Dopo tre anni di sperimentazione, sotto la supervisione del Disafa dell'Università di Torino, è ufficialmente concluso il progetto 'Tecnica di coltivazione del riso con il trapianto meccanico', finanziato con il Psr 2014-20 della Regione Lombardia. Ma i risultati sono stati talmente incoraggianti che le aziende coinvolte vanno avanti: quest'anno gli ettari coinvolti saranno 250 contro i 97 del 2018.

Nei tre anni di sperimentazione (leggi qui e qui gli articoli precedenti) hanno collaborato quaranta aziende fra Piemonte e Lombardia, l'idea era quella di verificare se fosse possibile passare dalla semina a spaglio al trapianto meccanico del riso, lo scopo è quello di avvantaggiarsi sulle malerbe quando si lavora in regime di biologico. Il problema del controllo delle infestanti infatti è particolarmente gravoso nella coltivazione di riso biologico. Si è iniziato nel 2016 con trapiantatrici meccaniche arrivate dall'Estremo Oriente, i macchinari con gli anni e con l'aiuto di ingegneri indiani sono stati modificati e nel 2019 saranno operative in campo quattro trapiantatrici. Fondamentale è stata la messa a punto della tecnica in vivaio dove sono state preparate zolle di piantine di riso (il vivaio che ha lavorato a questa fase è Vivai Tassinario di Alessandria). Fase estremamente critica e ancora da perfezionare è quella della sarchiatura.

Riso - tecnica del trapianto meccanico
(Fonte foto: azienda agricola Matteo Rossi)

Nel 2018, secondo i dati resi noti dal Disafa di Torino, si è lavorato con 97 ettari a bio e 4,5 in convenzionale. Sono state messe alla prova diverse varietà di riso, quella su cui si è puntato di più è però il Selenio. L'epoca di trapianto è andata da metà maggio fino a fine giugno, a seconda della varietà. In diciotto camere è stata effettuata una sola sarchiatura, in quattro camere sono state effettuate due sarchiature e in quattro camere alcuna sarchiatura. La produttività, come negli anni precedenti è stata molto variabile, si è andato da valori molto bassi, addirittura una tonnellata a ettaro, fino a valori molto elevati con la varietà Laser che ha superato le 8 tonnellate a ettaro. In generale gli ibridi rispondono molto bene.

Ciò che pesa nella produttività è la tempestività dell'intervento di sarchiatura, proprio questo dato ha portato i promotori del progetto a cambiare strategia per il 2019, per quest'anno l'idea è che ogni azienda si doti della propria sarchiatrice in modo da poter entrare in campo al momento giusto. La messa a punto di una sarchiatrice adatta a lavorare fra le file (poste a 30 centimetri) con terreni fangosi è stata una delle grandi sfide del progetto: nei tre anni sono state provate diverse sarchiatrici, l'ultima, di Erea Srl, azienda di Pavia, è ancora un prototipo e deve essere perfezionata ma già nel 2018, se utilizzata al momento giusto, ha dimostrato di essere in grado di controllare le infestanti.

"Negli anni abbiamo registrato un graduale aumento della produttività con questa tecnica - ha detto Francesco Vidotto del Disafa di Unito - ma va consolidata. Il successo è legato alla buona preparazione del letto di trapianto e alla gestione tempestiva delle infestanti. La sarchiatura è un elemento chiave e le macchine ancora devono essere migliorate. La tecnica però offre diversi vantaggi: mentre nella risicoltura classica è difficile controllare le infestanti in post emergenza in regime di biologico, in questo caso si può intervenire, grazie a un'interfila di 30 centimetri. Il trapianto poi avviene più avanti in stagione e questo lascia il tempo di procedere a più false semine e di intervenire con erpicatura sul letto di trapianto. Le piantine di riso saranno trapiantate a un certo stadio di crescita e avranno quindi un certo vantaggio sulle malerbe appena nate".



I costi da sostenere per produrre con questa tecnica sono stati stimati dal Disafa dell'Unito. L'acquisto delle piantine di riso, compreso il costo del seme, è di circa 700 euro a ettaro, una voce che potrebbe ridursi in funzione della diffusione della tecnica. Se si immagina di affidare conto terzi la fase di trapianto, il costo a ettaro è di circa 150 euro, ma bisogna tenere conto che servirà sempre una persona dell'azienda di supporto al contoterzista. Considerando due sarchiature, il tempo necessario per entrambe si aggira intorno alle due ore a ettaro. L'eventuale monda manuale per infestazioni pesanti costa invece 300 euro a ettaro. Se si decidesse di acquistare trapiantatrice e sarchiatrice, il costo è stimato intorno ai 30mila euro. Tutti gli altri costi di gestione del riso in regime di biologico sono simili alla tecnica classica (esempio: fertilizzazione).

Per il 2019 sono diverse le sfide che i promotori della tecnica vogliono affrontare, oltre a quella di migliorare la fase di sarchiatura, sarà tentato il doppio raccolto con due varietà precoci che hanno la caratteristica di ricacciare, si tratta della varietà Ebano, in fase di registrazione, e della varietà CRLB1. La prova sarà portata a termine su una superficie di un ettaro e mezzo, a Mede (Pv). L'altra prova che sarà fatta è l'arricchimento con Selenio della piantina di riso per verificare se anche il chicco di riso risulterà arricchito di Selenio.
"Esiste una bibliografia che indica che le piante che assorbono Selenio non assorbono arsenico. Se questo fosse confermato e riuscissimo ad abbassare il livello di arsenico nel nostro riso ci si aprirebbe il mercato europeo del baby food e questa sarebbe un'ottima opportunità per il nostro riso", ha detto Marco Zafferoni, risicoltore capofila del progetto Tmr.

Riso - tecnica del trapianto meccanico
(Fonte foto: azienda agricola Matteo Rossi)