Si può produrre biometano dai residui agricoli e dai rifiuti urbani puntando, nel primo caso all'azienda agricola energeticamente indipendente e, nel secondo caso, allo sviluppo di circoli virtuosi

CNH Industrial e Fiat Chrysler Automobiles, ne sono certi e vedono nel biometano l'asse di sviluppo della futura sostenibilità ambientale oltre che una via per proporre ai clienti tecnologie innovative a prezzi ragionevoli e, per l'azienda, un investimento fonte di redditività e creazione di valore.

Biometano, nuova frontiera della mobilità
"Il metano è il combustibile più pulito oggi disponibile sul mercato, nonchè l'unica alternativa all'uso di benzina e gasolio". Portando questo concetto, Daniele Chiari, product planning & institutional relations FCA per il mercato Emea, lo scorso 10 marzo ha aperto i lavori della giornata [bio]metanoday pensata per dare forza, attraverso due casi concreti, alla tesi del Gruppo che vuole possibile la produzione vantaggiosa di biometano da residui agricoli e rifiuti urbani con, a completamento del circolo virtuoso, l'impiego del biocombustibile in veicoli stradali e agricoli.

Il Gruppo, leader europeo nella tecnologia a gas naturale compresso o CNG, conta oltre 690 mila veicoli a metano venduti da FCA dal 1997 e oltre 44 mila solo lo scorso anno, a questi si aggiungono gli oltre 14 mila veicoli venduti nei brand Iveco e Iveco Bus e i 29 mila motori Fpt. Tutti i veicoli sono predisposti per il funzionamento con biometano.
 

In campo agricolo, sotto il brand New Holland Agriculture, è attiva la ricerca e lo sviluppo di modelli a idrogeno e metano con il prototipo di seconda generazione T6.175 Methane Power.
 

Cos'è il biometano?
Dalla opportuna depurazione e purificazione del biogas, ottenuto dal trattamento di scarti aziendali e reflui zootecnici ma anche da colture dedicate e rifiuti organici urbani, si ottiene il biometano caratterizzato da proprietà e condizioni di utilizzo equivalenti a quelle del metano.

Tra i vantaggi di questa fonte energetica rinnovabile, sicuramente la possibilità di ottenerlo da un ampia varietà di biomasse, la possibilità di impiego in veicoli a gas naturale già in commercio e, quando verranno risolti i problemi strutturali riguardanti la rete di distribuzione oggi insufficiente cui si aggiungono aspetti burocratici per l’apertura di nuovi impianti e il necessario completamento del quadro normativo, la possibilità di immetterlo nella rete nazionale di distribuzione.
 

Un combustibile, tanti vantaggi
Punto chiave per lo sviluppo di tecnologie volte a impiegare il biometano è la drastica riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. In pratica, contando l'intero ciclo "well to wheel" (dal pozzo alla ruota) il calo di emissioni di anidride carbonica supera il 95 per cento andando ad equipararsi a un veicolo elettrico alimentato con energia da fonti rinnovabili.
 

Riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera con l'impiego di biometano

Altro grande vantaggio della produzione di biometano, spiegato da Pier Paolo Carini Ceo di Egea, multiutility con sede ad Alba operativa nella vendita di energia elettrica e gas e partner di CNH Industrial nel progetto di promozione e produzione sostenibile di biometano, è il rendimento degli impianti produttivi.
 

Impianto di produzione di biogas Egea a Ozegna (To)

L'impianto di Ozegna, in produzione dal 2011 nella provincia di Torino, è una centrale integrata capace di produrre biometano ed energia elettrica raccogliendo i reflui bovini, suini e pollina avicola oltre a insilati vegetali da dieci aziende agricole della zona. Il rendimento di tale impianto arriva al 90 per cento conto il 45 per cento di un impianto a biogas.

"Il biogas non può essere immesso in rete - ha spiegato Carini - e l'unico modo di impiegarlo è attraverso un motore endotermico da cui si ottiene energia elettrica immessa in rete ed energia termica in parte riutilizzata ma in larga parte dissipata e quindi persa. Produrre direttamente biometano, permette di ridurre al 10 per cento l'energia termica poi utilizzata per il riscaldamento del digestore e portare al 90 per cento la produzione di biometano da immettere in rete".
 

Biometano, anche dai rifiuti urbani
Anche i rifiuti urbani possono essere valorizzati e impiegati per la produzione di biometano e di prezioso ammendante utilizzabile in agricoltura e giardinaggio. Questo è quanto dimostrato da Acea, multiutility torinese a totale capitale pubblico, prima in Italia ad aver sviluppato un percorso di produzione di energia rinnovabile attraverso la valorizzazione dei rifiuti organici della città: ogni anno 60 mila tonnellate di rifiuti organici provenienti da circa 1 milione di abitanti vengono valorizzate con metodo anaerobico.  
 

Impianto Acea di valorizzazione dei rifiuti urbani a Pinerolo (To)

"L'impianto di Pinerolo, caratterizzato da macchinari con una serie di brevetti registrati, ha risolto il problema dei rifiuti organici" ha spiegato Francesco Carciofo Ceo di Acea Pinerolese.

Dal 2014 l’impianto produce anche biometano attraverso un processo di upgrading del metano contenuto nel biogas “intercettato” dal complesso processo di trattamento anaerobico e inodore dei rifiuti organici provenienti da Torino e numerose città del torinese. A livello per ora sperimentale, si può anche ottenere idrogeno dal trattamento anaerobico degli stessi rifiuti organici.
 

Ciclo dei rifiuti urbani nell'impianto Acea di Pinerolo

Dal primo passaggio di digestione anaerobica dei rifiuti nella "linea umido", in 14 giorni si ottengono digestato e biogas. Il primo passa alla linea di compostaggio dove, miscelato con il verde tritato fornisce Floraviva un terriccio ammendante venduto a 21 euro a tonnellata. Il biogas viene in parte convertito in biometano impiegabile per il momento nei mezzi aziendali e in parte, dopo conversione in energia termica ed elettrica, immesso in rete durante le ore notturne.