Si è svolto lo scorso 1° aprile a Pollenzo, in provincia di Cuneo, nella sede dell’Università delle Scienze gastronomiche, il convegno organizzato dalla Fiper, Federazione italiana dei produttori di energia da fonti rinnovabili, “Cibo-energia: facciamo sinergia”.  L’incontro tra i rappresentanti della filiera food e no-food rappresenta un punto di svolta, un momento importante di apertura, conoscenza reciproca e volontà di favorire e migliorare le produzioni di eccellenza agricola attraverso la diversificazione e la filiera energetica, riducendo contemporaneamente l’impatto ambientale in termini agricoli. L’Italia, dati Gse, è il 3° produttore mondiale  di energia elettrica derivante da impianti di biogas agricolo e il 2° in Europa, dopo la Germania, con 1500 impianti distribuiti soprattutto nel Centro-Nord Italia. Per alcuni Il primato della filiera biogas-energia rappresenta un fiore all’occhiello del made in Italy in termini di tecnologia, innovazione e sviluppo delle aziende agricole. Per altri, un problema legato alla sostituzione delle colture food con quelle no-food e all’impatto che questi impianti creano sul territorio.

Il dibattito odierno – sottolinea Walter Righini presidente Fiper - ha fatto emergere la certezza che è possibile produrre energia da biogas agricolo e abbattere emissioni di carbonio senza ridurre la produzione di alimenti. Lo testimoniano, ad esempio, i dati piemontesi in cui i 130 impianti a biogas agricolo (80MWe installati) impiegano superficie agricola corrispondente al 40% di quella definita per il set aside obbligatorio. In termini ambientali si risparmiano 27.000 t/anno di concimi azotati di sintesi e circa 234.000 t/anno di CO2 e si incentiva l’incremento dell’efficienza delle rotazioni agricole per una valida coesistenza food/non food”.

Un altro tema scottante di estrema attualità, dibattuto anche a livello europeo, è l’impiego del digestato in agricoltura e il suo impatto in termini ambientali. Fiper, a seguito dei risultati del progetto di ricerca realizzato dall’Università agraria di Milano co-finanziato da Regione Lombardia, ha avviato al ministero delle Politiche agricole la richiesta per il riconoscimento di Concime organico NP derivante dall’impiego del separato solido del digestato essiccato miscelato a ceneri pesanti di combustione di biomasse legnose vergini da inserire quale fertilizzante organico. Le imprese agricole potranno in questo modo, abbattere i costi di produzione, riducendo l’impiego di fertilizzanti chimici aumentando la loro competitività nelle produzioni agricole tradizionali. Dato l’alto valore di nutrienti rinnovabili presenti nel fertilizzante, il suo impiego è particolarmente indicato per colture di pregio di tipo orticolo e frutticolo.

Ma biogas significa anche produzione di biometano. In termini ambientali, il biometano rappresenta l’evoluzione naturale degli impianti a biogas a fine periodo di incentivazione (15 anni) soprattutto nel settore dei trasporti dove l’Italia risulta ancora carente rispetto agli obiettivi 20-20-20.

ll biometano – precisa ancora Walter Righini - concorre alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti per il 97% se confrontato con altri carburanti: produce infatti 5 grammi di CO2 equivalenti per km, rispetto ai 95 g del biodiesel, ai 164 della benzina,  ai 156 del diesel e  ai 141 del gas di petrolio liquefatto. E’ quindi auspicabile prevedere il suo primo impiego nei trasporti, anche alla luce degli impegni assunti dall’Italia nel recepimento della Direttiva europea 20-20-20. Per favorire concretamente l’upgrading degli impianti, Fiper sarà impegnata ad avviare confronto con il ministero dello Sviluppo economico per la revisione del Dm 5 dicembre 2013 in tempi brevi”.

Secondo la Fiper per ogni impianto con potenza elettrica installata di 999 kW elettrici, la produzione di biometano stimata è di circa 2 milioni di Smc (standard metro cubo) e il valore dell’investimento richiesto per il processo di purificazione del biometano è nell’ordine di 800 mila-1,1 milione di euro per impianto. I 53 impianti a biogas entrati in esercizio in Italia tra il 2002-2003, alla fine del loro periodo di incentivazione, potrebbero già dal 2017 attivare investimenti per un ordine di 50-55 milioni di euro per la conversione a produzione di biometano.