Fino a pochi anni fa pensare ad un robot che si muoveva all'interno di un vigneto sembrava una idea strampalata. E invece, durante Fira, la fiera dedicata alla robotica che si tiene ogni anno in Francia, sono stati presentati ben quattro robot, di cui tre sono già in fase commerciale e possono già essere acquistati ed utilizzati in campo.

Robot sì, ma per fare cosa? L'uso di mezzi automatici risponde a due necessità principali: raccogliere informazioni e automatizzare alcune attività colturali. Raccogliere dati è il primo step per implementare la viticoltura di precisione, con tutti i benefici che questa comporta. Mentre, ci sono molte attività di campo che oggi 'immobilizzano' forza lavoro, che potrebbe dedicarsi ad operazioni a più alto valore aggiunto.
   

Ted, il diserbo meccanico secondo Naio Technologies

Durante il workshop digitale nell'ambito di Fira 2020, l'azienda francese Naio Technologies ha presentato Ted, il suo robot pensato per il diserbo del vigneto. La startup d'Oltralpe ha infatti provato ad intercettare un bisogno nascente delle aziende vitivinicole che per ragioni diverse stanno abbandonando il diserbo chimico per passare a quello meccanico.

Il problema di questo task riguarda i costi: in termini di gasolio per la movimentazione dei trattori e di tempo speso per effettuare le lavorazioni superficiali del suolo. Ted prova a facilitare la vita agli agricoltori. Si tratta di un robot scavallante, in grado di muoversi da solo in vigneto e di effettuare le svolte in capezzagna.


L'aspetto più delicato quando si parla dei vigneti è il sistema di navigazione. Bisogna infatti evitare che il robot si scontri con le piante. Una questione di centimetri, soprattutto per una macchina scavallante, che Naio, come le altre aziende, ha risolto montando una serie di sensori. Si va dal classico Gps, a sistemi laser tipo Lidar, passando per gli ultrasuoni (come i sensori di parcheggio delle auto) fino a camere che ricostruiscono il vigneto in 3D.

Ted è fully electric, raggiunge i 6 chilometri/orari e riesce a trattare circa 3,5 ettari al giorno. Il robot, che per operare ha comunque bisogno di una supervisione umana, può essere acquistato direttamente dall'azienda agricola oppure noleggiato con conducente. In questo caso Naio porta uno o più robot in campo e si occupa di tutta l'operatività, lasciando libero dai pensieri l'agricoltore.
 

Trektor, il trattore elettrico

L'azienda francese Sitia ha invece presentato Trektor, che viene raccontato come un trattore elettrico (o ibrido) in grado di muoversi autonomamente in vigna . Il punto di forza di questa soluzione è la possibilità per l'agricoltore di impiegare le attrezzature che ha già in azienda, senza acquistarne di nuove.


Ecco dunque che tutte le lavorazioni che prima venivano fatte da un trattore guidato da un uomo, oggi possono essere fatte da Trektor. Rimane tuttavia un problema di tipo normativo, visto che ad oggi è vietato utilizzare delle macchine autonome senza la supervisione di un operatore.


RoamIO, il piccolo robot canadese

Una startup canadese ha presentato RoamIO, un piccolo robot del peso di appena 120 chilogrammi, che si muove autonomamente in vigna e ha tra i compiti quello di seminare, raccogliere dati e sterilizzare le vigne con i raggi UV, ma è anche in grado di svolgere operazioni di semina in pieno campo.
   

Essendo così piccolo questo robot ha un compattamento del suolo minimo e riesce a lavorare quindici ore al giorno. Certo però che tutte le operazioni tipiche del vigneto sono fuori dalla portata di questo 'piccolino'.


VineScout, il robot dedicato alla ricerca

Dalla Spagna arriva VineScout, un robot finanziato con fondi europei e dedicato alla ricerca (l'unico non in vendita). Di VineScout ne abbiamo parlato in questo articolo. Ci limitiamo a ricordare che si tratta di un robot autonomo che ha come obiettivo quello di raccogliere dati in campo al fine di rendere possibile la viticoltura di precisione.
 

Tra i suoi task ci sono la raccolta di informazioni sull'evapotraspirazione delle piante, in modo da individuare in maniera precoce eventuali stress idrici. E poi la realizzazione di mappe di vigore, che sono la base per una gestione a rateo variabile del vigneto e anche di una vendemmia selettiva.


Cinque ostacoli alla diffusione dei robot in vigna

La tecnologia c'è, ma prima di vedere una presenza massiccia di robot in vigna, occorrerà superare almeno cinque ordini di problemi:
  • Il costo. Essendo il settore ancora in una fase iniziale di sviluppo, i robot venduti sono poco più che prototipi. Manca tutta la fase di industrializzazione che abbatte i costi.
  • La normativa. Perché abbiano successo, i robot devono potersi muovere davvero in maniera autonoma e senza alcuna supervisione. O almeno, un operatore deve poter controllare diversi robot simultaneamente.
  • I task. Chi compra un trattore lo usa per tutto, dal diserbo ai trattamenti fitosanitari, dalle cimature fino alla semina. Anche i robot dovranno andare in questa direzione, altrimenti il loro costo non sarà giustificato.
  • Navigazione. Ci si aspetta che anche sotto il profilo della navigazione le cose siano destinate a migliorare. Parliamo di durata delle batterie, capacità di muoversi su terreni bagnati e di evitare in maniera efficace gli ostacoli.
  • Accettazione sociale. Oggi la viticoltura, soprattutto quella di fascia alta, vive del mito della manualità e del contatto con la terra. Non è detto che alcune etichette che fanno della tradizione il proprio cavallo di battaglia, abbiano intenzione di associare il proprio brand ad un mezzo 'freddo' come un robot.

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