Altro che ritorno al passato. L'agricoltura rigenerativa si sta rivelando una delle innovazioni più concrete per l'agroalimentare europeo.


In un'Europa dove l'agricoltura è sotto pressione dal cambiamento climatico, della crisi energetica e delle tensioni geopolitiche, l'agricoltura rigenerativa sembra essere quella soluzione concreta per produrre di più con meno, rigenerando.


I sistemi agricoli rigenerativi riducono al minimo la lavorazione del suolo, mantengono copertura vegetale tutto l'anno, adottano rotazioni, policolture, integrazione animale e lavorano per aumentare la sostanza organica. L'agricoltura rigenerativa però non è solo una strategia agronomica, ma un modo completamente diverso di intendere i sistemi produttivi: più autonomi, meno dipendenti da input esterni, più resilienti alle crisi e capaci di garantire cibo, reddito e servizi ecosistemici.

Leggi anche: Agricoltura rigenerativa: principi ed esempi pratici

A conferma di tutto questo, pochi giorni fa Eara, l'Alleanza Europea per l'Agricoltura Rigenerativa ha pubblicato un suo studio pionieristico. Sono state analizzate 78 aziende agricole rigenerative appartenenti a 14 paesi europei su oltre 7mila ettari. La ricerca, finanziata da Eit-Food e dalla Fondazione Jeremy Coller, è stata condotta da 11 ricercatori.

 

Il risultato? Le aziende rigenerative ottengono rese comparabili a quelle dell'agricoltura convenzionale, utilizzando meno risorse, riducendo l'impatto climatico e migliorando la stabilità economica.


"Insieme all'associazione agricola Eara abbiamo condotto una ricerca che propone una nuova prospettiva sugli agroecosistemi, cercando soluzioni innovative per rivitalizzare le aree rurali, garantire la sicurezza alimentare e promuovere l'adattamento climatico, a partire dalla rigenerazione del suolo e dall'incremento della biodiversità", ha dichiarato Daniel Sacristán, professore associato dell'Università di Valencia coinvolto nello studio.


In questo articolo affrontiamo i 5 punti più importanti emersi dallo studio di Eara sull'agricoltura rigenerativa.


Uno: usare meno input funziona

Tra il 2020 e il 2023, gli agricoltori rigenerativi coinvolti nello studio hanno ottenuto rese medie inferiori solo del 2%, in termini di chilocalorie e proteine, rispetto alle aziende agricole convenzionali con cui sono state messe a confronto.

 
Allo stesso tempo hanno ridotto del 62% l'utilizzo di fertilizzanti azotati sintetici e del 76% quello di agrofarmaci (in grammi per sostanza attiva per ettaro).

 

Due: mangimi a chilometro zero

Una differenza emersa dallo studio riguarda l'origine dei mangimi. Mentre in media gli agricoltori europei importano oltre il 30% dei mangimi destinati al bestiame da paesi extra Ue, i pionieri dell'agricoltura rigenerativa riescono a nutrire i propri animali con risorse interne alla propria bioregione.


Un dato che non solo migliora l'autonomia e l'efficienza dei sistemi produttivi, ma contribuisce anche a ridurre l'impatto ambientale, i costi logistici e la vulnerabilità alle crisi globali.

 

Tre: più biodiversità, più fotosintesi, più copertura del suolo

Dal 2019 al 2024 i sistemi rigenerativi analizzati hanno mostrato un miglioramento significativo: nei loro campi si è registrato un aumento del 24% della fotosintesi, del 23% della copertura del suolo e del 17% della diversità vegetale. Tutto ciò contribuisce a generare maggiori servizi ecosistemici.

 

Quattro: l'indice multidimensionale

Con lo studio di Eara è stato introdotto un nuovo indice. Si chiama indice di Produttività Rigenerativa Totale (in inglese Regenerating Full Productivity, Rfp) ed è un indicatore multidimensionale concepito per descrivere in modo accurato tutti i fattori decisivi di produttività dell'agricoltura rigenerativa.


In particolare, l'indice Rfp misura i risultati non solo in termini di resa, ma anche di salute del suolo, biodiversità e risultati economici, e valuta l'eco efficacia, le sinergie e i risultati specifici per ogni contesto.


L'obiettivo è di usarlo non solo a livello di campo ma anche all'interno di strategie di governance internazionali per progettare, per esempio, politiche agricole efficaci, basate su risultati concreti e misurabili, piuttosto che su semplici pratiche.


Complessivamente, dallo studio di Eara è emerso che, tra il 2020 e il 2023, gli agricoltori pionieri hanno ottenuto una produttività rigenerativa totale superiore del 27% rispetto alla media europea.

 

Cinque: resilienza alle ondate di calore e suoli più freschi

Nei suoli rigenerativi, nei mesi estivi, le temperature medie superficiali sono risultate inferiori di oltre 0,3 °C rispetto agli agroecosistemi circostanti. Un contributo concreto alla mitigazione del riscaldamento climatico locale.


Inoltre, lo studio stima che se le pratiche di agricoltura rigenerativa venissero adottate su larga scala, gli agricoltori europei potrebbero mitigare fino a 141,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente all'anno già nei primi anni di transizione, pari all'84% delle attuali emissioni nette del settore agricolo dell'Unione Europea.

 

La rigenerazione agricola è già cominciata

All'interno dello studio gli esempi concreti non mancano, dimostrando che l'agricoltura rigenerativa è già una realtà produttiva per molte aziende.

 

L'agricoltore svizzero Peter Fröhlich, per esempio, produce tra le 90 e le 105 tonnellate di barbabietola da zucchero per ettaro, più della media della sua regione, utilizzando il 78% in meno di agrofarmaci, adottando colture di copertura e varie strategie di biofertilizzazione. In Grecia, l'agricoltrice Sheila Darmos produce olive, arance, lime e limoni con una resa media superiore del 280% per ettaro, senza utilizzare fertilizzanti e agrofarmaci e con il 78% di carburante in meno rispetto all'agricoltore medio con le stesse colture.


Anche su AgroNotizie® abbiamo parlato di esempi concreti di aziende rigenerative italiane.


L'azienda biologica e rigenerativa La Cimbalona, per esempio, gestita da Daniele e Sara nella pianura vicino Faenza (provincia di Ravenna), è caratterizzata da

sei ettari in cui coltivano frutta, vite e ortaggi di tutti i tipi e allevano galline attraverso pratiche di agricoltura rigenerativa: minime lavorazioni, pacciamatura, cover crop e sovesci, applicazione di tè di compost e pascolo razionale delle galline.

 

Oppure, nell'azienda zootecnica Pascoli di Amaltea, di Arianna Marengo e Alessandro Boasso, praticano il pascolo razionale che consiste nello spostamento periodico degli animali da parcella a parcella, per lasciare il tempo all'erba di rigenerarsi, evitare il sovrapascolamento e migliorare la struttura e la fertilità del suolo.


Per maggiori informazioni scarica lo studio completo di Eara sull'agricoltura rigenerativa e a questo link