Se fin dall'inizio la qualità - intesa come assenza di micotossine nella granella - è stata una costante del mais prodotto nell'ambito del progetto Combi Mais Idrotechnologies, la resa non ha mai raggiunto l'obiettivo prefissato di 20 tonnellate per ettaro. Fino ad ora, perché quest'anno - complici le condizioni ambientali favorevoli e le soluzioni di agricoltura di precisione adottate - la produzione è aumentata del 7% rispetto al 2017, arrivando a 22-24 tonnellate per ettaro in alcune parti dell'appezzamento sottoposto al protocollo 5.0.

L'ulteriore crescita di Combi Mais - parte dell'iniziativa Mais in Italy - genera grande soddisfazione nel presidente di Innovagri, Mario Vigo, che da cinque anni cura il progetto per lo sviluppo della maiscoltura nell'azienda agricola Folli, con il supporto di Amedeo Reyneri dell'Università degli studi di Torino, dell'agronomo Leo Bertolani, di diverse aziende partner (Syngenta, Netafim, KUHN, Deutz-Fahr, Cifo, Unimer ed ora Topcon Agriculture) e dei super-ipermercati Iper, Unes, U2 del Gruppo Finiper.
 
Mario Vigo, presidente di Innovagri ed ideatore del progetto Combi Mais
Mario Vigo, presidente di Innovagri ed ideatore del progetto Combi Mais

"I numeri, in particolare le 16 tonnellate di granella di mais raccolte per ettaro, parlano chiaro - commenta Vigo - e confermano il successo dell'innovativo protocollo, che quest'anno, pur essendo partito tardi, ha vinto la sfida di produrre qualità in quantità dando i risultati migliori dal suo avvio nel 2014".
 

Risultati come non li avete mai visti

"Con l'ultimo protocollo Combi Mais - migliorato ancora con l'introduzione di novità per la concimazione e la fertirrigazione, l'adozione di tool di precision farming, lo sviluppo di mappe di produzione - abbiamo ottenuto ottimi risultati - afferma Francesco Scrano di Syngenta - ma non senza qualche difficoltà".
Le forti piogge di marzo e aprile (180 e 130 millimetri rilevati in azienda) hanno impedito un'ottimale preparazione del terreno - con conseguenti fallanze durante la messa a dimora del mais - e permesso la semina dell'ibrido SY Brabus solo a fine aprile (23-30 giorni dopo rispetto all'anno scorso). Le precipitazioni sono continuate anche tra maggio e giugno (170 e 70 mm), causando problemi nell'esecuzione di alcune operazioni e ritardando lo sviluppo vegetativo della coltura ai primi di giugno.

Dopo una fioritura difficoltosa ed ulteriori eventi piovosi nei mesi estivi (100 e 110 mm), il clima stabile di settembre ha reso possibile un recupero produttivo del mais che è stato superiore ad ogni più rosea aspettativa. Infatti, durante la raccolta, in un punto sono state rilevate 23.9 tonnellate per ettaro al 26% di umidità, che - portate al 15.5% di umidità - corrispondono a 20.9 tonnellate per ettaro e quindi superano di 0.9 punti l'obiettivo prefissato.
 
22-24 tonnellate di granella per ettaro, rilevate in alcuni punti dei campi Combi Mais 5.0
22-24 tonnellate di granella per ettaro, rilevate in alcuni punti dei campi Combi Mais 5.0

Più che buoni anche i risultati di pieno campo di Combi Mais 5.0. "Con 16 tonnellate di granella per ettaro raccolte su 20 ettari, la produzione 2018 è superiore del 7% - fino al 5% negli areali contigui - all'output 2017 (15 tonnellate per ettaro ottenute su 25 ettari)" dichiara con soddisfazione Scrano. "Inoltre risulta migliore anche rispetto al 2016, perché le 15.9 tonnellate per ettaro di due anni fa sono state raccolte su 28 ettari e non su 20".
Da ulteriori quattro ettari non concimati con Unimer Super Azotek N32 in sarchiatura a causa delle continue precipitazioni di aprile e maggio sono state ottenute solo 9.4 tonnellate per ettaro al 15.5% di umidità, un risultato che fa riflettere su quanto possa essere dannosa l'eliminazione degli interventi considerati troppo costosi nella coltivazione del mais. "Se la parcella fosse stata coltivata come le altre, avremmo potuto raccogliere almeno 3 tonnellate in più, guadagnando 550 euro in più" specifica Scrano.
 
Risultati di pieno campo di Combi Mais 5.0
Risultati di pieno campo di Combi Mais 5.0

Altra conquista del protocollo 2018 è l'armonizzazione verso l'alto delle rese parcellari, che - variabili da un minimo di 16.3 ad un massimo di 17.6 tonnellate per ettaro (al 15.5% di umidità) - hanno presentato una differenza di 1.3 tonnellate contro le 3.2 del 2017.
"Per uniformare ulteriormente verso l'alto tutte le porzioni dell'appezzamento aziendale, sarà necessario analizzare le mappe di vegetazione, di produzione realizzate quest'anno grazie a sistemi Gps e sensori (come il dispositivo CROPSPEC)" aggiunge Scrano. "In questo modo, sarà possibile individuare i fattori produttivi critici nella determinazione delle performance produttive del mais, che anche quest'anno non risulta contaminato da aflatossine, fumonisine, deossinivalenolo, zearalenone".
 

Combi Mais: una speranza per la maiscoltura

Quest'anno output migliori di quelli del 2017 sono stati ottenuti non solo nell'ambito del protocollo 5.0, ma anche a livello nazionale. La produzione italiana di mais è tornata ai volumi del 2016 (circa 7 milioni di tonnellate) dopo aver subito un calo l'anno scorso, quando l'autoapprovvigionamento era sceso sotto al 50%, per un valore di 1.1 miliardi di euro.
"I buoni risultati della campagna 2018 non sono però sufficienti ad arrestare il rallentamento delle rese in maiscoltura e quindi la riduzione della produzione nazionale di mais - spiega Reyneri, coordinatore delle attività in campo di Combi Mais - che, nel periodo 2004-2017, si è tradotta in un calo dell'autoapprovvigionamento ad un tasso annuo del 1.5-4% e in un conseguente aumento delle importazioni".

Del resto, chi coltiva mais si trova di fronte a diverse criticità: da una parte i cerealicoltori stoccatori devono affrontare i problemi legati alle basse rese e alla scarsa redditività, dall'altra gli allevatori e mangimisti devono fare i conti con l'eventuale contaminazione da micotossine e il difficile reperimento del prodotto.
"Le criticità della filiera maidicola possono però trasformarsi in opportunità di miglioramento, se i cerealicoltori si concentrano sul recupero produttivo, sulla produzione di mais di alta qualità e gli allevatori puntano alla valorizzazione, al recupero sanitario del cereale" specifica il docente, convinto che per risollevare la filiera occorra affrontare le problematiche agronomiche abbandonando l'approccio Single problem solving a favore di un Integrated crop system.
 
Criticità e opportunità della maiscoltura nazionale
Criticità e opportunità della maiscoltura nazionale

Con una strategia di sistema, il protocollo combina razionalmente le innovazioni genetiche, agrotecniche e gestisce ogni fase - dalla scelta dell'ibrido alla difesa - con tecnologie di precision farming per l'ottimizzazione delle pratiche agronomiche. Combi Mais ha così ottenuto un progressivo incremento delle rese medie rispetto alle produzioni di riferimento (Istat e Rete Crea) dal 2015 ad oggi e si è rivelato più costoso, ma anche più redditizio.
Considerando una produzione lorda vendibile pari a 68mila euro (3.400 euro per ettaro per 20 ettari) e costi totali di produzione intorno ai 40mila euro (2mila euro per ettaro per 20), Combi Mais 5.0 assicura un profitto di circa 28mila euro. "Dunque, l'ultimo protocollo ha permesso di guadagnare quasi 2mila euro per ettaro, cioè 600 euro in più del ricavo Combi Mais 2017, 700 euro in più di quello 2016 e quasi 1.300 euro in più della somma ottenuta quest'anno su mais con il metodo di coltivazione tradizionale" precisa Scrano.
 
Confronto della produzione media di Combi Mais con quelle riportate dall'Istat e dalla rete Crea
Confronto della produzione media di Combi Mais con quelle riportate dall'Istat e dalla rete Crea

Di fatto Combi Mais consente la creazione di valore sia per l'imprenditore, che ottiene una remunerazione proporzionale all'investimento sostenuto e una produttività maggiore con minore fatica, sia per il consumatore, che acquista una farina di mais sana, sicura e prodotta in modo sostenibile. Inoltre, assicura la tutela dell'ambiente attraverso applicazioni controllate di fitofarmaci e fertilizzanti, tecniche di risparmio idrico e l'impiego di macchine caratterizzate da emissioni minori.
"Guardo con interesse al progetto che premia la volontà di investimento di imprenditori illuminati. È assolutamente necessario garantire la redditività e la competitività della produzione maidicola italiana, per non dipendere sempre di più dalla produzione estera - afferma Pietro Foroni, assessore al Territorio e protezione civile della Regione Lombardia. Spero che il protocollo Combi Mais, fondato su ricerca e innovazione, possa essere un esempio anche per altri e contribuisca a non disperdere il patrimonio italiano nel settore".
 

2018, un anno positivo per il mais

Oltre al protocollo in sé, l'andamento delle precipitazioni e le condizioni climatiche hanno sicuramente influito sulla produzione maidicola di quest'anno. "Il clima caldo-asciutto di agosto e settembre ha reso possibile il recupero del ciclo da parte del mais seminato tardi a causa delle piogge frequenti e - chiarisce Reyneri - esclusi i fenomeni di grandine che hanno influito molto sulla resa e sulla qualità tecnologico-sanitaria della coltura, la stagione 2018 ha presentato ben pochi problemi".

Anche gli stress biotici si sono manifestati in maniera ridotta rispetto agli altri anni e - a detta del professore - "solo Piralide e Fusarium hanno causato qualche problema, con effetti severi sulla resa e sulla qualità sanitaria". In ogni caso, quest'anno la contaminazione della granella con fumonisine B1 e B2 è stata elevata, ma non diffusa e addirittura bassa, non diffusa relativamente all'aflatossina B1, al deossinivalenolo DON e allo zearalenone ZEA.
 
Contaminazione della granella con micotossine negli anni 1996-2018
Contaminazione della granella con micotossine negli anni 1996-2018

L'assenza di micotossine generate da Fusarium e Aspergillus aumenta la qualità sanitaria della granella di mais e quindi il suo prezzo sul mercato, che risulta sempre più attento all'aspetto qualitativo.
"Negli ultimi quattro anni, c'è stato un incremento della qualità del mais da granella prodotto a livello nazionale - commenta Reyneri. Infatti, come emerge dal listino granaglie della Borsa di Milano, a settembre 2018 il prezzo del mais alimentare italiano (prodotto Combi Mais incluso) supera quello del mais comunitario di 2-5 punti percentuali e quello dell'ibrido comune nazionale (standard) di 7 punti percentuali".