Il primo gennaio 2023 è entrata in vigore la nuova Pac, che ci accompagnerà fino al 2027. Il documento che racchiude tutte le norme che regoleranno le attività degli agricoltori italiani e la distribuzione dei fondi è denominato Psp, Piano Strategico Pac. Un documento di ben 3.654 pagine frutto di un lungo confronto tra regioni, Stato italiano e Unione Europea.

 

La Pac 2023-2027 ha una forte impronta ambientale e risente del Green Deal europeo e delle strategie From Farm to Fork e Biodiversity. Se l'obiettivo principale continua ad essere il sostegno al reddito degli agricoltori e la competitività del settore, subito dopo troviamo l'impegno per una agricoltura sempre più sostenibile.

 

La nuova Pac ha una forte impronta ambientale e risente del Green Deal europeo e delle strategie From Farm to Fork e Biodiversity

La nuova Pac ha una forte impronta ambientale e risente del Green Deal europeo e delle strategie From Farm to Fork e Biodiversity
(Fonte foto: Angelo Frascarelli, presidente di Ismea)

 

Tutto sulla nuova Pac

 

Le risorse della nuova Pac

La buona notizia è che le risorse messe sul piatto da Ue e Italia (36,6 miliardi di euro) sono invariate rispetto alla scorsa programmazione e si dividono tra:

  • Primo Pilastro, i pagamenti diretti, con 18,14 miliardi (il 49,5% del budget).
  • Sviluppo rurale, con 16,40 miliardi (44,8% del budget).
  • Sostegno settoriale, con 2 miliardi (5,7% del budget).

 

I pagamenti diretti (come il sostegno settoriale) sono regolati da norme uguali su tutto il territorio nazionale e si suddividono in cinque tipologie di pagamento. Mentre lo sviluppo rurale è deciso da ogni regione, le quali stabiliscono quali impegni adottare e il budget da allocare per ogni attività. Nel Psp abbiamo dunque 21 diverse modulazioni.

 

Il Piano Strategico Pac

Il Piano Strategico Pac

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

I pagamenti diretti, suddivisione e risorse stanziate

I pagamenti diretti, il cosiddetto Primo Pilastro della Pac, sono suddivisi in cinque differenti linee di intervento che, con un paragone azzeccato di Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, sono come un pasticcino millefoglie: l'obiettivo dell'agricoltore è papparselo tutto.

 

I pagamenti diretti sono suddivisi in:

  • Sostegno al reddito di base o pagamento di base: 48% del budget.
  • Regimi per il clima e l'ambiente o Ecoschemi: 25% del budget.
  • Pagamento accoppiato: 15% del budget.
  • Sostegno ridistributivo al reddito: 10% del budget.
  • Sostegno ai giovani agricoltori: 2% del budget.

 

Tipologia di pagamento

Tipologia di pagamento

(Fonte foto: Angelo Frascarelli, presidente di Ismea)

 

Salta agli occhi una prima differenza con la vecchia Pac. Se una volta il pagamento base più il greening consentiva all'agricoltore di portare a casa l'85% dei pagamenti diretti, oggi ci si ferma al 48%, in quanto nessun agricoltore può aderire a tutti e 5 gli Ecoschemi. Dunque, anche se le risorse sono uguali, per le aziende agricole è più difficile ottenerle. Inoltre, aumenta il livello di impegno, ad esempio sul fronte ambientale, richiesto agli operatori.

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Il Sostegno di base al reddito per la sostenibilità

Il pagamento di base è l'intervento che assorbe la maggior parte del budget, pari al 48% (1.678 miliardi di euro l'anno). La sua distribuzione avviene per Titoli, ma con importanti novità rispetto al passato che riguardano il ricalcolo e la convergenza.

 

Nel 2023, infatti, Agea ha ricalcolato tutti i singoli Titoli ponendo un tetto di 2mila euro al loro valore. Fino al 2022 esistevano infatti agricoltori con Titoli anche di 42mila euro. Questo tetto, che ovviamente penalizza chi aveva Titoli alti, permetterà invece una redistribuzione delle risorse a vantaggio di chi aveva Titoli bassi.

 

Nel corso dei prossimi anni, infatti, si attuerà il meccanismo della convergenza, che alzerà i Titoli bassi avvicinandoli al valore medio, pari a 167 euro/ettaro. La regola vuole che entro il 2026 tutti arrivino almeno all'85% del valore medio (pari a 142 euro). Sul fronte opposto chi ha Titoli alti vedrà una diminuzione progressiva, fino ad una perdita massima del 30% del valore del Titolo (che come baseline al massimo può valore 2mila euro).

 

Ricapitolando:

  • Tutti i Titoli oltre i 2mila euro sono stati abbassati nel 2023.
  • I Titoli con un valore più alto di 167 euro vengono progressivamente abbassati, con una perdita massima del 30% entro il 2026.
  • I Titoli con un valore inferiore a 167 euro vengono progressivamente alzati e devono raggiungere i 142 euro entro il 2026.

 

A rimetterci, ovviamente, saranno gli agricoltori che nel 2022 aveva Titoli alti. Nella cartina qui sotto si vedono bene le aree che subiranno le maggiori perdite, ma che, tuttavia, saranno in qualche modo compensate dagli altri strumenti presenti nella Pac. Secondo Frascarelli, poi, i Titoli saranno definitivamente aboliti nel 2028, allineando l'Italia ad altri Paesi Ue, come la Germania.

 

La distribuzione territoriale dei pagamenti diretti in Italia (2019)

La distribuzione territoriale dei pagamenti diretti in Italia (2019)

(Fonte foto: Angelo Frascarelli, presidente di Ismea)

 

Pagamento di base e condizionalità rafforzata

Per ottenere il pagamento di base, l'agricoltore deve dunque essere in possesso dei Titoli, ma deve anche rispettare la condizioalità rafforzata e la condizionalità sociale. La prima prevede un insieme di adempimenti (nove Bcaa, Buone Condizioni Agronomiche Ambientali e undici Cgo, Criteri di Gestione Obbligatori), la maggior parte dei quali era già presente nella vecchia Pac ed è quindi già rispettata dagli agricoltori.

 

La seconda, invece, vincola l'erogazione del pagamento di base al rispetto da parte dell'azienda della normativa sul lavoro e sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Norme la cui violazione, fino ad oggi, prevedeva una multa, ma non la perdita dei diritti ai fondi Pac.

 

Per quanto riguarda la condizionalità rafforzata ci sono importanti novità che riguardano soprattutto la Bcaa 7 e la Bcaa 8, a cui abbiamo dedicato degli articoli di approfondimento.

 

Bcaa 7, obbligo di rotazione colturale

Nello specifico la Bcaa 7 stabilisce l'obbligo della rotazione colturale sui suoli dedicati a seminativi. Per rotazione si intende il cambio di genere botanico, non solo di specie. Non è dunque possibile fare grano su grano o mais su mais. Ma neppure grano-triticale o grano-farro, in quanto appartengono allo stesso genere (Triticum).

 

Al fine della rotazione non valgono le cover crop, in quanto la coltura deve concludere il suo ciclo, ma sono invece ammesse le colture invernali. È dunque possibile fare in due anni loietto-mais e loietto-mais, mentre non sarebbe possibile fare mais-mais o cover crop-mais e cover crop-mais.

 

La rotazione

La rotazione

(Fonte foto: Angelo Frascarelli, presidente di Ismea)

 

Ci sono tuttavia diverse deroghe a questa norma. Ad esempio sono escluse le aziende i cui seminativi sono utilizzati per più del 75% per la produzione di erba o altre piante erbacee da foraggio. Oppure le aziende fino a 10 ettari, o ancora chi fa colture sommerse (come il riso), ma anche le aziende certificate biologiche o SQNPI. Per tutti i dettagli rimandiamo all'articolo di approfondimento.

 

Il legislatore ha poi introdotto due importanti deroghe per le aziende agricole del Sud e per quelle che operano in montagna. Le prime infatti, lavorando in un contesto svantaggioso, devono rispettare una rotazione triennale (ad esempio grano-grano-pomodoro). Per le aziende in montagna la coltura può essere ripetuta anche per tre anni di seguito, ma a a patto di assolvere ad alcune condizioni.

 

Infine, vista la situazione difficile sui mercati a causa della guerra in Ucraina e dei pessimi raccolti di cereali avvenuti nel 2021 e 2022, si è deciso di introdurre l'obbligo di rispettare la Bcaa 7 a partire dal 2024.

 

Ma perché il legislatore ha deciso di introdurre l'obbligo della rotazione? Semplice, perché come sapevano anche gli antichi, ruotare le colture significa migliorare la qualità e la fertilità del suolo, avere meno malerbe e una pressione delle infestanti e dei parassiti ridotta.

 

Bcaa 8, il 4% dei terreni va a riposo

Con la nuova Pac viene inserito anche l'obbligo, per le aziende seminative, di destinare ogni anno il 4% dei terreni a riposo. L'obiettivo è aumentare la biodiversità, migliorare la qualità dei suoli e ridurre l'erosione.

 

Nel computo del 4% possono valere sia porzioni di campo lasciate a riposo (come le fasce tampone o i bordi inerbiti), sia elementi non produttivi, come boschetti e alberi, stagni, canali, terrazzamenti, strade bianche e così via. Anche in questo caso la Bcaa 8 si applica dal 2024 e prevede una serie di deroghe, come ad esempio le aziende sotto i 10 ettari o quelle i cui seminativi sono utilizzati per più del 75% per la produzione di erba o altre piante erbacee da foraggio.

 

Inoltre, se nel 4% si inseriscono elementi non produttivi come siepi ed alberi, viene fatto divieto di potatura durante il periodo di nidificazione degli uccelli, e cioè dal 15 marzo al 15 agosto.

 

I Regimi per il clima e l'ambiente o Ecoschemi

La nuova Pac introduce quella che viene definita architettura verde, tre tipologie di impegno che hanno lo scopo di aumentare la sostenibilità ambientale del settore primario. A livello base (e obbligatorio) c'è la condizionalità rafforzata. Ci sono poi i pagamenti agroclimaticoambientali (che fanno parte del Secondo Pilastro, lo sviluppo rurale) e gli Ecoschemi, anche questi volontari e parte del Primo Pilastro.

 

Gli Ecoschemi, che assorbono il 25% delle risorse, sono suddivisi in 5 tipologie di impegni.

 

Gli Ecoschemi

Gli Ecoschemi

(Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

Leggi anche Ecoschemi: cosa sono, quanto valgono e come funzionano. Spiegato bene

Ecoschema 1: riduzione dell'antimicrobico resistenza

L'Eco 1, che assorbe il 42% delle risorse, persegue due obiettivi: controbilanciare la perdita di reddito degli allevatori come conseguenza del meccanismo della convergenza e combattere l'antimicrobico resistenza.

 

Le stalle virtuose o che riducono l'impiego di antibiotici ricevono un pagamento che va dai 66 euro a capo per i bovini da latte fino ai 24 dei suini. Il calcolo dei consumi di antibiotici e i parametri per rientrare nell'Eco 1 sono piuttosto complessi come abbiamo visto.

 

Sempre nell'Eco 1 c'è un secondo livello di impegno, che riguarda invece il benessere animale, e prevede 240 euro per i bovini e 300 euro per i suini. Rientrano in questo pagamento le aziende che aderiscono al SQNBA, Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale, e assolvono all'obbligo di pascolamento, come anche le aziende biologiche.

 

Ecoschema 2: inerbimento delle colture arboree

L'Eco 2 prevede il pagamento di 120 euro per gli agricoltori che nelle parcelle dedicate a colture arboree (frutteti, oliveti, vigneti, eccetera) praticano l'inerbimento dell'interfila. Per questo Ecoschema, come per i successivi, è prevista una maggiorazione del 20% per le aziende che si trovano in aree Natura 2000 o Zvn, Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola.

 

L'agricoltore si impegna ad assicurare copertura vegetale erbacea, spontanea o seminata, tra il 15 settembre e il 15 maggio dell'anno successivo. Non è possibile effettuare il diserbo chimico nell'interfila (nel sottofila sì) e non si possono effettuare le lavorazioni del terreno durante tutto l'anno, ma il cotico erboso può essere gestito attraverso operazioni meccaniche.

 

Ecoschema 3: salvaguardia degli olivi di valore paesaggistico

L'Eco 3 è stato pensato per sostenere l'olivicoltura, penalizzata dal fenomeno della convergenza, aumentare la produttività dei sistemi tradizionali e tutelare il territorio. Prevede 220 euro/ettaro di pagamento per le superfici olivetate di particolare valore paesaggistico e storico. Quegli oliveti con una densità media (a livello di parcella agricola) inferiore a 300 piante/ettaro (ma superiore a sessanta) e quelli individuati da regioni o province autonome, fino ad un massimo di 400 piante/ettaro.

 

Per ottenere i fondi l'agricoltore si impegna a potare le piante almeno una volta ogni due anni ed è fatto divieto di bruciare i residui di potatura in loco. Inoltre le aziende non possono modificare l'assetto dell'oliveto, ad esempio attraverso infittimenti delle piante.

 

Ecoschema 4: avvicendamento colturale nei sistemi foraggeri estensivi

L'Eco 4 rappresenta un passo avanti rispetto alla Bcaa 7, che prevede la rotazione delle colture. In questo caso l'agricoltore deve prevedere l'avvicendamento con colture leguminose, foraggere o da rinnovo. Lo schema che segue è utile per capire il meccanismo. Ogni due anni almeno l'agricoltore deve seminare una delle colture nel riquadro verde e non può mai seminare per due anni consecutivi una coltura del riquadro rosso.

 

L'Ecoschema 4: sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento - Classificazione colture

L'Ecoschema 4: sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento - Classificazione colture

(Fonte foto:  Angelo Frascarelli, presidente di Ismea)

 

L'avvicendamento preserva la fertilità dei suoli e la biodiversità, riduce lo sviluppo di infestanti e la pressione dei patogeni. Inoltre l'obbligo dell'agricoltore di interrare i residui colturali concorre al sequestro di anidride carbonica dall'atmosfera.

 

L'Eco 4 prevede il pagamento di 110 euro ad ettaro, tuttavia impone anche delle restrizioni all'impiego degli agrofarmaci. Sulle colture leguminose e foraggere non è consentito l'uso di diserbanti chimici e di altri prodotti fitosanitari nel corso dell'anno. Mentre sulle colture da rinnovo è consentita esclusivamente la difesa integrata (volontaria) o la produzione biologica.

 

Ecoschema 5, misure specifiche per gli impollinatori

Le api, come gli altri insetti pronubi, svolgono un ruolo importante per l'agricoltura. Tuttavia la loro sopravvivenza è minacciata dai cambiamenti climatici e dall'operato dell'uomo. Per questo si è deciso di dedicare un Ecoschema alla loro tutela.

 

Nello specifico vengono riconosciuti alle aziende seminative e a quelle arboree 250 e 500 euro/ettaro rispettivamente nel caso dedichino una parte della Sau aziendale alla semina di essenze di interesse apistico.

 

Nelle colture arboree la semina deve avvenire nell'interfila e le piante non possono essere sfalciate dal germogliamento fino alla fine della fioritura. Inoltre non è possibile usare diserbanti chimici (neppure nel sottofila) ed eventuali malerbe devono essere gestite solo meccanicamente. È vietato utilizzare gli altri prodotti fitosanitari durante la fioritura, sia della coltura arborea sia della coltura di interesse apistico. Durante il resto dell'anno deve essere applicata la difesa integrata.

 

Nel caso dei seminativi l'agricoltore deve dedicare almeno 0,25 ettari alla semina delle essenze di interesse apistico. Anche in questo caso non si può sfalciare l'erba fino alla fine della fioritura e non si possono usare diserbanti chimici e altri prodotti fitosanitari.

 

Il pagamento accoppiato

Dopo il pagamento base e gli Ecoschemi, il pagamento accoppiato è quello che assorbe più risorse (15% del budget) del Primo Pilastro. Si tratta di specifici aiuti per capo di bestiame o per specifica coltura che hanno come obiettivo quello di sostenere determinate produzioni, considerate strategiche per il Paese o che sono in sofferenza.

 

Il 42% del budget è destinato alla zootecnia e si hanno ad esempio 123 euro per le vacche da latte in montagna, oppure 118 euro per le vacche nutrici da carne. Di seguito si riportano le tabelle con gli importi a capo. Si tratta ovviamente di una stima visto che l'importo dipende dal numero di domande presentate ogni anno.

 

Il pagamento accoppiato: zootecnia

Il pagamento accoppiato: zootecnia

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Sul fronte delle produzioni vegetali salta agli occhi come ci siano colture particolarmente redditizie, quali la barbabietola da zucchero (658 euro) oppure il riso (336 euro). Nel primo caso si vuole tutelare quel che rimane della filiera saccarifera nazionale, nel secondo si vogliono compensare i risicoltori che hanno perso reddito sul fronte del pagamento di base.

 

Il pagamento accoppiato: seminativi

Il pagamento accoppiato: seminativi

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Per ottenere il sostegno accoppiato gli agricoltori sono vincolati al rispetto di alcuni semplici obblighi, come l'impiego di sementi certificate o l'adesione a contratti di filiera o di certificazione della qualità.

 

Il Sostegno ridistributivo al reddito

Il 10% delle risorse del Primo Pilastro è invece dedicato al Sostegno ridistributivo al reddito, che di fatto mira a sostenere le aziende medio piccole. Si ritiene infatti che le aziende di piccole dimensioni siano da tutelare, in quanto rendono vivo il territorio e ne sono custodi. Inoltre si riconosce alle realtà piccole una scarsa capacità di resistere ai momenti di crisi, come quello che stiamo vivendo.

 

Il sostegno viene erogato sotto forma di pagamento pari a 81,7 euro ad ettaro per le aziende sotto i 50 ettari e sopra 0,5 ettari. Ma al massimo una azienda può ottenere il sostegno per 14 ettari.

 

Il sostegno Pac

Il sostegno Pac

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori

Per concludere, l'ultimo strumento del Primo Pilastro, che assorbe il 2% delle risorse, è dedicato ai giovani. Il Sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori viene erogato sulla base degli ettari per ogni anno, fino ad un massimo di 5. L'importo è pari al 50% del valore medio dei Titoli per il pagamento di base ed è previsto a 83,50 euro/ettaro. Vi è però un limite massimo di 90 ettari.

 

Possono accedere gli agricoltori che:

  • Hanno quaranta anni o meno.
  • Sono considerati capo azienda.
  • Hanno adeguai requisti di formazione o competenze richieste.
  • Hanno diritto al Sostegno di base al reddito.
  • Hanno a disposizione ettari ammissibili.

 

Gli interventi Pac a sostegno di settori specifici

Oltre al Primo e al Secondo Pilastro, la Pac prevede anche un terzo strumento, pensato per sostenere specifici settori dell'economia agricola europea. Per quanto riguarda l'Italia, saranno oggetto di interventi specifici il settore dei prodotti ortofrutticoli, quello dei prodotti per l'apicoltura, il settore vitivinicolo, quello del luppolo, il settore dell'olio d'oliva e delle olive da tavola.

 

La vera novità della Pac 2023-2027 è il sostegno alla filiera pataticola, per la quale sono state previste risorse specifiche (in totale 30 milioni di euro) al fine di ridurre lo squilibrio sul fronte dell'export.

 

Lo sviluppo rurale nella nuova Pac

Se nella scorsa programmazione ogni regione o provincia autonoma aveva il suo Piano di Sviluppo Rurale, oggi tutto passa dal Piano Strategico Pac, all'interno del quale sono elencate le politiche di sviluppo rurale che le singole regioni o province autonome hanno adottato. Scompare dunque il Psr e ogni regione o provincia autonoma adotta invece il Csr, Complemento Regionali per lo Sviluppo Rurale.

 

La gestione delle domande degli agricoltori rimane regionale (i bandi, le graduatorie, l'assegnazione dei fondi e i controlli), come anche la suddivisione del budget. Ad ottenere le maggiori risorse è la Sicilia, con quasi 1,6 miliardi di euro, seguita dalla Campania, con oltre 1,2 miliardi, e al terzo posto troviamo la Puglia, con circa 1,2 miliardi. Fanalino di coda è la Valle d'Aosta.

 

Lo sviluppo rurale

Lo sviluppo rurale

(Fonte foto:  Angelo Frascarelli, presidente di Ismea)

 

Scompaiono le Misure e vengono introdotte le Tipologie di intervento, che si identificano con le lettere, dalla A all'H.

I tipi di interventi contemplati sono i seguenti:

  • A: Pagamenti per impegni ambientali, climatici e altri impegni in materia di gestione.
  • B: Pagamenti per vincoli naturali o altri vincoli territoriali specifici.
  • C: Pagamenti per svantaggi territoriali specifici derivanti da determinati requisiti obbligatori.
  • D: Investimenti (ex Misura 4.1).
  • E: Insediamento dei giovani agricoltori e l'avvio di nuove imprese rurali (ex Misura 6.1).
  • F: Strumenti per la gestione del rischio.
  • G: Cooperazione (ex Misura 16).
  • H: Scambio di conoscenze e l'informazione.

 

È poi la singola regione che sceglie, per ogni tipologia di intervento previsto dallo Stato italiano, quale impegno attivare. Ogni agricoltore deve dunque monitorare i bandi emessi dalla propria regione e non è detto che impegni previsti in un territorio siano adottati anche in altri.

 

Infine, è bene conoscere la nuova nomenclatura degli impegni. Ad esempio il sostegno al biologico è identificato dal codice: SRA 29. SR indica l'impegno dello sviluppo rurale, A indica la tipologia di intervento (gli impegni ambientali), 29 identifica l'intervento specifico, in questo caso sul biologico.

 

Cambiano i termini, ma nella sostanza il Secondo Pilastro finanzia i medesimi interventi previsti dai vecchi Psr.

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