Il melograno (Punica granatum) è una coltura che sta avendo un certo successo tra gli agricoltori italiani. La melagrana piace infatti ai consumatori sia come frutto da mettere in tavola, soprattutto durante le festività, sia come superfood da mangiare a fine pasto o trasformato in spremute e concentrati. Il melograno è una pianta piuttosto rustica, che resiste bene alla carenza di acqua, ma che tuttavia per assicurare raccolti abbondanti e di qualità necessita di frequenti anche se brevi cicli di irrigazione.

Per questo nella Masseria Fruttirossi, a Castellaneta Marina (provincia di Taranto) è stato implementato un sistema di irrigazione di precisione sviluppato appoggiandosi all'Università degli studi di Bari per la parte agronomica e all'azienda Agridatalog per quella informatica e sensoristica.

Se infatti Masseria Fruttirossi inizialmente irrigava i suoi 280 ettari a calendario, con turni decisi a prescindere dalle reali necessità fisiologiche degli alberi, il nuovo approccio è stato quello di affidarsi a sensori per raccogliere dati e valutare l'opportunità o meno di irrigare.

Affidarsi esclusivamente alle precipitazioni atmosferiche significa infatti non ottenere il massimo dalle piante o rischiare fenomeni di spaccatura delle bacche, quel cracking che fa paura a molti agricoltori. Un fenomeno che avviene quando ad un periodo di siccità segue una pioggia abbondante che gonfia il frutto fino a farlo rompere. D'altro canto irrigare a calendario significa sprecare acqua, una risorsa sempre più scarsa.

"Oggi la variabilità del clima è molto elevata e per ottenere produzioni di qualità in quantità le piante necessitano di un sistema di irrigazione che fornisca la giunta quantità di acqua nel momento del bisogno", spiega ad AgroNotizie Giuseppe Ferrara, professore del dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell'ateneo barese. "Una irrigazione fatta senza basarsi su dati reali di campo rischia di generare sprechi sia per quanto riguarda i volumi erogati, sia per quanto riguarda i costi di funzionamento dell'impianto".
 
Il sensore applicato al suolo nella Masseria Fruttirossi
Il sensore applicato al suolo nella Masseria Fruttirossi

Ma come si compone il sistema di precision irrigation di Masseria Fruttirossi? Prima di tutto sono stati inseriti nel suolo dei sensori in grado di misurare l'umidità del terreno, la temperatura e il potenziale idrico (un parametro utile a capire quanto 'lavoro' deve fare la pianta per assorbire l'acqua). Sensori che inviano i dati ad un hub che recepisce anche le informazioni raccolte dalla capannina agrometeorologica. Il tutto è a disposizione dell'agronomo dell'azienda che decide come e se intervenire con una irrigazione.

"Non tutte le parcelle sono uguali. Può capitare che un'area richieda irrigazioni più frequenti, mentre altre zone necessitano di turni più diradati nel tempo", spiega Ferrara che proprio nella Masseria Fruttirossi sta lavorando per automatizzare anche il sistema di fertirrigazione. "E' un lavoro complesso, ma stiamo cercando di implementare una forma di automazione della nutrizione. Un sensore che possa determinare lo stato nutrizionale della pianta in modo da suggerire al tecnico la somministrazione di elementi come azoto o potassio".

Soddisfatti delle tecnologie implementate anche i proprietari dell'azienda. "Abbiamo avviato questa collaborazione con l'Università degli studi di Bari in quanto la sensoristica prossimale, al contrario di quello che si può pensare, è poco o per nulla invasiva, e permette di ottenere, in tempi rapidissimi e a costi relativamente contenuti, una grande quantità di dati geolocalizzati, con vantaggi enormi per le coltivazioni in termini di valori nutrizionali, risparmio di risorse e sostenibilità ambientale, oltre che di performance e competitività dell'azienda", spiega Davide De Lisi, production manager di Masseria Fruttirossi.

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