Il ruolo strategico delle imprese agromeccaniche professionali in agricoltura nella fase di transizione verso la digitalizzazione, la sostenibilità e la necessaria certificazione dei processi produttivi in agricoltura, sono stati il nodo centrale dell'assemblea nazionale della Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani (Cai) che si è tenuta lo scorso 21 giugno a Verona.
 

L'agricoltura nuova

Gianni Dalla Bernardina, presidente recentemente riconfermato alla guida del Cai, ha voluto sottolineare come nemmeno un anno come il 2020 abbia fermato l'attività in campo delle imprese agromeccaniche, 18mila delle quali sono rappresentate proprio dalla Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani. La versatilità è il carattere - è stato chiarito - che distingue queste imprese e le rende capaci di  adattarsi ai diversi contesti produttivi.

"Sono in corso profondi mutamenti nell'attività agricola - ha sottolineato Dalla Bernardina - che impongono soprattutto al comparto dei servizi una immediata capacità di resilienza, così da rispondere alle nuove esigenze di un settore che non è più soltanto chiamato a produrre il cibo, ma dovrà farlo in maniera sostenibile, riducendo le emissioni, garantendo qualità e trasparenza".

La riforma della Politica agricola comune, in fase di approvazione, affiancata dalle risorse predisposte per il Piano nazionale di ripresa e resilienza e i fondi per favorire il ricambio generazionale inseriti nel programma Next generation EU, disegnano un contesto economico che non preoccupa. A procurare pensieri è semmai "l'impiego lungimirante delle risorse a sostegno di uno sviluppo che sappia coniugare ambiente e produttività".
 

Pac, serve un accordo

Per quanto riguarda la Pac, già nel mese di maggio il Cai auspicava un'intesa da trovare entro giugno, giunto ormai agli sgoccioli. Con queste parole Dalla Bernardina aveva commentato, a fine maggio, la sospensione del super trilogo di Bruxelles, incagliato su agricoltura verde e condizionalità sociale. "Siamo all'ultimo miglio di una riforma della Politica agricola comune che finalmente può aprire le porte alle imprese agromeccaniche: è necessario raggiungere un'intesa per dare corso ai Piani strategici nazionali. È il momento di trovare le intese per un comparto leader in Europa". 
 
Speranze di un allineamento su posizioni più aperturiste dovrebbero essere assicurate dalla nuova impostazione della Pac, sulla quale nei prossimi giorni Parlamento, Consiglio e Commissione Ue, cercheranno di trovare una convergenza programmatica.
 
In un'iniziativa legislativa lanciata con Coldiretti, il Cai ha chiesto di assimilare gli imprenditori agromeccanici a quelli agricoli, proprio per appianare le attuali differenze di trattamento a livello amministrativo.
"Non chiediamo di togliere a chi ha o di privare qualcuno di un diritto acquisito da tempo, ma neppure tenere fuori dalla porta chi sta facendo lo stesso lavoro degli agricoltori e a sostegno degli agricoltori", ha sottolineato Dalla Bernardina.
"Il settore degli agromeccanici - ha commentato Elisa De Berti, vicepresidente della Regione Veneto - deve poter avere il riconoscimento per il ruolo fondamentale che svolge all'interno del mondo produttivo e agricolo. Confido che il Pnrr sia una opportunità anche per le imprese agromeccaniche".

Sempre in ambito Pac, Ermanno Comegna, economista agrario esperto di politica agricola, evidenzia alcuni nodi a suo avviso ancora aperti. In primis, una questione ambientale che rischia di prevaricare l'orientamento produttivo cui si associa il nodo della burocrazia che, anche per la programmazione in vigore dal 2023, rappresenterà un percorso tutt'altro che semplice.
 

Sostegno economico per lo sviluppo aziendale

Sul fronte macchine emerge la necessità di disporre di fondi per lo sviluppo rurale che non si limitino al finanziamento del semplice acquisto di una nuova macchina. Serve un sostegno che centri l'obiettivo primario dello sviluppo dell'attività aziendale, spiega Dalla Bernardina sostenendo chi, sulla base di contratti di servizio pluriennali, dimostri di avere usufruito di un servizio innovativo, reso a prezzi remunerativi da imprese agromeccaniche professionali. "Così - chiarisce - sarebbe possibile, con fondi assai più limitati, creare sviluppo senza gravare sui bilanci delle aziende agricole. Bisogna invertire la tendenza, aiutando chi, come gli agromeccanici, può portare l'innovazione e la tecnologia anche a quelle aziende che non investono o non possono investire".

Ecco quindi tornare il tema fondamentale dell'istituzione di un Albo nazionale delle imprese agromeccaniche su cui il Cai si spende da tempo, utile per tutelare le imprese professionali e i clienti agricoltori. "Una questione di trasparenza, ma anche un'opportunità di certificare tutte le attività svolte" si legge nel comunicato stampa.
 

Decreti a venire

Prosegue, a livello sindacale, l'impegno della categoria per definire il decreto ministeriale che dovrà regolamentare la tenuta del Registro di carico e scarico dei cereali, il quale "da strumento di tracciabilità, si sta tramutando in un adempimento oneroso e pesantemente sanzionato", spiegano.

E, infine, una nota polemica riguarda la revisione delle macchine agricole. "Non si comprende perché - si chiede Dalla Bernardina - altre rappresentanze di agromeccanici abbiano proposto di revisionare prima i mezzi più nuovi e sicuri. Si tratta di un'idea discutibile, che danneggerebbe la categoria favorendo le frange più retrograde del comparto agricolo che si oppongono alle regole su cui si fonda la nostra pluriennale azione contro l'abusivismo".