La meccanizzazione agricola è in fermento: innovative macchine agricole fanno capolino, evolute soluzioni digitali prendono piede e l'agricoltura di precisione sembra essere l'unica via per soddisfare la richiesta di cibo e, al contempo, attuare la transizione agroecologica.

In tale contesto, un ruolo fondamentale è svolto dall'università che può preparare giovani in grado di gestire macchinari avanzati. Per capire come si sta muovendo il mondo dell'istruzione e approfondire alcuni aspetti legati agli ultimi trattori, abbiamo intervistato Giovanni Molari che dal primo novembre 2021 è rettore dell'Università di Bologna.

Eletto lo scorso luglio, l'ex direttore del Distal (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari) è grande esperto di macchine agricole e sostituirà il rettore Francesco Ubertini, restando in carica fino al 2027.

Quali figure professionali vi vengono richieste oggi dal mondo della meccanizzazione agricola?

"La meccanizzazione agricola è un settore molto particolare che richiede figure professionali con specifiche competenze. Le numerose aziende medio piccole del comparto spesso ricercano persone con una formazione trasversale, capaci cioè di operare in diversi ambiti.

Dunque oggi è importante che il personale abbia competenze ingegneristiche e agronomiche in modo tale da poter progettare macchine agricole funzionali, efficienti e vicine alle esigenze degli utilizzatori, in primis degli agricoltori. Gli ingegneri appassionati di agricoltura sono molto ricercati per le loro competenze tecniche, necessarie per la progettazione dei vari componenti, ma anche perché conoscono i contesti di utilizzo delle macchine e i parametri che ne determinano la qualità".

Cosa pensa dei punti del documento programmatico di FederUnacoma, in primis del programma di ricerca per il settore e dell'adeguamento del sistema dell'istruzione?
"Adeguare i piani didattici al fine di renderli maggiormente corrispondenti alle necessità delle case costruttrici e delle aziende agricole è imprescindibile.

Considero importante un continuo scambio tra università e parti sociali che garantisca un costante allineamento tra la didattica, la ricerca e la terza missione. Questa connessione è strategica per accelerare l'innovazione del comparto industriale e aumentare la competitività delle aziende".

Si è appena conclusa Eima International 2021. Avete promosso iniziative particolari durante la rassegna?
"Il Distal dell'Alma Mater Studiorum, insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse dell'Università degli Studi di Foggia, ha organizzato in fiera il III Workshop sull'innovazione nella meccanica e nell'impiantistica applicata ai biosistemi agroalimentari e forestali.

L'evento, presente dal 2018 nel programma di Eima ed Agrilevante, mira a promuovere il dottorato di ricerca in ingegneria agraria attraverso la consegna del Premio Guarnieri-Montel alla migliore tesi di dottorato. Quest'anno sono stati premiati Nicolò Regazzi dell'Università di Bologna, Alessio Cappelli dell'Università degli Studi di Firenze e Farahmand Babellahi dell'Università degli Studi di Foggia".

Quali sono le principali sfide che attendono la meccanizzazione agricola nei prossimi anni?
"Le sfide più importanti sono legate all'introduzione delle soluzioni tecniche necessarie a incrementare la produttività delle aziende agricole e la sostenibilità delle pratiche nei campi.
Per il futuro sarà fondamentale poter utilizzare trattrici e altre macchine con energie rinnovabili, possibilmente prodotte proprio all’interno delle imprese agricole".

Sulla base della sua attività di ricerca, quali sono le innovazioni più promettenti per il settore delle macchine agricole?
"Penso soprattutto alle potenzialità dell'agro-data mining e dei metodi di analisi dei dati per ottenere informazioni effettivamente utilizzabili dagli agricoltori e dai policy maker. Esistono già sistemi che permettono di tracciare le operazioni agricole, ma pochissimi forniscono i dettagli con l'indicazione delle azioni attuabili.

Inoltre spesso gli esperti di metodi per l'analisi dei dati non conoscono le informazioni utili per la gestione, mentre gli agricoltori sanno di cosa hanno bisogno, ma non hanno le competenze per gestire i dati".

Come si può promuovere la diffusione di macchine più evolute ed Isobus compatibili in Italia?
"L'Isobus è utile per molte tecniche di agricoltura di precisione, ad esempio per la concimazione a rateo variabile. Tuttavia, sono necessarie una trattrice con connessione Isobus e una mietitrebbia con sistema per la mappatura delle rese, il cui costo ostacola l'adozione della tecnologia Isobus. Oggi però alcuni strumenti di sostegno, come il credito d'imposta 4.0 e la Nuova Sabatini, hanno dato un forte impulso alla diffusione di macchine Isobus.

I numeri recentemente pubblicati parlano da soli: nel 2021 le vendite di trattori registrano un +45% e quelle di mietitrebbie un +58%. Grazie alle agevolazioni, molte aziende agricole che faticavano ad acquistare macchine evolute hanno iniziato a usare attrezzature compatibili con l'Isobus, apprezzandone i vantaggi. Auspico che ciò faciliterà ulteriormente la diffusione di macchine Isobus nelle aziende".

Cosa pensa dei trattori alimentati a gas naturale e a idrogeno? E dei trattori ibridi e full electric?
"Credo che diversificare il tipo di alimentazione delle trattrici sia sempre più importante, specialmente in un periodo in cui le aziende agricole devono differenziare le attività e le fonti di reddito. Già oggi molte imprese producono energia sotto varie forme (elettrica, carburanti) e la rivendono alle multiutility con vantaggi limitati. La possibilità di utilizzare l'energia in azienda permetterà di aumentare la circolarità, con vantaggi anche in termini di sostenibilità.

I trattori ibridi e full electric hanno un vantaggio in più rispetto a quelli alimentati a gas naturale o a idrogeno: l'inclusione di funzionalità innovative, difficilmente integrabili nei trattori con powertrain meccanico tradizionale. In ogni caso, vedremo i maggiori vantaggi quando arriveranno attrezzature con attuatori elettrici che consentiranno un controllo molto più preciso".

Quali competenze serviranno per gestire le macchine agricole di domani e raccogliere enormi quantità di dati?
"Oggi le macchine possono essere dotate di diversi sensori che producono grandi quantità di dati. Questi forniscono informazioni ingegneristiche che, con l'opportuno post processing, danno indicazioni utili agli agricoltori, aiutandoli a valutare le performance ambientali ed economiche della loro azienda. Il tutto con un grado di dettaglio mai visto prima.

Per poter sfruttare al meglio i dati è necessario conoscere bene il funzionamento e i limiti della tecnologia inserita nelle macchine, analizzando poi attentamente i valori numerici riportati dai sensori. Dunque, solo con conoscenze di ingegneria meccanica, elettronica, informatica e di scienze agrarie, sarà possibile approcciare al meglio il processo".

In Italia non esiste la figura dell'agricultural engineer. Pensa che in futuro si potrà creare una sinergia con la Facoltà di Ingegneria per evitare che solo gli ingegneri si occupino della gestione delle nuove tecnologie lasciando fuori gli agronomi?
"Dobbiamo operare in sinergia con i Dipartimenti di Ingegneria per creare la figura dell'ingegnere agrario. Negli anni ho potuto constatare che l'interesse verso questa figura è molto alto da parte dei costruttori come pure da parte degli studenti e delle aziende agricole.

Per anni ho tenuto un insegnamento di macchine motrici agricole nel Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria del Veicolo dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Nonostante il corso fosse opzionale, la frequenza e la richiesta di attività di tesi sono sempre state alte. Credo che ormai i tempi siano maturi per un percorso di laurea specifico".

È favorevole all'introduzione di un corso di laurea focalizzato sulla meccanizzazione agricola? Proponete già corsi di meccatronica, precision farming e agricoltura digitale?
"Sono favorevole a un corso di laurea specifico anche perché i costruttori e le aziende agricole lo richiedono da tempo. Durante il mio mandato come direttore del Distal è stato attivato il Corso di Laurea Magistrale Internazionale in Precision and Sustainable Agriculture, avviato dopo una stimolante interlocuzione con gli stakeholder che necessitano di un agronomo con competenze nel campo dell'agricoltura sostenibile e di precisione.

Nel corso il numero di crediti formativi riservati alle materie ingegneristiche è molto elevato, pur essendo un insegnamento di scienze e tecnologie agrarie. Il corso comprende insegnamenti di informatica ed elettronica per l'uso di tecnologie ICT e IoT (Internet of Things) e servizi di Big Data, preziosi per la digitalizzazione del settore".