Le Giornate Europee del Patrimonio 2022 sono state ancora una volta l'occasione per conoscere il territorio con una passeggiata nel borgo medioevale di Piedimonte di Casolla il 24 settembre scorso. Questa edizione è stata dedicata dal Ministero della Cultura al "Patrimonio culturale sostenibile per le future generazioni" con lo scopo di far conoscere a tutti i cittadini il patrimonio culturale e stimolare la partecipazione attiva per una sua salvaguardia e trasmissione alle future generazioni.

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L'appuntamento era alle 10:30 davanti allo splendido Palazzo Cocozza di Montanara per visitare il giardino accolti dai proprietari. Numerosi i partecipanti di tutte le età, tutti desiderosi di conoscere questo borgo. Un grazie va alla guida appassionata dell'Associazione San Rufo Rinasce con la quale si è potuto conoscere e ammirare il patrimonio culturale racchiuso in questo antico casale con la chiesa dell'undicesimo secolo dedicata a San Rufo, la casa canonica con antiche testimonianze medioevali, antichi palazzi nobiliari e le collere, antiche architetture industriali per la produzione della colla, e l'Abbazia benedettina di San Pietro ad Montes, oggi gestita dall'Associazione Le Ali per il recupero dalle tossicodipendenze.

 

Il gruppo delle Giornate Europee del Patrimonio nel territorio di Piedimonte di Casolla

Il gruppo delle Giornate Europee del Patrimonio nel territorio di Piedimonte di Casolla

(Fonte: Addolorata Ines Peduto - Associazione Pubblici Giardini)

 

Alla fine della passeggiata il gruppo, accompagnato dal responsabile dell'Acquedotto Carolino, ha avuto la possibilità di entrare all'interno del torrino n 63 posizionato lungo il condotto dell'acquedotto che porta l'acqua dalle pendici del monte Taburno nel Beneventano al Parco della Reggia di Caserta. All'interno del torrino i partecipanti hanno potuto constatare di persona la portata d'acqua del condotto in quel punto.

 

I 67 torrini sono costruzioni particolari, distribuiti lungo i circa 40 chilometri del condotto, concepiti da Luigi Vanvitelli come luoghi di accesso per i controlli periodici e come sfiatatoi per l'ingresso e la fuoriuscita dell'aria, sono i cosiddetti "occhi" dell'Acquedotto Carolino.

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Camminando a passo lento lungo le stradine strette per raggiungere i luoghi da visitare prima ed il sentiero di campagna per arrivare al torrino più tardi, è stato possibile riconoscere alcune specie spontanee che crescono lungo i muri di pietra o ai bordi dei sentieri. Macchie rigogliose di capperi (Capparis spinosa) ricoprivano i muri assolati mentre l'origano comune (Origanum vulgare) faceva capolino fra le rocce con gli steli ancora fioriti.

 

Dopo aver superato con il gruppo un uliveto, ricco di alcuni esemplari centenari, arrivati a pochi metri dal torrino si scorge un bellissimo cespuglio impenetrabile di prugnolo o pruno spinoso (Prunus spinosa) carico di frutti. Questa è una specie spontanea in Italia, in Europa e in Asia occidentale. Cresce lungo i sentieri ed i margini dei boschi fino a 1.600 metri sul livello del mare. Il pruno selvatico appartiene alla famiglia delle Rosaceae, il nome del genere deriva dal greco prunon che indica il tipo di frutto, mentre il nome della specie deriva dal latino spinosus, pianta provvista di spine.

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La corteccia è lucida e grigiastra e le numerose spine non sono altro che rami laterali modificati. I fiori compaiono prima delle foglie generalmente alla fine dell'inverno. I piccoli fiori bianchi sono molto profumati e le api ne sono attratte. Quando compaiono le foglie lanceolate, esse sono piccole con il margine seghettato, attaccate ai rami grazie ad un corto picciolo. I frutti sono drupe nerastre dal sapore acidulo anche a maturità. Sono cibo per gli animali selvatici e soprattutto per gli uccelli, che trovano tra i suoi rami spinosi ed impenetrabili anche un luogo protetto e sicuro per nidificare.

 

Il prugnolo viene utilizzato per la sua rusticità come portainnesto per susini e peschi e per definire i confini dei terreni per la sua facile propagazione. Un tempo dalla sua corteccia si estraeva un colorante rosso usato per tingere la lana e le foglie essiccate erano un surrogato del tabacco. Con i frutti lasciati macerare per alcuni mesi in alcool con l'aggiunta di anice, chicchi di caffè e vaniglia si produce un liquore tipico digestivo chiamato Patxaran nei Paesi Baschi e Pacharan nei Pirenei occidentali.

 

Con il legno tenace e duro del prugnolo si usava realizzare i bastoni da passeggio e gli attrezzi per il gioco della lippa. Questo gioco che risale al quindicesimo secolo era una specie di baseball. Si disegnava un cerchio in terra con un gesso e si formavano due squadre con lo stesso numero di giocatori. Si tirava a sorte per chi aveva per primo la battuta e chi la rimessa. I bastoni utilizzati per questo gioco erano realizzati con il legno di prugnolo così come il piccolo bastoncino smussato da ambo i lati da lanciare in aria e colpire con il bastone. Chi iniziava il gioco doveva mettersi al centro del cerchio. Il gioco consisteva nel colpire con il bastone lungo il bastoncino corto, farlo saltare in aria e lanciarlo il più lontano possibile. Ancora oggi vi si gioca in alcune regioni d'Italia e d'Europa.

 

A cura di Addolorata Ines Peduto, Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Regione Campania

 


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