Il recente intervento della Commissione agricoltura sul gasolio agricolo, che ha stoppato l’incremento dell’accisa sul gasolio agricolo dal 22 al 26,5%, sostituendolo con nuovi tagli alle assegnazioni carburante, rischia di rivelarsi un boomerang per il settore primario.
Il taglio lineare sulle assegnazioni (del 10% nel 2013 e del 15% nel 2014) aveva infatti costretto le imprese più dinamiche ad acquistare gasolio ad accisa piena in misura corrispondente alle riduzioni sui quantitativi assegnati.

Secondo il presidente di Unima, Silvano Ramadori, l’acquisto di gasolio per autotrazione ha di fatto comportato un aggravio, per la sola accisa, di 4,77 centesimi al litro nel 2013 e di 7,16 centesimi/litro nel 2014.
Il ddl “Stabilità” prevedeva la sostituzione della riduzione delle assegnazioni  con un aumento dell’accisa dal 22% al 26,5%: tale disposizione, a fronte di un aumento del prezzo di circa 2,8 centesimi, avrebbe permesso di usufruire dell’intera assegnazione spettante alle aziende, evitando l’acquisto di gasolio per autotrazione.

"Lasciare invariata l'accisa è certamente un fatto positivo – ha concluso Ramadori – che non deve però essere vanificato dalla riduzione dei quantitativi assegnati, in un momento in cui i ministeri interessati, insieme alle Regioni, stanno mettendo mano alla revisione e razionalizzazione dei parametri previsti dal Dm 26 febbraio 2002 (ettaro-coltura). Il ripristino della riduzione delle assegnazioni di gasolio agricolo rappresenta infatti una grave penalizzazione che colpisce indiscriminatamente tutto il settore primario, già duramente provato dai cambiamenti climatici, dalle perturbazioni di mercato e da scelte politiche improprie".