• alterazione minima del suolo (tramite la semina su sodo o la lavorazione ridotta del terreno) al fine di preservare la struttura, la fauna e la sostanza organica del suolo;
• associazioni e rotazioni colturali diversificate, che favoriscono i microrganismi del suolo e combattono le erbe infestanti, i parassiti e le malattie delle piante.
Finalità dell’Agricoltura conservativa è promuovere la produzione agricola ottimizzando l’uso delle risorse e contribuendo a ridurre il degrado del terreno attraverso la gestione integrata del suolo, dell’acqua e delle risorse biologiche esistenti, in associazione con fattori di produzione esterni. Le arature sono sostituite da lavorazioni superficiali o non lavorazione (semina su sodo), che favoriscono il rimescolamento naturale degli strati di suolo ad opera della fauna (lombrichi), delle radici e di altri organismi del suolo, i quali, inoltre, contribuiscono al bilanciamento delle sostanze nutritive presenti nel suolo. La fertilità del terreno (nutrienti e acqua) viene gestita attraverso la copertura del suolo, delle rotazioni colturali e della lotta alle erbe infestanti.
L’Agricoltura conservativa è generalmente attuata attraverso diverse fasi, ognuna delle quali può durare due o più anni.
Prima fase. L'aratura del terreno è interrotta e vengono attuate tecniche di non lavorazione (semina su sodo) o di lavorazione ridotta del terreno. Almeno un terzo della superficie del suolo deve rimanere coperto da residui colturali e dopo il raccolto della coltura principale si devono introdurre colture di copertura (intercalari). Vengono utilizzati erpici a denti rigidi, rotativi o a disco (seminatrici dirette in caso di non lavorazione del terreno). Può verificarsi una riduzione delle rese.
Seconda fase. Si assiste a un miglioramento naturale delle condizioni del suolo e della fertilità grazie alla sostanza organica prodotta dalla decomposizione naturale dei residui. Erbe infestanti e parassiti tendono ad aumentare e devono essere controllati, chimicamente o con altri mezzi.
Terza fase. Si possono (re-)introdurre o migliorare le rotazioni colturali. L’intero sistema si stabilizza progressivamente.
Quarta fase. Il sistema di produzione raggiunge un equilibrio ed è possibile registrare un miglioramento delle rese rispetto all’agricoltura tradizionale. Diminuisce così la necessità di utilizzare sostanze chimiche per il controllo delle erbe infestanti, dei parassiti e per la fertilizzazione.
Per l’attuazione dell’agricoltura conservativa è necessario che gli agricoltori ricevano un’adeguata formazione per ciascuna delle quattro fasi. E’ anche possibile acquisire esperienza direttamente in campo, ma nel breve periodo le rese e i profitti possono risultare inferiori. Il sistema è inadatto ai suoli compattati, che potrebbero dover essere prima sottoposti a dissodamento.
Ne derivano molti vantaggi, alcuni dei quali (aumento delle rese, della biodiversità) diventano evidenti quando il sistema si stabilizza.
• Le riserve di carbonio organico, l’attività biologica, la biodiversità aerea e sotterranea e la struttura del suolo, riscontrano tutte un miglioramento. Una maggiore attività biologica porta alla formazione di macrobiopori ben connessi ed essenzialmente verticali, che aumentano l’infiltrazione dell’acqua e la resistenza del suolo alla compattazione. Il degrado del suolo – in particolare, l’erosione e il ruscellamento – diminuisce notevolmente, portando spesso a un incremento delle rese. Una minore perdita di suolo e di nutrienti, unitamente a una più rapida degradazione dei pesticidi e a un maggior adsorbimento (determinato da un aumento del contenuto di sostanza organica e dell’attività biologica) comporta a sua volta un miglioramento della qualità dell’acqua. Le emissioni di anidride carbonica (CO2) diminuiscono a seguito del ridotto utilizzo di macchinari e del maggiore accumulo di carbonio organico. Le pratiche di agricoltura conservativa potrebbero sequestrare tra i 50 e i 100 milioni di tonnellate di carbonio l’anno nei suoli europei, l’equivalente delle emissioni prodotte da 70-130 milioni di automobili.
• I costi di manodopera ed energia relativi alle operazioni di preparazione e sarchiatura dei terreni diminuiscono notevolmente.
• La necessità di fertilizzanti e gli interventi per il recupero dei terreni diminuiscono.
• Occorre un periodo di transizione di 5-7 anni prima che il sistema raggiunga l’equilibrio. Nei primi anni si può assistere a una riduzione delle rese.
• Se non vengono presi in considerazione i fattori stagionali, l’uso inappropriato di sostanze chimiche può aumentare il rischio di lisciviazione dovuto al più rapido movimento dell’acqua attraverso i biopori.
• Qualora le rotazioni e/o le varietà colturali e la copertura del suolo non vengano adeguate a livelli ottimali, può essere necessario ricorrere ad una maggiore quantità di sostanze chimiche per controllare le erbe infestanti e i parassiti.
• Nel periodo di transizione, le emissioni di protossido di azoto (N2O) aumentano.
In Europa, la semina su sodo interessa fino a un decimo della Superficie agricola utilizzata (Sau) in Finlandia e Grecia e fino al 5 % nella Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna e Regno Unito. La lavorazione ridotta del terreno viene praticata su quasi la metà della superficie agricola utilizzata in Finlandia e Regno Unito e su un quarto della Sau in Portogallo, Germania e Francia. Nel 20066, nella regione Midi-Pyrenées (Francia), in media tre quarti delle colture invernali e un quarto delle colture primaverili sono state ottenute attraverso la lavorazione ridotta del terreno. Nello stesso anno, le colture intercalari sono state utilizzate su un quinto della superficie destinata alle colture primaverili, pari ad un’area tre volte superiore a quella occupata nel 2001.
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Fonte: Aigacos