Vacillano per gli effetti della tempesta coronavirus in Italia, in Europa e nel mondo, domanda e offerta del comparto della meccanizzazione agricola.
Se nel nostro paese si registra un crollo delle vendite a marzo 2020, in Ue il Cema business barometer segnala un calo dell'indice generale del clima economico come non si registrava dalla crisi finanziaria del 2008-09. Dal sondaggio emerge un netto deterioramento delle valutazioni delle attività attuali (al livello peggiore dal 2016) e delle aspettative future (al livello storicamente più basso), in discesa senza distinzioni di segmento e mercato.

Ha creato vari problemi alla filiera agroalimentare nazionale e a quella europea lo stop alla fabbricazione di mezzi agricoli imposto in Italia dal decreto del 10 aprile 2020, mentre in altri paesi Ue la produzione pur con difficoltà prosegue: il 79% dei partecipanti al sondaggio del Cema lamenta carenza di forniture ed emerge una capacità produttiva al 60% rispetto ai livelli pre Covid-19 cui si associa un'attività dei partner commerciali ridotta al 58% di quella precedente.

Molti Gruppi hanno ridimensionato le previsioni di turnover per il 2020. Penalizzati dal legislatore, inoltre, gli stabilimenti sul territorio nazionale che - a meno di deroghe concesse dalle prefetture - hanno dovuto bloccare le linee produttive, devono confrontarsi con player europei che hanno la possibilità di mantenere le fabbriche aperte.
 

Costruttori e concessionari, sulla stessa barca...

La situazione paradossale generata dall'ultimo dpcm identifica l'agricoltura fondamentale per l'approvvigionamento alimentare, ma non garantisce a quest'ultima la piena disponibilità di mezzi e ricambi andando a gravare la già critica situazione dovuta alla scarsità di manodopera.

"Gli aspetti più preoccupanti sono di natura economica e di visione strategica" commenta Simona Rapastella, direttore generale FederUnacoma. "Il blocco del nostro comparto - la cui eccellenza produttiva vale 11.4 miliardi di euro, oltre il 70% di export e circa 130mila occupati compreso l'indotto - mette a serio rischio la tenuta economica delle imprese, con conseguenze immaginabili in termini socio-occupazionali, e può compromettere la capacità di mantenere i rapporti con i mercati esteri riforniti in modo capillare dalla meccanizzazione italiana".
"Il timore è quello di perdere valore, anche sulla percezione del nostro ruolo all'interno dell'economia primaria, e reputazione internazionale" prosegue Rapastella. "Ci preoccupa la mancanza di visione strategica che interessa in questo momento l'Italia e chi ci guida. Oggi, nel 2020, si deve considerare la meccanizzazione agricola come parte integrante della filiera agroalimentare, ritenuta a ragione 'essenziale' ovunque. Siamo a monte della catena produttiva che ci consente di mangiare: questo non può essere omesso e non considerato come prioritario".

"È totalmente inutile l'apertura delle concessionarie se non c'è la disponibilità di ricambi e i nuovi macchinari già ordinati da mesi e ora indispensabili alle operazioni primaverili" afferma Roberto Rinaldin, presidente di Unacma. "Nell'attesa che la situazione cambi, l'Unione ha creato una rete di interscambio tra associati utile a sopperire parzialmente alla scarsità di parti di ricambio o attrezzature disponibili".
 

...di agricoltori e contoterzisti

La battaglia è la stessa anche per le associazioni professionali agricole. "Siamo intervenuti più volte sui ministeri competenti. È forte la preoccupazione della filiera agroalimentare italiana in una fase così difficile per il paese" dichiara Donato Rotundo, direttore dell'area Sviluppo sostenibile e innovazione di Confagricoltura. Proprio in questi giorni sono molte le attività in campo (semina, trapianto, lavorazioni, concimazione ...) che devono essere effettuate. Lo sblocco della produzione - come sottolineato anche da FederUnacoma - è urgente così come cruciale è anche la disponibilità di mezzi per la zootecnia, settore che non si ferma mai.
"La chiusura delle fabbriche in Italia oltre ad aver aggravato la situazione di continuità dell'attività agricola, ha aperto - prosegue Rotundo un problema di competitività per l'industria nazionale visto che diversi paesi Ue garantiscono la produzione di mezzi".

Dello stesso avviso Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, che sottolinea come la meccanizzazione, proprio ora che mancano molti dei 370mila lavoratori stagionali provenienti dall'estero, sia più che mai necessaria.

Autorizzata dal codice Ateco, l'attività dei contoterzisti non si ferma. "Abbiamo ottenuto anche la possibilità di immatricolare i nuovi mezzi che rischiavano di restare in concessionaria - dichiara Gianni Dalla Bernardina, presidente di Cai - e abbiamo fatto sentire la nostra voce per tenere aperte le officine di riparazione, indispensabili allo svolgimento della nostra attività".

"Per decreto le trattrici devono essere sul campo, ma sempre per decreto il comparto delle macchine agricole è chiuso" commenta Aproniano Tassinari, presidente di Uncai che sottolinea come una filiera ritenuta essenziale debba essere aperta in tutte le sue parti. Un'assistenza meccanica frenata mette a rischio il lavoro nei campi e può minare il rapporto di fiducia tra agromeccanico e cliente agricoltore. "L'assenza di investimenti nel nuovo - prosegue Tassinari - frena la liquidità e rischia di produrre crepe nella stabilità aziendale. L'obiettivo della nostra agricoltura è quello di rinnovarsi investendo in tecnologie, competenze e formazione. Fermare gli investimenti fa indietreggiare il sistema mettendo a rischio quanto fin qui costruito per un'agricoltura più sostenibile e sicura".
 

Istantanea della produzione in Italia

Tre le carte a disposizione per il settore produttivo di macchine agricole in Italia: chiusura temporanea, apertura in deroga o conversione della produzione (AMA è un esempio) per realizzare prodotti destinati al personale sanitario.

FederUnacoma stima che attualmente il 50% dei suoi associati sia chiuso e l'altro 50% sia al lavoro con organico ridotto. "Gli associati chiedono di poter ripartire il prima possibile, nonché misure realmente efficaci per le imprese, concretezza e strategia per il futuro" sottolinea Simona Rapastella. "Le aziende sono già pronte ed organizzate per riprendere la produzione, con senso di responsabilità e attenzione alla sicurezza dei dipendenti".

Sospesa la produzione di Argo Tractors, che assicura l'operatività del magazzino ricambi e si impegna nella sanificazione periodica di tutte le sedi. "Riaprire significa tutelare la salute di dipendenti, clienti, fornitori e contare su una catena di fornitura che ci permetta di lavorare con continuità" spiega il direttore marketing Antonio Salvaterra. "Aspettiamo di capire cosa succederà. In ogni caso, c'è bisogno di far ripartire la meccanica agricola nazionale - sistema che vede collegati uno all'altro produttori di mezzi, componenti e tecnologie - sia per non perdere clienti che potrebbero rivolgersi ai competitor esteri, tuttora attivi, sia per dare sostegno alle attività agricole stagionali già penalizzate dalla penuria di manodopera".

Assemblaggio sospeso fino al 24 aprile in molti stabilimenti di CNH Industrial che garantisce il servizio ricambi e l'assistenza tecnica oltre a proseguire seppur in misura ridotta - nei progetti di Ricerca&Sviluppo e in attività per la crescita del business. Il Gruppo ha siglato pochi giorni fa un accordo con i sindacati metalmeccanici (analogo a quello di Fca e validato dal virologo Burioni) che consentirà una ripartenza in sicurezza. In una prima fase in alcune sedi e in via sperimentale, è previsto che i dipendenti possano sottoporsi a test sierologici. Successivamente, la ripartenza coinvolgerà gradualmente i vari siti europei. Tra le misure stabilite, la sanificazione e i piani per i trasporti collettivi.

La sicurezza di dipendenti e collaboratori rimane la priorità su cui basare l'intero percorso decisionale attuale per AGCO Italia, che - in conformità con quanto indicato nell'ultimo dpcm - ha stabilito un'estensione del blocco delle attività nel sito di Breganze, dove si riscontrano discontinuità nella spedizione e nel completamento di mietitrebbie, fino al prossimo 3 maggio. Possibili riprese prima di allora sono al momento da definire.

Forte dell'esperienza della consociata cinese, SDF - da subito attiva per garantire la sicurezza di dipendenti, partner e stakeholder - garantisce il servizio di fornitura delle parti di ricambio e l'assistenza tecnica. La produzione di trattori da 70-170 cavalli a Treviglio è sospesa, ma SDF sta ultimando i preparativi per il riavvio dell'attività, che in una prima fase sarà a ritmi ridotti di circa il 50% per assicurare massimi standard di sicurezza per il personale.

Operative le attività commerciali, amministrative, marketing e di assistenza tecnica di BCS che, impegnata nella sanificazione settimanale degli ambienti, è pronta a riaprire. "Stiamo spingendo per la riapertura dei reparti produttivi, poiché abbiamo già implementato con l'aiuto delle RSU le misure necessarie per lo svolgimento del lavoro in sicurezza e nominato il comitato di sorveglianza delle misure precauzionali". In linea con i valori aziendali, BCS ha stipulato una polizza assicurativa contro i rischi da Covid-19 per tutti i dipendenti con scadenza al 31 dicembre 2020.
 

Sollevatori telescopici: nessuno è immune

Tra i principali produttori europei di telescopici ad uso agricolo, oltre a Manitou e Jcb, ha fermato la produzione anche Merlo, che ha chiesto la cassa integrazione preventiva fino al 18 aprile. Gran parte degli oltre 1.400 dipendenti sono a casa e solo alcuni lavoratori del servizio assistenza, ricambi, spedizioni e gli impiegati del settore commerciale (in smart working) sono attivi.

Il Gruppo - che ha adottato per tempo tutte le misure di sicurezza, contenimento e gestione del rischio (compresa la sanificazione) - ha raggiunto un accordo con il laboratorio di analisi Pasteur di Cuneo per permettere al personale di sottoporsi volontariamente a test sierologici gratuiti. A San Defendente di Cervasca il lavoro sarà gestito in modo da evitare assembramenti e telecamere a raggi infrarossi rileveranno la temperatura corporea di tutti coloro che entrano in sede (Fonte: La stampa).
 

Qualcosa si muove nel mondo delle attrezzature

Sembrerebbero minori le difficoltà nel reperire i componenti per i costruttori di implement. Al momento, le attività proseguono nell'osservanza rigorosa delle misure di prevenzione e sicurezza per i lavoratori negli stabilimenti di Maschio Gaspardo, Alpego e Berti in Veneto, come pure in quelli di Kverneland Group Ravenna e Celli in Emilia Romagna.

In particolare, sono operativi i siti italiani di Maschio Gaspardo, mentre dal 25 marzo ha chiuso la sede di Pune (India) che produce per il mercato locale. Tra gli obiettivi che la casa padovana dichiara in una nota, "la massima protezione del personale, dei clienti e, nello stesso tempo, la continuità delle attività di supporto nel periodo primaverile, il più importante dell'anno". Continuano con regolarità produzione, evasione degli ordini e spedizione di macchine e parti di ricambio. Il servizio clienti è attivo a distanza.

Ferma fino a Pasqua, Alpego ha ripreso a ritmo ridotto la produzione dal 14 aprile scorso. Servizio ricambi e assistenza tecnica non hanno subito interruzioni. "La situazione è molto confusa. Siamo attrezzati per proteggere i dipendenti, ma non sappiamo bene cosa ci aspetta" commenta Nicola Pegoraro. "Per ora non rileviamo grossi stalli produttivi, ma se il blocco proseguirà tra un mese saremo costretti a fermarci". La crisi, secondo Pegoraro, colpisce soprattutto le piccole imprese, più esposte all'emorragia di ordini a vantaggio dei competitor stranieri.

Non si è bloccata Celli, che ha però subito un forte rallentamento dell'attività per il lockdown dei fornitori di materia prima, di semilavorati e il rallentamento nell'acquisizione degli ordini di vendita, in primis in Italia. "Prevediamo un sostanziale calo del fatturato nei prossimi mesi" comunica Andrea Magni, dirigente aziendale. "Dal punto di vista finanziario la situazione in Italia è ancora in alto mare. Finora gli aiuti non sono stati erogati - a differenza di Germania, Olanda e Usa - per l'eccessiva burocrazia e per i diversi approcci che richiedono le attività produttive. Lentezza burocratica e poca chiarezza stanno portando alla chiusura di un numero incalcolabile di aziende".

Lavora in parte su codici Ateco autorizzati e in parte in deroga Berti, che sta producendo macchine soprattutto per le aziende attive nel biologico. "Gli investimenti per la realizzazione delle nuove postazioni di lavoro e l'integrazione dei sistemi informatici dell'Industria 4.0 ci hanno consentito di riorganizzare il sistema produttivo" chiarisce Massimo Maiorano dell'ufficio commerciale.
 

Produzione, criticità anche all'estero

Anche oltre confine non è tutto rose e fiori. All'estero si può produrre, ma spesso il problema è la mancanza delle componenti made in Italy bloccate dalle decisioni del Governo italiano.

"La produzione di trattori potrebbe ripartire non prima dell'ultima settimana di aprile" stima il management AGCO/Fendt. Le trattrici completate prima del blocco continuano ad essere spedite e le linee di assemblaggio dei cingolati Fendt 900 Vario MT e 1100 Vario MT sono tuttora attive.
Sempre nell'ultima settimana di aprile dovrebbe riprendere il montaggio dei Tigo (ferme anche le spedizioni) e dei Rogator le cui spedizioni sono regolari. Possibili interruzioni parziali durante aprile anche per le attrezzature da fienagione, ma prosegue la produzione delle nuove trince Katana 650, che - realizzate a Hohenmölsen - saranno pronte per il raccolto del mais. Assicurate fino al 22 aprile le forniture di materiale delle presse quadre e delle rotopresse.

Dovrebbe ripartire a fine aprile la produzione SDF in India a Ranipet (trattori e motori) e in Croazia a Zupanja (mietitrebbie), mentre i reparti di Lauingen sono tutti operativi e la ripresa della produzione di trattrici era prevista per lo scorso 21 aprile. Restano attive le fabbriche di Linshu e Suihua (Cina), Bandirma (Turchia) e Châteaubernard (Francia).

Baciata dalla fortuna la produzione di trattori Kubota in Giappone (qui i problemi sono stati minori). È stata, però, interrotta per quindici giorni la produzione della Serie M7 a Dunkerque (Francia), ora ripresa a capacità ridotta. La filiale italiana condivide le difficoltà dei concessionari nel cercare di salvaguardare i dipendenti, garantire il servizio e mantenere le vendite con soluzioni alternative. Kubota ha spontaneamente deciso di prolungare tutti i pagamenti delle fatture in scadenza a marzo e aprile.
"L'approvvigionamento dei ricambi non ha subito nessun tipo di chiusura e quello delle macchine, seppur rallentato, è garantito. Grazie al contributo di Kubota Co. si è deciso di lanciare una campagna sul cliente finale che offre i trattori Serie M con un finanziamento a tasso e anticipo zero, prima rata tra sei mesi e cinque anni di garanzia" comunica Elisabetta Rivolta, marketing manager. "Contiamo di poter riprendere la regolare attività in conformità con quanto previsto dal Governo nella Fase 2, con lavoro in smart working ove non sarà possibile garantire i 2 metri di distanza tra i dipendenti".

Ferma da metà marzo, la produzione di macchine da raccolta e trattrici Claas è ripartita negli stabilimenti di Harsewinkel (Germania), Le Mans (Francia) e Törökszentmiklós (Ungheria), mentre la fabbricazione di rotopresse a Metz (Francia) sarà riavviata nei prossimi giorni.
 

Domani è un altro giorno...

...si vedrà" cantava Ornella Vanoni. E il Governo discute se far ripartire parzialmente alcuni settori già dalla prossima settimanaaspettare il 4 maggio. Per la meccanizzazione agricola sembrano essere pronti alcuni ampliamenti. L'elenco dei settori prossimi alla riapertura si basa sul documento Inail (approvato dal Comitato tecnico scientifico) che attribuisce un indice di rischio ad ogni codice Ateco in funzione dell'esposizione al virus, della prossimità dei dipendenti e dell'aggregazione nei luoghi di lavoro (Fonte: Il Sole 24 Ore).

Spera nella ripartenza ad aprile FederUnacoma, che - precisa Simona Rapastella - "ha fornito ogni informazione e conoscenza sulla fattibilità della ripresa anticipata. Il blocco sta mandando in forte sofferenza tutto il sistema agroalimentare ed è responsabilità dei decisori politici capirlo in fretta".
La Federazione cerca di essere al fianco delle aziende da ogni punto di vista riscontrando un grande senso di appartenenza, un motivo in più per sostenere con forza le istanze del comparto. "Le imprese hanno bisogno di supporto, chiarezza, aiuti economici e progetti futuri (anche promozionali) che diano il giusto peso e valore a tutta l'industria. FederUnacoma cercherà di tradurre questi bisogni in attività ed iniziative concrete" conclude Rapastella.

Intanto dai campi arrivano i primi segnali d'allarme. "Ci sono già pervenute diverse segnalazioni di macchine ordinate da tempo che non potranno essere prodotte dalle fabbriche e consegnate ai distributori, come anche avvisi di ritardi nella fornitura dei ricambi" fa sapere Donato Rotundo.
"Temiamo che, dopo un lungo periodo di chiusura degli stabilimenti servirà un altrettanto lungo periodo per il ritorno alla normale attività. Infine, la chiusura dei siti produttivi non favorirà il proseguo del rinnovamento del parco macchine agricolo frenando l'innovazione tecnologica. Per favorire quest'ultima, ricordo che si è introdotto il credito d'imposta con la legge di Bilancio 2020 e nelle prossime settimane dovrebbe essere emanato il bando Isi 2019 dell'Inail".

Convinto che sia necessario molto tempo per recuperare il tempo perso anche Roberto Guidotti del servizio tecnico di Cai. "Cominciano a mancare i ricambi e, nel giro di un mese, potrebbero finire gli stock. Il timore maggiore è che, a causa del blocco e prossimamente della ripresa della produzione a ritmo ridotto, non sia disponibile un numero sufficiente di parti di ricambio tra tre mesi, nel pieno della campagna" sottolinea Guidotti.
"A quel punto gli operatori, in primis i contoterzisti che consumano più ricambi rispetto ai piccoli agricoltori durante la stagione, dovranno fare i conti con l'aumento dei fermi macchina e l'incremento dei prezzi. Tra l'altro i macchinari agricoli, a differenza delle auto, necessitano di ricambi originali che non si trovano dappertutto".