Piove sul bagnato, letteralmente. L'Emilia Romagna è a quota quattro: 3-4 maggio 2023, 16-17 maggio 2023, 18-19 settembre 2024 e, da ultimo, 3-4 ottobre 2024. Queste sono le date delle alluvioni che hanno interessato la Romagna negli ultimi due anni.
"Ora il peggio sembra essere passato, siamo in fase conclusiva di questo peggioramento - ci spiega Pierluigi Randi, presidente di Ampro, l'Associazione Meteo Professionisti. In realtà, l'ultimo evento di pioggia di inizio ottobre non è stato così estremo come quello di settembre, però il territorio è talmente vulnerabile che basta una pioggia leggermente superiore all'ordinario per provocare danni".
Particolarmente fragili le aree lungo il corso dei fiumi Lamone, Senio e Montone, già colpite dall'alluvione di settembre 2024. Qui il 3 ottobre 2024 sono caduti tra i 40 e i 50 millimetri di pioggia in pianura, tra i 50 e i 70 millimetri in bassa collina e tra i 70 e i 100 millimetri verso il crinale.
Ma cerchiamo di capire meglio cosa è successo.
A metà settembre 2024 è arrivata una depressione, denominata Boris. Nata come un normale sistema a bassa pressione, cioè un ciclone extratropicale, si è poi invorticata in corrispondenza delle Alpi per l'arrivo di aria molto fredda dal Mare del Nord. In concomitanza al vortice di aria fredda, il Mediterraneo registrava una temperatura dell'acqua di 3-4 gradi più calda del normale, rilasciando energia sottoforma di calore che ha alimentato il ciclone. La depressione ha così acquisito grandi quantità di energia quando si è poi spostato verso Repubblica Ceca, Romania e Ungheria, dove si registrava una temperatura di 8-9 gradi superiore alla norma.
Arrivata là, ha richiamato aria altrettanto calda dal Mar Nero, che aveva a sua volta 3-4 gradi di temperatura superficiale sopra la norma e caricandosi così ancora di più energia. Un disastro.
Danni gravissimi in tutto l'Est Europa e in Emilia Romagna, in particolare, ha causato l'evacuazione di alcuni centri abitati nelle province di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena. Traversara, una piccola frazione di Bagnacavallo (Ra), è stata praticamente rasa al suolo dall'esondazione del fiume Lamone.
Anche le campagne circostanti sono state travolte dalle piene dei fiumi, che hanno distrutto campi e frutteti, ricoprendoli di fango.
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Ma non è finita qui.
Dopo qualche giorno, è scesa altra aria fredda dal Mare del Nord che ha richiamato verso l'Italia la tempesta Boris nei giorni del 3-4 ottobre 2024. Tornando sul Mediterraneo, si è sviluppata una perturbazione che ha richiamato aria molto calda dal mare, creando così una linea temporalesca davanti alle Marche. Da qui si è spostata verso Ovest, verso l'Appennino, dove è rimasta bloccata per 6 ore, scaricando una quantità di acqua incredibile.
Questa volta, per fortuna, la brevità della perturbazione ha limitato i danni, circoscrivendoli alle zone più critiche dall'alluvione di settembre. Era comunque stata disposta l'evacuazione preventiva dei residenti in alcune province del ravennate e bolognese a maggior rischio idraulico.
Traversara invece è stata di nuovo colpita.
Ma quindi è tutto normale?
Frutteti ricoperti dal fango post alluvione del 18-19 settembre 2024
(Fonte: AgroNotizie®)
Alluvioni a confronto
Di fatto, ad oggi, non sono le perturbazioni ad essere cambiate - si tratta infatti sempre di normali depressioni - ma sono cambiate le condizioni climatiche, per cui una perturbazione che si sviluppa oggi trova più energia a disposizione nell'atmosfera.
Fino a 3 anni fa non ci sarebbero stati particolari problemi per ordinarie precipitazioni a settembre e ottobre. Infatti, l'autunno è storicamente la stagione più piovosa in Emilia Romagna.
Il problema è stato che il territorio romagnolo si porta dietro ancora i segni delle precedenti alluvioni. Di lavori di ripristino ne sono stati fatti tanti, ma non abbastanza. Manca il tempo perché le ferite sul territorio sono multiple e recenti.
Nel maggio 2023, il problema principale è stata la persistenza della perturbazione, piogge abbondanti e continue per 36 ore.
L'evento del 18-19 settembre 2024 è stato diverso: la pioggia intensa ha fatto registrare valori superiori ai due eventi di maggio 2023.Per avere un'idea, a Casola Valsenio (Ra) sono piovuti intorno ai 450 millimetri di pioggia nei due eventi alluvionali di maggio 2023, mentre in quello di settembre ne sono caduti 340 millimetri.
E nelle stesse località, prima dell'alluvione di settembre, erano già caduti 90 millimetri di pioggia, una piovosità di per sé già superiore ai massimi storici registrati nello stesso periodo.
Pertanto, all'arrivo del ciclone Boris i suoli erano già saturi d'acqua e si è così verificata un'alluvione lampo (flash flood), cioè in sole 6 ore, l'intensità delle piogge ha generato un evento estremo.
Gli agricoltori intervistati da AgroNotizie hanno raccontato di aver visto l'acqua del fiume salire e poi scendere nel giro di un'ora. Ma in quel poco tempo ha avuto una potenza tale da distruggere completamente i campi e spazzare via gli impianti di frutteto.
Quello di settembre è stato il terzo evento estremo in due anni: nell'arco di 16 mesi sono stati battuti in Romagna i record storici dei dati di precipitazione tre volte.
Com'è possibile?
Come detto sopra una causa è proprio l'aumento delle temperature. Infatti, l'estate 2024 è stata la terza più calda da quando si hanno rilevazioni disponibili, quella del 2022 la seconda e quella del 2003 era stata la prima. Quindi, le tre estati più calde secondo le rilevazioni sono avvenute nel giro di vent'anni.
Quando ci sono estati così calde i mari assorbono velocemente grandi quantità di calore, con la differenza che l'acqua è pigra e disperde molto più lentamente questa energia.
Ma l'alluvione 2023 è avvenuta a maggio, in primavera.
"L'anno scorso in primavera la temperatura del mare era nella norma, ma non si può dire lo stesso delle zone dove quelle perturbazioni sono nate. La prima, che ha portato all'alluvione del 3-4 maggio 2023, si è originata in Spagna, dove c'erano 7-8 gradi in più della norma; la seconda perturbazione di maggio 2023 ha acquisito aria calda dalle zone equatoriali dell'Africa, quindi alla fine il risultato è lo stesso.
La differenza sta nel fatto che a settembre 2024, l'aria calda che ha fornito energia alla perturbazione è stata fornita a chilometro zero dall'Adriatico" spiega il meteorologo Randi.
Ma quindi gli eventi estremi diventeranno la norma?
"Con il surriscaldamento globale saremo sempre più esposti a fenomeni meteorologici estremi: oggi una normalissima perturbazione in 1-2 giorni può provocare effetti ben peggiori rispetto magari a 30-40 anni fa, quando magari occorrevano 4-5 giorni consecutivi di pioggia prima che i fiumi straripassero, ad esempio.
Infatti, il riscaldamento dell'atmosfera velocizza il ciclo dell'acqua: l'acqua evapora più in fretta, condensa più in fretta e piove in maniera più violenta perché c'è più vapor acqueo a disposizione delle perturbazioni.
Questo trend non può fare altro che amplificare gli estremi, a cui dovremo sempre più abituarci". Randi parla addirittura di "atmosfera dopata".
Bisogna quindi lavorare sul territorio per renderlo più resiliente, altrimenti ogni precipitazione intensa porterà gli stessi problemi.
"Serviranno risorse economiche enormi sì, e la volontà comune di andare tutti nella stessa direzione con l'aiuto di tecnici e professionisti.
Ormai, infatti, le aree a rischio idrogeologico si sono estese a tutta la penisola, anche se l'area padana rimane un'area ad alto rischio perché è aumentata la fragilità del territorio, colpito per 4 volte in due anni da precipitazioni estreme. Quindi se da una parte la componente atmosferico-climatica gioca un ruolo fondamentale, dall'altra anche la vulnerabilità di un territorio ripetutamente colpito dal meteo avverso è da tenere in considerazione".
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Poi del perché le perturbazioni si siano fermate sempre sulla stessa area, quella della Romagna, se ne può parlare.
Continua Randi: "Sicuramente da una parte la sfortuna di avere avuto due depressioni gemelle a maggio 2023, piuttosto lente, che hanno stazionato sulle stesse zone, provocando effetti che hanno ripercussioni ancora oggi. In questi casi, la bassa pressione proveniente dal versante tirrenico si è incanalata nell'Adriatico per via di correnti in direzione Sud - nel caso dell'alluvione del 3-4 maggio - e poi Sud Est - 16-17 maggio - che hanno richiamato aria calda e umida dal mare. Le perturbazioni orientali, provenienti da Est, sono quelle più pericolose per la regione Emilia Romagna, proprio perché acquisiscono calore dall'Adriatico e poi si scontrano con la barriera appenninica, che le costringe a salire rapidamente in quota, generando così piogge più intense.
A settembre 2024, il territorio era ancora fragile e si portava dietro ancora gli effetti devastanti della doppia alluvione di maggio 2023.
Ad ottobre 2024 invece, in un certo senso la Romagna è stata 'fortunata' perché la perturbazione è stata veloce ed è passata nell'arco di 6 ore. Diversamente si sarebbe trovata a rivivere gli stessi effetti di maggio 2023".
Argine rotto dal fiume Marzeno il 16 settembre 2024
(Fonte: AgroNotizie®)
I modelli climatici: comprendere, prevedere e prepararsi
Gli eventi atmosferici finora descritti sono sicuramente estremi, cioè mai verificati prima, ma non improvvisi. Infatti, è possibile ottenere delle previsioni grazie ai modelli climatici.
I modelli climatici sono programmi matematici che simulano il comportamento dell'atmosfera. Per farlo, utilizzano serie storiche di dati di temperatura, pressione e umidità per prevedere eventi meteorologici futuri, come precipitazioni o ondate di calore. Sono strumenti essenziali per elaborare previsioni attendibili.
Ma occorre disporre di serie storiche di dati che coprano almeno 30 anni di misurazioni. I dati forniti ai modelli permettono di analizzare le tendenze climatiche del passato, individuando dei trend, fondamentali per generare scenari futuri.
E i modelli climatici attuali sono ottimi, con un'elevata abilità di previsione dei fenomeni atmosferici. A confermarcelo è anche Randi.
Un esempio di modello virtuoso è il progetto Eraclito dell'Osservatorio Clima di Arpae, che ha creato un dataset climatico giornaliero di temperature e precipitazioni a partire dal 1961 ad oggi. Il territorio regionale è stato suddiviso in una griglia di celle di 5 chilometri per lato, e attraverso l'interpolazione dei dati delle stazioni meteorologiche presenti sul territorio si è riusciti a ricostruire lo storico climatico anche per le aree prive di rilevamenti diretti. Sebbene i dati siano simulati, vengono "forzati" con quelli reali delle aree vicine, garantendo così un alto grado di attendibilità.
Per realizzare questo archivio climatico il modello numerico ha elaborato i dati a disposizione con il metodo della rianalasi, o analisi retrospettiva: è così possibile ricostruire anche i dati mancanti a ritroso nel tempo, analizzando i trend climatici del passato sulla base dei quali fare previsioni future. Infatti, il comportamento climatico attuale, con alte temperature e precipitazioni intense, era stato previsto dai modelli già 20 anni fa.
Sulla base di questi strumenti, quindi, gli esperti sono in grado di fare valutazioni precise. Per esempio, se un evento di pioggia estrema non è mai stato registrato nei dati disponibili, si può affermare con certezza che tale evento sia anomalo.
Ecco perché è importanti affidarsi solo a canali ufficiali e professionisti esperti, in grado di garantire la bontà di una previsione, che si basa su dati verificati.
Insomma, per quanto sia forte la tentazione di informarsi sui social, è sempre meglio affidarsi a fonti come Arpae Emilia Romagna e Emilia Romagna Meteo.