entrambi i personaggi politici nel video in questione, riprodotto da YouTube qui in basso.


Per onestà intellettuale, è doveroso dare voce a tutte le diverse posizioni esistenti sull'argomento. Vediamo dunque di seguito le principali reazioni al suddetto video, in ordine cronologico.

Al momento della redazione del presente articolo (27/3/2018), il Cib, la principale associazione di categoria, non ha manifestato pubblicamente una presa di posizione ufficiale in merito al video menzionato. Il presidente della Fiper (Federazione italiana per le energie rinnovabili), dottor Walter Righini, ha pubblicato una lettera aperta al Danilo Toninelli (vedasi questo link). La Fiper smonta le diverse affermazioni sostenute nel video in questione, dimostrando con riferimenti normativi ben precisi la impossibilità che una centrale a biogas o biomasse possa bruciare rifiuti e tanto meno pneumatici. La Fiper segnala inoltre l'incoerenza fra le dichiarazioni di Danilo Toninelli e del dottor Balestrieri con il contenuto del programma elettorale del Movimento 5 Stelle in materia di energia rinnovabile (si veda questo link, pagina 11 e 12).

Segnaliamo inoltre che, alla pagina 12 del suddetto programma elettorale, vi è il solito errore concettuale dei "comitati del no": considerare come "rifiuti" le biomasse agricole e perciò smaltirle solo mediante la tecnica del compostaggio. Evidenziamo, per l'ennesima volta, l'errore di logica in tale scelta poiché: non tutti i rifiuti sono biomasse e non tutte le biomasse sono considerabili dei rifiuti.

Nell'unico caso in cui le biomasse sono considerate "rifiuti" dalla normativa vigente (detti propriamente Forsu, frazione organica dei rifiuti solidi urbani), allora il metodo più razionale e sostenibile per la loro gestione è precisamente la digestione anaerobica, preferibilmente con produzione di biometano, seguita da compostaggio del digestato per produrre compost di qualità (si vedano Compost: consigli pratici per l'acquisto e le direttive europee alla fine del presente articolo).

La contraddizione più lampante fra il video di Danilo Toninelli ed il programma elettorale M5S riguarda il biochar. Il video sembra una dichiarazione di guerra a tutti i processi di combustione, a prescindere dalla tipologia di impianto e dal combustibile. Il programma elettorale, invece, prevede l'incentivo al biochar. Ricordiamo che la produzione di biochar richiede la pirolisi delle biomasse. La combustione dei gas da pirolisi consente di sfruttare la loro energia e di ridurre a solo CO2 e H2O le emissioni gassose, lasciando come sottoprodotto il biochar (si vedano Risparmiare acqua e fertilizzanti con il biochar e Biomasse lignocellulosiche: dalla combustione alla gassificazione supercritica).
 

Quale futuro per le bioenergie?

Attualmente ci troviamo in una situazione di potenziale conflitto: da una parte gli ideologhi dei "comitati no biogas/biomasse" basano le loro tesi sull'estrapolazione dei dati sull'inquinamento puntuale, causato da varie fonti di emissione come inceneritori, traffico autoveicolare e attività industriali. In realtà quel tipo di inquinamento nulla ha a che vedere con quello, che secondo loro, sarebbe causato dall'uso delle agroenergie.

Le associazioni di categoria - Cib e Fiper - dall'altro canto, tentano di informare correttamente riguardo ai benefici ambientali, sociali ed economici degli impianti di biogas e di biomasse agricole. Trattandosi di una materia complessa, è inevitabile che tali spiegazioni contengano una forte dose di tecnicismi e quindi risultino di difficile comprensione per il cittadino medio rispetto alle logiche spicciole e alle teorie complottistiche, più divulgate  acriticamente tramite le reti sociali.

Orbene, il cittadino medio si trova dunque a dover giudicare quali delle affermazioni, tra di loro discordanti, sia la più credibile, spessissimo senza possedere elementi sufficienti per una corretta valutazione e né avendo il tempo o le competenze professionali per ricercare fonti attendibili. Alla fine opta per un atto di fede: sceglie a quale tesi credere. In questo contesto i giornalisti e divulgatori scientifici devono contribuire a informare in modo chiaro e fondato su dati certi. Un compito tutt'altro che facile senza l'ausilio del metodo cartesiano.

Vediamo ora come applicarlo in questo caso, evidenziando analiticamente i vari aspetti del problema:
  • In un pianeta abitato da una popolazione in continua crescita, attualmente oltre sette miliardi di persone, l'economia circolare è indispensabile per garantire la sopravvivenza.
  • Il cambiamento dal modello basato sull'economia lineare (consumismo imperniato sull'"usa e getta") a quello sull'economia circolare, deve essere considerato come una grande opportunità di sviluppo per le aziende in termini di efficienza e competitività, tuttavia potrebbe aprire la porta a possibili speculatori, in particolare nel settore dei rifiuti, notoriamente preferito dalle ecomafie. I "comitati", in genere, non hanno tutti i torti quando diffidano della professionalità delle aziende e delle autorità che gestiscono i rifiuti. Il loro ragionamento presenta, però, un vizio logico: non considera che gli operatori del settore dei rifiuti promotori di corruzione, sono, per fortuna, solo una piccola minoranza. La soluzione a questo problema si deve basare sulla vigilanza del territorio per rendere le leggi più efficaci, e non il blocco delle strade, le manifestazioni in piazza, i "post virali" in internet e l'ostacolare sistematico di legittime iniziative delle aziende agricole, che nulla hanno a che vedere con i rifiuti.
  • Le biomasse e sottoprodotti agricoli non sono rifiuti. I "comitati" e i politici che li sostengono, hanno assolutamente torto quando affermano che gli impianti di biogas e biomasse agricoli sono impianti di trattamento di rifiuti. Le loro emissioni sono tra l'altro soggette a precise normative e controlli periodici, esattamente come le caldaie di riscaldamento domestiche e gli autoveicoli.
  • Per arginare il rischio di infiltrazioni speculative o malavitose nei futuri progetti basati su criteri di economia circolare, la Commissione europea ha emanato precise direttive, fondate su studi compiuti da università, centri di ricerca e gruppi multidisciplinari di esperti. Il documento Com(2017) 34 final, Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European economic and social Committee and the Committee of the regions: The role of waste-to-energy in the circular economy, indica le scelte prioritarie da compiere nel trattamento dei rifiuti, riportate graficamente nella Figura 2.
    La direttiva specifica chiaramente che la digestione anaerobica della Forsu e l'utilizzo dei digestati come fertilizzanti, costituiscono una tecnologia di riciclaggio, quindi si deve considerare come prioritaria rispetto all'incenerimento e al conferimento in discarica, che sono invece sistemi di smaltimento. Il compostaggio non è nemmeno considerato nell'ambito dell'economia circolare, in quanto consuma energia, oltre ad emettere più CO2 rispetto alla digestione anaerobica. Per approfondire sul fantomatico recupero di calore dal processo di compostaggio, difeso da alcuni gruppi ambientalisti, rimandiamo all'articolo (Termocompostaggio: produzione di calore e ammendante - Prima parte e Seconda Parte).
  • La contestazione dei comitati del "no" e dei politici che li sostengono alle colture dedicate è fuorviante. Essa può essere solo il risultato di ignoranza dell'argomento o di un tentativo manipolatorio fazioso. E' vero che in passato sono stati costruiti impianti alimentati al 100% con biomasse da colture dedicate, ma non dimentichiamo che le loro autorizzazioni scadranno fra pochi anni e all'oggi non vengono più rilasciate per i nuovi impianti. E' anche vero che nell'Ue non c'è una posizione comune sul tema delle colture dedicate: la Svezia le vieta tassativamente, la Germania le difende a spada tratta, ma ha acconsentito di ridurne l'utilizzo al 60%, l'Austria, l'Italia e altri paesi puntano ad un limite "di compromesso" del 30%. Il Cib invece difende e tenta di esportare il proprio concetto biogasfattobene®, un marchio registrato, sul quale ci siamo già espressi in un altro articolo (Il biogas fatto bene si potrebbe fare meglio).    

La gerarchia dei processi da applicare nella conversione energetica dei rifiuti
Figura 2: La gerarchia dei processi da applicare nella conversione energetica dei rifiuti. Tratta dal documento citato nel penultimo punto sopra

In conclusione, il dibattito sulle agroenergie è ancora aperto. Pertanto, ci auguriamo tutti che in questa nuova legislatura il dialogo e le scelte ragionate prevalgano sulle posizioni puramente ideologiche e gli interessi di parte.