Si è svolta presso Vivai Giannoccaro l’XI Giornata di frutticoltura organizzata dal Covip – Consorzio vivaistico pugliese, in collaborazione con il Crsa Basile Caramia di Locorotondo, il Gruppo d’azione locale Terra dei trulli e del Barsento e i Vivai Giannoccaro, con la partecipazione di oltre 300 tra frutticoltori e tecnici provenienti dalle maggiori aree frutticole dell’Italia meridionale.

I lavori sono stati coordinati dal professor Vito Savino, preside della Facoltà di Agraria dell'Università di Bari, che ha sottolineato la necessità di utilizzare materiale di propagazione certificato e corredato da tutta la documentazione prevista dalle norme.
La certificazione e la sua successiva documentazione -
spiega Savino - sono aspetti che da una parte garantiscono il frutticoltore e dall’altra tendono a ridurre lo sviluppo delle malattie e della Sharka in modo particolare. Quest’ultima, infatti, è ormai segnalata anche negli insediamenti frutticoli del nord della Puglia. Purtroppo il comune denominatore è la provenienza delle piante da aree contaminate extraregionali. In più, considerata ormai l’accertata presenza del ceppo PPV-Marcus e la sua facile veicolazione da parte degli afidi vettori, si prospetta che la sua diffusione in pochi anni possa avvenire in aree sottoposte al monitoraggio ultraventennale da parte del Servizio fitosanitario regionale”. 

 

Portinnesti e varietà

Il professor Carlo Fideghelli del Cra – Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma, ha tracciato un’ampia panoramica dei portinnesti per la frutticoltura meridionale, soffermandosi in particolare sull’utilizzo dei franchi di pesco e di albicocco.
“I portinnesti franchi di pesco - spiega Fideghelli - come Montclar e Missour (idonei per pesco, albicocco e susino) e quelli franchi di albicocco come Manicot, in terreni non sfruttati e idonei sotto il profilo pedologico, conferiscono una migliora qualità ai frutti per quel che riguarda pezzatura, colore, contenuti in gradi brix oltre a favorire l’anticipo della maturazione di qualche giorno".

Il professor Rossano Massai del Dipartimento di Coltivazione e difesa delle specie legnose ‘G. Scaramuzzi’ di Pisa, ha affrontato le questioni relative alla rapida innovazione varietale che ha contraddistinto l’albicocco, che tra le specie di drupacee è quella che sta maggiormente attirando l’interesse del frutticoltore pugliese.
“E’ necessario - spiega Massai - valutare molto attentamente la varietà che si vuole impiantare. Tale scelta dovrà essere preceduta da attente riflessioni tecniche che mettano al riparo da futuri spiacevoli risultati negativi. Le nuove cultivar di albicocco consentono realmente l’allargamento del calendario di commercializzazione, la segmentazione del mercato, l’espansione della coltura.
Però molte di quelle oggi disponibili sono autoincompatibili e necessitano d’appositi impollinatori.

Inoltre molte di queste varietà sono caratterizzate da un elevato fabbisogno in freddo che risulta di difficile soddisfacimento nelle aree di coltivazione meridionale. Molte volte sono altresì scarse le conoscenze del comportamento vegetativo, così come delle cure agronomiche specifiche (es. potatura) che necessitano”.

La corsa alle novità a tutti i costi non garantisce di per sé certi risultati economici positivi e può rivelarsi molto costosa. Il ricorso a genotipi eccessivamente colorati non è sempre sinonimo di qualità. Bisogna tener conto della destinazione commerciale finale del prodotto e specialmente delle sue caratteristiche organolettiche. L’invito è quello scegliere le cultivar più adatte al territorio, più adatte alle esigenze colturali di cui si dispone e soprattutto che abbiano siano più adatte alle esigenze del consumatore.

 

Fitopatie da impianto e reimpianto

Vecchie problematiche e nuove emergenze per la frutticoltura pugliese è l’argomento affrontato dal professor Franco Faretra del Dipartimento di Biologia e chimica agroforestale ed agroambientale dell’Università di Bari e da Antonio Guario del Servizio fitosanitario della Regione Puglia.

“Oggi si assiste a una recrudescenza di problematiche fitosaniatrie - spiegano Faretra e Guario - nei giovani impianti a carico dell’apparato radicale e del tronco. Questo si deduce partendo da una serie di valutazioni quali: esigenze di mercato in continua evoluzione, rapida innovazione varietale, ampliamento degli areali di coltivazione, riduzione dei tempi prima del reimpianto, approssimata gestione agronomica e sistemazione dei terreni, insufficiente attenzione alla sanità del materiale di propagazione, scarsa conoscenza delle caratteristiche dei portinnesti.
Tra gli organismi nocivi maggiormente coinvolti nelle fitopatie ci sono i funghi agenti dei marciumi radicali (Armillaria mellea e Rosellinia necatrix), la Phythophtora spp. agente del marciume del colletto, il Condrostereum purpureum che causa il mal del piombo e il Verticillum dahaliae per le malattie tracheomicotiche.
La prevenzione è lo strumento principale contro queste malattie. In modo particolare è buona norma: un adeguato riposo del terreno, un’equilibrata gestione agronomica, utilizzo di materiale di propagazione sano, esecuzione di tagli di potatura non eccessivi, proteggere in modo opportuno i tagli. Ma più di ogni altro aspetto, è necessario identificare correttamente il problema e l’adozione di eventuali rimedi da parte di tecnici realmente competenti”.

 

Una nuova cerasicoltura meridionale

La coltivazione del ciliegio ha subito negli ultimi anni profondi cambiamenti e ha profondamente inciso sulle scelte imprenditoriali del cerasicolture. Un breve sunto sulle maggiori tematiche affrontate nel corso del convegno è stata presentata da Luigi Catalano direttore del Covip.
In chiusura, Giuseppe Cortese di Bayer CropScience, ha illustrato le strategie per il controllo dei funghi agenti dei marciumi dei frutti di ciliegio, importante per assicurare la qualità dei frutti nella fase di post-raccolta.

 

Conclusioni

La mostra pomologica ricca di oltre 130 campioni di varietà di ciliegio, albicocco, pesco e nettarine in rappresentanza dell’ampia gamma offerta dai vivaisti della base sociale del Covip, ha fatto da corollario alla manifestazione.
I lavori sono stati chiusi dall’assessore all’agricoltura della Provincia di Bari Francesco Caruso che ha plaudito ad iniziative del genere che affrontano problemi reali con i quali impatta l’agricoltore. Da parte degli organizzatori vi è stata ampia soddisfazione per aver raggiunto l’obiettivo di divulgare la conoscenza tra quanti quotidianamente sono impegnati in frutticoltura attraverso un confronto che ha lo scopo di favorire la ricerca delle soluzioni più idonee nella gestione del sistema frutteto.