Un carrubo dalle dimensioni spettacolari vive nella tenuta di un'antica masseria di Capua. La chioma, ampia e ricca di foglie, ha piccoli fiori e frutti. I numerosi rami penduli toccano quasi terra e attraversandoli si entra in un luogo ombroso e riparato, è come trovarsi in una piccola stanza segreta il cui unico arredo è una panchina di legno che, addossata al tronco massiccio, invita a sedersi.

 

Attraverso i rami filtrano a stento i raggi del sole e per terra nella penombra si scorgono i frutti caduti, i legumi o lomenti, alcuni lunghi anche 15 centimetri, coriacei, schiacciati e leggermente incurvati di colore bruno scuro e violaceo, quasi nerastri. Le foglie smarginate all'apice con un breve peduncolo, raggruppate in tre o sei coppie di foglioline appaiono nella pagina inferiore di colore bianco verdastro, mentre nella pagina superiore sono di colore verde molto scuro. I fiori minuti sono raccolti in grappoli penduli all'ascella delle foglie.

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Il carrubo

Il nome scientifico del carrubo è Ceratonia siliqua dal greco kéras corno e téino proteso, corno proteso per il nome del genere se consideriamo la consistenza e la forma del frutto, mentre il nome della specie siliqua deriva dal latino baccello, in riferimento sempre alla forma del frutto. All'interno dei frutti chiamati comunemente carrube sono presenti 10 o 15 semi lucidi, duri e di colore bruno, appiattiti e convessi, commestibili ed utilizzati per l'alimentazione umana. Dai semi si ricava una farina usata come addensante o gelificante con il codice E410, farina di semi di carrube, che ha la capacità di assorbire acqua oltre 50 volte il suo peso. Inoltre dai semi viene estratta una gomma utilizzata nell'industria della carta e in quella tessile come appretto.

 

La polpa

La polpa delle carrube sostituisce spesso il cacao nella produzione di gelati e dolci per il suo sapore dolciastro e la sua consistenza pastosa dal sapore di cioccolato. Inoltre la polpa non contiene sostanze eccitanti come la caffeina e la teobromina. Le carrube possono essere consumate come frutta secca ed hanno sfamato nei periodi di carestia o di conflitti intere popolazioni mediterranee. Sono utilizzate anche nell'alimentazione animale.

 

I semi

I semi del carrubo sono chiamati carati dal nome greco delle carrube, keràtion. Essi presentano una unità di peso sorprendente, infatti ogni seme pesa 1/5 di grammo circa, e sin dai tempi antichi questa caratteristica li ha fatti diventare un ottimo contrappeso per le bilance per pesare l'oro ed altri preziosi. Per questo motivo il termine carato è diventato l'unità di misura utilizzato ancora oggi per i materiali preziosi.

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L'albero

Il carrubo è un albero sempreverde originario del bacino meridionale del Mediterraneo orientale e dell'Asia Minore coltivato fin dai tempi antichi in tutti i Paesi del Mediterraneo. Cresce spontaneo nel Sud Italia perché preferisce le alte temperature e un habitat luminoso e soleggiato. Lo si può trovare sia lungo le coste che fino a 600 metri di quota, anche in suoli aridi e rocciosi, spesso in consociazione con l'olivo, con il quale forma gli oleo ceratonieti caratteristici della macchia mediterranea di grande impatto visivo perché si viene a creare un forte contrasto tra le chiome di diverso colore.

 

È facile incontrarlo con altre specie della macchia mediterranea come il lentisco, il terebinto, il mirto, l'alaterno, l'ilatro, il corbezzolo. Inoltre il carrubo è utilizzato in associazione al pino d'Aleppo nella ricostituzione di boschi costieri distrutti o degradati per la peculiarità di entrambi di crescere bene anche in terreni calcarei litoranei. Uno dei patriarchi di questa specie vive nel Salento, a Gallipoli, presso la masseria Pacciana ed ha più di 500 anni.

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A cura di Addolorata Ines Peduto, Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Regione Campania 


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