Il nocciolo è una coltura che riveste sempre maggiore importanza e che vede il nostro paese secondo produttore mondiale dopo la Turchia e secondo importatore di materia prima dopo la Germania. L'industria dolciaria, ma non solo, fa largo uso di nocciole e negli anni i corileti si sono espansi dalle tradizionali aree vocate (come le Langhe o il Viterbese) per conquistare nuovi spazi.

L'aumento degli impianti ha suscitato anche alcune perplessità tra i residenti, talvolta fomentate da soggetti che hanno un giudizio negativo dell'agricoltura moderna in generale. Eppure il corileto rappresenta una importante fonte di reddito per molte comunità locali e il suo impatto ambientale è decisamente inferiore rispetto a quello esercitato da altre attività agricole, come la frutticoltura o la viticoltura.
 
E tuttavia i margini di miglioramento ci sono anche in questo settore. Per questa ragione la Cooperativa produttori nocciole e Copront (Cooperativa produttori di nocciole della Tuscia), insieme al Crea Ingegneria e trasformazioni agroalimentari, hanno lanciato un progetto per mettere a punto pratiche meno impattanti e più rispettose dell'ambientale nella coltura delle nocciole nella Tuscia viterbese, con degli impianti sperimentali a Capranica.

"Nello specifico abbiamo testato in campo l'impiego di ugelli antideriva per studiare il livello di affidabilità del trattamento di difesa e al contempo valutare la percentuale di riduzione della deriva stessa", spiega Marcello Biocca, ricercatore del Crea.


La deriva e la sua mitigazione

Ma che cos'è la deriva? Ogni volta che si tratta una coltura con una irroratrice si può verificare il fenomeno della deriva che interessa quelle goccioline di miscela che invece di raggiungere il bersaglio (la coltura) vengono trasportate dal vento sulle zone circostanti. Più le goccioline sono piccole più il fenomeno è accentuato.
 
La deriva può avere un impatto negativo, talvolta anche rilevante, sotto una molteplicità di aspetti. Se la deriva rappresentata infatti quella parte di miscela fitoiatrica che non raggiunge il bersaglio, questo significa che il trattamento di difesa non è stato fatto correttamente e che alle piante arriva una dose di agrofarmaco inferiore rispetto al necessario. Questo può portare all'insorgere di fitopatie e nel lungo periodo anche allo sviluppo di resistenze.

Inoltre la miscela, che trasportata dal vento si deposita sulle aree limitrofe al campo, può causare la contaminazione di altre colture, nonché di strade, corsi d'acqua, financo di case e persone. Da questo punto di vista si spiega l'allarme ingenerato nella popolazione quando gli atomizzatori operano in campo, magari vicino a centri abitati, liberando nell'aria una 'nube' di prodotto.


La mitigazione della deriva nel noccioleto

Per migliorare l'efficacia dei trattamenti, ridurre l'allarme sociale e aumentare la sostenibilità ambientale, nei corileti sperimentali sono stati impiegati degli ugelli antideriva. Si tratta di ugelli particolari (forniti dalla ditta Braglia) che, producendo goccioline di dimensioni maggiori rispetto a quelle ottenute con ugelli tradizionali, sono meno soggette all'azione del vento, pur offrendo un livello di copertura fogliare soddisfacente.
   
L'impiego di cartine idrosensibili è utile per valutare la bagnatura fogliare
L'impiego di cartine idrosensibili è utile per valutare la bagnatura fogliare

"La sfida è stata quella di riuscire a trattare una chioma espansa, che raggiunge altezze anche ragguardevoli, intorno ai sei metri", sottolinea Biocca. "Dai primi dati che abbiamo analizzato possiamo comunque affermare che le piante sono state protette efficacemente e che il fenomeno della deriva è stato ridotto rispetto all'impiego di ugelli tradizionali".

Alla fine dei test verrà prodotto un rapporto che sarà disponibile per tutti gli stakeholder, ma sarà anche organizzata una giornata in campo per far conoscere ai corilicoltori questa tecnologia innovativa, ma già rodata e disponibile sul mercato. L'obiettivo è quello di diffondere l'impiego degli ugelli antideriva tra gli agricoltori in modo da coniugare una difesa efficiente con un impatto ambientale ridotto.

Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la regolazione delle attrezzature. Il controllo funzionale e la regolazione strumentale (effettuate dalla ditta Fravi) sono due attività obbligatorie, previste dal Pan, che hanno come obiettivo quello di verificare il corretto funzionamento della macchina irroratrice e la sua corretta calibrazione in relazione alla coltura che si deve trattare.
 
L'atomizzatore utilizzato nei test
L'atomizzatore utilizzato nei test

In altre parole si deve configurare l'atomizzatore (pressione di esercizio, inclinazione degli ugelli, scelta degli ugelli, velocità della ventola, etc.) in modo da trattare correttamente uno specifico impianto. Configurazione che deve poi essere modificata quando le condizioni di contorno cambiano: ad esempio al passaggio da un impianto adulto, alto 6 metri, ad uno in crescita, di altezza ridotta.

"Il noccioleto è una coltura in cui i trattamenti effettuati sono molto limitati, in media cinque all'anno. Si utilizzano agrofarmaci a base di rame per contrastare le malattie fungine e poi si fanno due-tre trattamenti insetticidi contro la cimice e il balanino", racconta Gianluca Santinelli, tecnico della cooperativa Copront.

"Da anni si è abbandonata la difesa 'a calendario'. I nostri agricoltori monitorano attentamente i campi per misurare la presenza degli insetti chiave e procedono ai trattamenti solo quando strettamente necessario. Il livello di sostenibilità è dunque già alto, ma si può fare sempre di più".

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