In Campania la piena eccezionale del fiume Volturno fa sì che a cedere sia l'argine sinistro di Cancello e Arnone, provincia di Caserta, in piena zona cluster per brucellosi e tubercolosi bovina e bufalina, con l'effetto di vanificare ogni sforzo per fermare l'infezione della brucellosi, pur con l'applicazione delle più severe norme di biosicurezza: questo perché l'acqua è un vettore del batterio.

 

Decine di aziende agricole e zootecniche finiscono sott'acqua, sono 800 gli ettari allagati solo in riva sinistra, ma altre ampie aree sono raggiunte dalle acque anche in destra del grande fiume campano, sin dalle campagne di Capua, contrada Torre Frascale, terra di bonifica e di lotta alla malaria finita ancora una volta sott'acqua, e fino alla foce in Tirreno, a Castel Volturno, la terra di confine bassa e sottoposta, per 15mila ettari strappata al mare dall'incessante lavoro di ben 8 idrovore.

 

Una situazione drammatica che - sin da ieri mattina - ha ridato fiato alla protesta degli allevatori bufalini del Basso Volturno contro il "Programma Obbligatorio di Eradicazione delle Malattie Infettive delle Specie Bovina e Bufalina in Regione Campania", approvato con la delibera di Giunta Regionale n.104 dell'8 marzo 2022. E già per stasera alle 19:00 è prevista una nuova riunione del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino con tema l'adozione di un documento più compiuto sull'incontro di ieri mattina e l'annuncio dei prossimi passi della vertenza: una petizione nazionale al Parlamento di Strasburgo per imporre all'Italia il rispetto delle norme europee per la gestione delle zoonosi.

 

Cronaca di un'alluvione

Il 17 gennaio scorso, a seguito di una prima perturbazione portatasi sull'intero settore centroccidentale della Penisola italiana, i fiumi Volturno e Calore si gonfiavano rapidamente d'acqua. "Le piogge degli ultimi giorni che hanno interessato le aree dell'alto Casertano e del Beneventano - quasi 100 millimetri di pioggia accumulata nella giornata del 17 gennaio - hanno causato una piena eccezionale nel tratto arginato del fiume Volturno dalla Traversa di Ponte Annibale (Capua) alla foce (Castel Volturno)" così descrive l'evento una delle note emanate dal Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, che nelle scorse ore si è ritrovato a gestire la piena, potendo agire sulle paratoie della traversa irrigua ed idroelettrica di Ponte Annibale.

 

Il 19 gennaio il colmo della piena raggiunge l'abitato di Capua alle ore 7:00 con 8 metri e 23 centimetri di altezza sullo zero idrometrico, numeri mai più visti dall'evento alluvionale del 1968, che fu parimenti eccezionale e ancor più devastante. Le golene sono subito colme, si aprono fontanazzi nelle aree di poste dietro gli argini, gli allagamenti non si contano, ma vengono contrastati dove possibile con pompe di sollevamento.


Tra il 19 ed il 20 gennaio 2023 è notizia il cedimento di un argine in riva sinistra a valle di Capua, il caso viene riferito inizialmente ed erroneamente al territorio di Grazzanise, come riportato in questo articolo. Il fatto viene così successivamente confermato ed al contempo precisato dal Consorzio Generale di Bonifica del Volturno: "Funzionari del Consorzio hanno effettuato sin dal 19 gennaio diversi sopralluoghi, in particolare quello in tenimento del comune di Cancello ed Arnone in località Masseria Caianello, lungo l'argine sinistro del fiume, dove hanno riscontrato una rotta dell'argine di almeno 15 metri che ha causato una inondazione di un ampio territorio di circa 200 ettari. I funzionari del Consorzio hanno provvisoriamente stimato il danno all'argine in 150mila euro, necessari al suo ripristino".


Sempre secondo l'Ente di bonifica "Appena le condizioni lo permetteranno, saranno svolti migliori accertamenti per l'avvio dell'intervento di ripristino della rotta atteso che la Direzione Generale del Settore Protezione Civile della Regione Campania ha dato il proprio assenso al finanziamento di questo intervento indifferibile e urgente".


Ma l'allagamento è ben più grande: "A seguito di tale rilevante rottura arginale, la rete di canalizzazioni di bonifica, presente nei territori di Grazzanise, Cancello ed Arnone e Castel Volturno, ha potuto assorbire solo in parte la grande quantità di acqua che si è riversata nelle aree retro arginali del fiume Volturno, per cui sono in atto rilevanti allagamenti nelle aree del Canale Cardito e Canale Apramo. Tali ulteriori aree allagate sono stimate in circa 600 ettari ed il Consorzio sta presidiando il territorio con i propri uomini e mezzi al fine di poter preservare la pubblica incolumità".


Allo stato ancora non è possibile riportare una prima stima dei danni alle colture, mentre si contano a decine le stalle allagate: molti gli animali rimasti per molte ore senza la possibilità di essere sfamati poiché l'acqua era troppo alta.


Fortunatamente una seconda ondata di piena, transitata nella serata del 21 gennaio, non aggrava la situazione degli allagamenti, se non marginalmente, per quanto dovuto ai fontanazzi, fenomeno che ha imperversato soprattutto lungo l'argine destro del Volturno, dove pure si segnalano numerosi allagamenti di aziende agricole. I sindaci del Basso Volturno, a cominciare dal sindaco di Capua, hanno richiesto a Regione Campania di attivare le procedure per lo stato di emergenza e di deliberare la richiesta di declaratoria di stato di calamità per l'agricoltura. Ma non basta, l'alluvionamento del Basso Volturno rompe altri equilibri già precari da tempo.


Riparte la protesta degli allevatori

Ieri, 22 gennaio 2023, durante un'assemblea tenutasi a Cancello ed Arnone 250 allevatori bufalini riuniti sotto le insegne dell'Altragricoltura, presente il leader Gianni Fabbris, hanno deciso di rilanciare la lotta contro il Programma di Eradicazione delle Zoonosi della Campania propagandando una petizione nazionale già presentata all'Europarlamento di Strasburgo e accolta, una volta di più convinti che anche la rigida applicazione delle norme di biosicurezza, costata centinaia di milioni di euro alle aziende zootecniche del Basso Volturno, sia ormai vanificata dagli eventi alluvionali, dato che l'acqua è un vettore della brucella.


Gioacchino Caianello della Consulta Bufalina di Grazzanise, intervenuto a nome di molti allevatori dell'area con le stalle messe a rischio infezione dall'acqua, ha detto: "Dopo che siamo stati indicati dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Mezzogiorno come un esempio perché in tutta la nostra strada abbiamo scelto di abbattere gli animali con la promessa di risolvere i problemi, con l'acqua che ha invaso le stalle positive dei nostri vicini e potrebbe aver portato la brucellosi e la tubercolosi nelle nostre aziende, adesso cosa ci racconta il dottor Antonio Limone?". Una domanda rivolta indirettamente al direttore generale dell'Istituto, visto che il rischio è reale, e che attende una risposta.

 

Il movimento ha così ribadito la richiesta della previsione generalizzata del vaccino obbligatorio con RB51 per tutta l'area cluster e oltre, come nel Piano Straordinario del 2007, quando la prevalenza della brucellosi fu così portata a meno del 2%. Una richiesta rilanciata, in questo caso, dall'inondazione delle stalle.

 

E gli allevatori traggono spunto da questa condizione per rilanciare la proposta alla politica - presenti in assemblea alcuni parlamentari nazionali e regionali - di un nuovo Piano di Eradicazione, anche a costo di commissariare ad acta Regione Campania da Roma, dal Ministero della Salute, visto che "Fino ad oggi i casi non hanno fatto che aumentare" ha sottolineato Fabbris.

 

Infine, il movimento degli allevatori bufalini chiederà la costituzione di un Comitato Nazionale per diffondere un primo risultato già ottenuto: la presentazione di una petizione all'Europarlamento di Strasburgo - accolta nello scorso dicembre - affinché anche in Italia siano rispettate le norme europee: abbattimenti per brucellosi e tubercolosi solo dopo analisi volte ad accertare direttamente la reale presenza dei batteri patogeni, come previsto dall'articolo 9 del Regolamento Ue 689/2020, e non dopo due sieropositività consecutive come accade oggi, secondo le previsioni del Programma di Eradicazione.