Il modello italiano della produzione di biogas è tra i più avanzati e sostenibili. Lo riconosce il gruppo di ricerca internazionale coordinato dal professor Bruce Dale della Michigan University, che ha inoltre prospettato la possibilità di esportare il Biogasfattobene® ad altre latitudini, per rispondere alle necessità pressanti di riduzione delle emissioni, di produzione energetica rinnovabile e di valorizzazione economica delle aziende agricole. Se n'è parlato a Biogas Italy, il summit annuale svoltosi a Roma che ha visto riunirsi la filiera italiana del biogas e del biometano; l'evento, patrocinato dalla presidenza del Consiglio dei ministri, Mise, Mipaaf e Mattm, ha coinvolto i massimi esperti internazionali del settore per fare il punto sul ruolo del comparto del gas rinnovabile da agricoltura.

Nel gruppo di ricerca, oltre a Dale, già consulente del governo Usa, sono presenti anche i professori Jorge Hilbert dell’Inta Argentina, Jeremy Woods dell’Imperial College London, Tom Richard della Penn State University e Kurt Thelen della Michigan State University. Dalle stime del gruppo di lavoro è emerso che l'Argentina potrebbe sostituire completamente le importazioni di gas naturale con biogas prodotto con il metodo Biogasfattobene®; negli Usa le potenzialità del Biogasfattobene® potrebbero superare del 20% quelle del gas di origine fossile.

Il biogas non è una bioenergia come le altre – ha dichiarato Piero Gattoni, presidente del Cib, Consorzio italiano biogas – in quanto, se 'fatto bene', non solo produce energia rinnovabile e programmabile, ma diventa anche uno strumento essenziale per decarbonizzare le pratiche agricole correnti, rendendo concreta la prospettiva di un’agricoltura carbon negative. Tutto ciò è perseguibile grazie alla maggiore capacità produttiva del suolo e a pratiche agronomiche che favoriscono lo stoccaggio del carbonio nel terreno”.

Il gas rinnovabile può avere un ruolo fondamentale nel permettere al Belpaese di raggiungere gli obiettivi imposti dagli Accordi di Parigi e di arrivare al traguardo di un’economia a emissioni zero entro il 2050. Secondo stime Cib, l’Italia sarebbe nelle condizioni di raggiungere una produzione di 10 miliardi di m3 di biometano al 2030, di cui almeno otto da matrici agricole pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale.

Uno studio presentato all'evento dalla società di consulenza ambientale Althesis parte da questa stima per definire uno scenario al 2050, dove un potenziamento della produzione di biometano potrebbe evitare emissioni di CO2 per 197 milioni di tonnellate. Lo sviluppo della filiera consentirebbe, inoltre, già entro il 2030, di creare oltre 21mila posti di lavoro e di generare un gettito tributario di 16 miliardi di euro tra imposte sulle imprese e fiscalità di salari e stipendi. Le ricadute economiche complessive al 2030 si misurerebbero in 85,8 miliardi di euro di cui 17,7 miliardi di euro nell’uso elettrico, 15 miliardi di euro nel settore dei trasporti e 53,1 miliardi di euro grazie all’immissione nella rete.

Uno studio commissionato da Gas for Climate, consorzio formato dalle principali aziende europee di trasporto di gas (Enagas, Fluxys, Gasunie, GRTgaz, Open Grid Europe, Snam, Tigf­) e da Cib ed Eba – e presentato a Biogas Italy da Ecofys, società di consulenza energetica e climatica, riconosce il ruolo fondamentale del gas rinnovabile nel percorso di decarbonizzazione dell’economia europea.

Un impianto biogas ha aggiunto Gattoni –, se connesso sia con la rete gas sia con la rete elettrica, diventa una piccola bioraffineria, flessibile e decentralizzata in grado di produrre biometano, elettricità, calore, fertilizzanti organici. Il greening della rete gas fa diventare la rete stessa un’infrastruttura che raccoglie energia rinnovabile dal territorio, la concentra, la accumula e la trasporta a costi competitivi”.

Il presidente del cib ha concluso: "Le nostre aziende hanno bisogno di un quadro normativo chiaro e definito per poter effettuare gli investimenti necessari a introdurre nelle loro attività le tecnologie più performanti e più sostenibili a disposizione sul mercato. Il varo del decreto biometano, ad oggi ancora in fase di valutazione da parte della Commissione Ue, potrebbe gettare le basi per una forte crescita del nostro comparto”.