I suoli agricoli rimangono per lunghi mesi privi di copertura vegetale. Ad esempio, i terreni destinati ad ospitare le colture estive vengono affinati in autunno, ma sono poi seminati in primavera. Passano quindi molti mesi scoperti, un periodo in cui il terreno è soggetto all'erosione da parte dei fenomeni atmosferici, come la pioggia e il vento, e alla degradazione, perdendo ad esempio sostanza organica.

Per contrastare questi fenomeni è possibile impiegare le cover crop (colture di copertura), specie erbacee che non sono finalizzate alla raccolta, ma che vengono seminate con lo scopo di apportare dei benefici al terreno stesso e all'agroecosistema in generale.

"Le cover crop erano spesso impiegate dagli agricoltori prima della rivoluzione verde. Oggi le stiamo riscoprendo per controbilanciare i difetti che caratterizzano la monocoltura e la monosuccessione puntando invece ad incrementare la biodiversità, per consentire autoregolazione e sostenibilità degli agroecosistemi", spiega Mariangela Diacono, ricercatrice della sede di Bari del Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente del Crea.


Tutti i pregi delle cover crop

Parlare di cover crop in relazione alla riduzione dell'erosione dei suoli è tuttavia riduttivo, in quanto a seconda della specie e dell'epoca di semina possono assolvere ad un gran numero di compiti. Vediamo qualche esempio.


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Seminando leguminose, come la veccia (Vicia sativa L.), l'erba medica (Medicago sativa L.) o il trifoglio (Trifolium repens L.), per citare solo alcuni esempi, è possibile fissare l'azoto atmosferico arricchendo di azoto prontamente disponibile il terreno e favorendo quindi la crescita della coltura successiva (cash crop). In questo caso la cover crop a fine fioritura deve essere trinciata e incorporata al suolo (sovescio) attraverso una lavorazione leggera (fresatura a 15-20 centimetri di profondità).

"Stiamo anche studiando l'impiego di miscugli composti da diverse specie di leguminose e graminacee", sottolinea Mariangela Diacono. "Le prime sono azotofissatrici e una volta interrate la biomassa viene degradata piuttosto velocemente dai microrganismi del suolo e l'azoto entra nelle disponibilità della coltura successiva. Le graminacee (ad esempio avena, loiessa, orzo) invece possono essere usate per intercettare azoto residuo dei fertilizzanti utilizzati nella precessione colturale, evitandone la lisciviazione in falda. Ovviamente nel caso inverso, ovvero se il terreno risultasse povero di azoto, occorrerebbe pianificare bene la fertilizzazione della coltura da reddito successiva per evitare fenomeni di immobilizzazione dell'azoto, reso indisponibile dai microrganismi del suolo. Avendo tessuti più difficili da degradare, le graminacee rilasciano l'azoto in un lasso di tempo più ampio e contribuiscono al sequestro del carbonio nel suolo. La complementarità di funzioni e la sinergia tra le due famiglie botaniche porta così a migliorare l'efficienza d'uso dei nutrienti".


Mix di cover crop
Mix di cover crop

Usando specie come il rafano aratore, una brassicacea, è possibile ottenere una lavorazione "naturale" del terreno grazie alla radice fittonante che penetra nel suolo. Lo sviluppo, che avviene tra l'autunno e l'inizio dell'inverno, si arresta con il freddo. Morendo, la pianta arricchisce il suolo di sostanza organica e ne migliora la struttura.

Ma le cover crop possono anche avere un ruolo nella difesa della coltura successiva. Piante come la senape bianca (Sinapis alba L.) e la rucola (Eruca sativa Mill.) hanno una azione nematocida, mentre alcune leguminose, come Sunn hemp (Crotalaria juncea), hanno un effetto contro gli insetti terricoli, ad esempio gli elateridi.

In generale, le cover crop, per effetti di competizione per suolo, luce, elementi nutritivi, inibiscono lo sviluppo di infestanti. Alcune specie, inoltre, appartenenti soprattutto alla famiglia delle Brassicaceae, sono utilizzate più di altre a fini del contenimento delle infestanti perché producono essudati radicali con proprietà allelopatica, inibiscono cioè la crescita e lo sviluppo di altre piante nelle immediate vicinanze.

Non solo. Se invece di essere interrata la coltura viene allettata, attraverso l'uso di appositi rulli sagomati (roller crimper), la biomassa schiacciata sul suolo svolge un ruolo di pacciamatura che impedisce l'emergenza delle infestanti, oltre a ridurre l'evaporazione dell'acqua dal terreno e limitare fenomeni erosivi.


Roller crimper in azione
Roller crimper in azione

Infine, presso l'azienda sperimentale Campo 7 del Crea, nel Metapontino, ovvero in un'area soggetta ad allagamenti frequenti e duraturi a causa anche di eventi piovosi estremi determinati dai cambiamenti climatici, i ricercatori hanno introdotto la sistemazione del suolo tramite baulature all'interno di un dispositivo sperimentale di lungo termine denominato Mitiorg.

L'obiettivo è garantire la sopravvivenza delle colture orticole da reddito in situazioni di allagamento, favorendo l'allontanamento dell'acqua in eccesso, mentre nelle aree concave tra le baule sono state seminate cover crop autunno vernine, in grado di consolidare la struttura del suolo e promuovere l'infiltrazione dell'acqua negli strati più profondi, seguite da colture da reddito primaverili estive. L'integrazione tra queste pratiche consente un adattamento dei sistemi colturali ai cambiamenti del clima, garantendo agli agricoltori produzioni e competitività sul mercato.


I benefici delle cover crop

Ricapitolando, le cover crop possono essere usate per ottenere i seguenti benefici:

  • Ridurre l'erosione del suolo e le perdite di nutrienti dall'agroecosistema per lisciviazione.
  • Incrementare la biodiversità, inserendo specie appartenenti a famiglie diverse, riducendo così la dipendenza degli agroecosistemi da input esterni e rendendoli capaci di superare stress e avversità.
  • Arricchire di sostanza organica il terreno e migliorarne la fertilità, la struttura e permettere il sequestro di carbonio.
  • Ridurre la presenza di nematodi e/o insetti dannosi.
  • Ridurre la competizione tra la coltura da reddito e le infestanti.


"Le cover crop hanno un grande potenziale, ma occorre saperle usare correttamente. Bisogna infatti porre attenzione nell'inserirle nel ciclo colturale scegliendo opportunamente l'epoca di semina ed essenze locali caratterizzate da rusticità e adattamento all'areale, gestendo anche al meglio la loro terminazione (sovescio o allettamento) e prendendo in considerazione eventuali interazioni negative con la coltura successiva", sottolinea Mariangela Diacono.

"Occorre dunque rivolgersi a tecnici o meglio approfondire la tematica e trovare soluzioni condivise in percorsi di ricerca partecipativa che coinvolgano anche gli agricoltori, come si sta cercando di fare nel Crea a Metaponto. Non meno importante è inserire le cover crop in un contesto più ampio, che preveda l'uso di rotazioni colturali e fertilizzanti prodotti direttamente in azienda, ad esempio tramite recupero di residui e scarti colturali con il compostaggio".


Cover crop, precauzioni per l'uso

Come ogni pratica agronomica, anche l'utilizzo delle cover crop ha degli aspetti negativi che devono essere conosciuti per essere gestiti e minimizzati. L'aspetto forse più rilevante riguarda il costo, in termini di risorse economiche e di tempo, per la semina e la gestione della coltura. Essa deve infatti essere seminata e terminata (con il sovescio o la rullatura), ma può essere necessario intervenire anche con irrigazioni di soccorso o concimazioni (soprattutto per le cover crop estive).

Tali costi possono però essere controbilanciati dai benefici che vengono generati, in particolare sul lungo periodo. Ad esempio, l'impiego di essenze nematocide, se protratto su più anni, può ridurre la pressione di questi parassiti e generare una riduzione dei costi per la difesa tramite agrofarmaci, mentre per chi opera in biologico rappresenta uno strumento di fondamentale importanza.

Bisogna poi tenere sempre in considerazione l'interazione tra cover crop e coltura precedente e successiva, in quanto ci possono essere elementi di competizione (ad esempio nell'assorbimento di alcuni elementi e di acqua) o d'incompatibilità, quando la cash crop è molto sensibile agli essudati radicali della cover crop.

"Oltre ad inserire la cover crop nelle rotazioni colturali come coltura intercalare, per ridurre i periodi di tempo in cui il terreno rimane scoperto è anche possibile far convivere su uno stesso appezzamento la coltura da reddito e quella di copertura", spiega Mariangela Diacono.

"Nel nostro Centro di Ricerca abbiamo ad esempio testato la consociazione di cavolfiore con erba medica. In questo modo si possono mitigare alcuni difetti tipici della monocoltura, come ad esempio la maggiore suscettibilità agli attacchi di insetti e microrganismi patogeni, in quanto si rompono i loro cicli vitali attivando meccanismi ecologici di difesa". Tematica questa di cui ci siamo occupati parlando dello strip cropping.


Un passo avanti verso l'agroecologia

L'uso delle cover crop è una tecnica che ha grandi potenzialità ed è estremamente versatile, potendo assolvere a molteplici compiti. Occorre tuttavia pianificare correttamente il loro impiego e valutare tutti gli effetti, positivi e negativi, primari e secondari, soprattutto nell'interazione con le colture da reddito.

D'altronde la valutazione dell'agroecosistema come un'unica entità è uno dei principi cardine dell'agroecologia che mira a stabilire un equilibrio in campo al fine di avere terreni produttivi, resilienti, efficienti, biodiversi e sostenibili. Un approccio in cui si inserisce anche l'agricoltura biologica e conservativa che, evitando le lavorazioni del suolo, tutelano e migliorano la vitalità dei terreni e hanno nell'impiego delle cover crop uno dei pilastri fondanti.