Un suolo agricolo da tutelare doppiamente, per evitare la perdita di fertilità, ma anche per limitarne il consumo per impieghi extra agricoli: lo chiede l'Unione Europea, che lo pone al centro delle direttive della nuova Politica Agricola Comune.

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L'uso inappropriato dei terreni, coltivati spesso in forma intensiva, ha infatti portato in molti casi ad un depauperamento della sostanza organica, specialmente in aree produttive dove è scarsa la presenza di allevamenti. Va meglio nelle aree appenniniche, dove zootecnia e prati pascoli consentono una gestione più appropriata e meno invasiva dei suoli.

 

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Terreni che contribuiscono, inoltre, alla sottrazione del carbonio: in proposito la Commissione Europea ha adottato una soluzione sui cicli del carbonio sostenibili che definisce azioni a breve e medio termine volte ad affrontare le attuali sfide dell'agricoltura del carbonio al fine di migliorare un modello produttivo che premia i gestori del territorio con l'adozione di pratiche che conducono ad un suo sequestro.

 

Le tecniche efficaci di agricoltura del carbonio includono il rimboschimento e la riforestazione, le forme di agricoltura mista che combinano vegetazione legnosa (alberi o arbusti) con sistemi di produzione colturale e/o animale sullo stesso terreno. Inoltre è efficace l'utilizzo di colture intercalari, di copertura, la conversione mirata di terreni coltivati a maggese o di aree messe a riposo in prati permanenti. Anche il ripristino di torbiere e zone umide aumenta il potenziale di sequestro del carbonio.

 

La coltivazione delle foraggere, ed in particolare l'erba medica, potrebbe favorire il raggiungimento degli obiettivi dell'Italia in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici e contestualmente apportare benefici in termini sia economici che ambientali. "La capacità di sequestro di carbonio che può variare con l'utilizzo di nuove pratiche agricole come semina su sodo o minima lavorazione e la corretta gestione di colture foraggere e prati - spiega Maria Teresa Pacchioli, ricercatrice del Centro Ricerche Produzioni Animali (Crpa) di Reggio Emilia - sono dati confermati anche dall'Ipcc, l'International Panel of Climate Change, che attribuisce alle pratiche agricole un potenziale di stoccaggio di carbonio nel suolo".

 

È con questa convinzione che grazie a Filiera Italiana Foraggi, Società che riunisce la maggioranza dei produttori di erba medica disidratata a livello nazionale, è nato il progetto MediCarbonio, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna. "Lo studio ha avuto come obiettivo la valutazione del contributo dei medicai - ricorda Maria Teresa Pacchioli - soprattutto quelli presenti fuori dai principali comprensori agrozootecnici nel sequestro del carbonio nel suolo e di raccogliere gli elementi di sostenibilità dell'intera filiera dei foraggi essiccati, in ottica di una certificazione ambientale".

 

La ricerca ha quantificato le emissioni dovute alla coltivazione e alla produzione di erba medica attraverso l'analisi Lca, Life Cycle Assessment, principale strumento riconosciuto a livello europeo in grado di definire il carico ambientale di un prodotto o di un processo durante tutto il suo ciclo di vita e la valutazione dello stock di carbonio nel suolo di appezzamenti che vedono nella rotazione questo foraggio. "In definitiva - conferma la ricercatrice del Crpa - la presenza dell'erba medica nelle rotazioni ha un effetto documentato sul mantenimento e incremento del carbon stock".

 

Accanto a MediCarbonio ci sono numerosi altri progetti dedicati a questa preziosa risorsa perché oggi purtroppo non si fa ancora abbastanza per proteggerlo, come evidenziato nel podcast sottostante. Tra i numerosi si ricordano EJPSoil e Soil4life, due progetti incentrati sull'importanza che riveste il suolo e sulla necessità di promuoverne un uso sostenibile.

 

Ascolta l'intervento di Claudia Di Bene, ricercatrice del Crea, e Salvatore Infantino del Servizio Fitosanitario della Regione Puglia.

Puoi trovare tutti i podcast della playlist "Azzurro Verde e Marrone" in questa pagina

 

L'Unione Europea, nel perseguire gli obiettivi che si è data col Green Deal, punta a maggiori sequestri (310 milioni di tonnellate dovranno essere assorbite al 2030) e la Commissione proporrà un meccanismo per la certificazione dell'assorbimento del carbonio che servirà per regolare i mercati volontari del carbonio sul suolo europeo, creando un sistema di regole armonizzato in ambito comunitario. "Va da sé che tra noi del Parlamento - sottolinea l'europarlamentare Paolo De Castro - ci sarà un dibattito con la Commissione, perché il futuro mercato dei crediti di carbonio dovrà comunque essere regolamentato con chiarezza per mettere i produttori agricoli nelle migliori condizioni di agire".

 

Nella penisola la riduzione di terreni agricoli coltivati, sia pure a vantaggio delle superfici forestali, è un fattore di degrado del territorio. "Le stime indicano che nell'ultimo mezzo secolo la superficie agricola utilizzabile si è gradualmente ridotta fino agli attuali 12,8 milioni di ettari - precisa De Castro - a causa dell'abbandono di circa un 30% dei terreni agricoli e di una cementificazione che ha reso i suoli sempre più impermeabili".

 

L'impiego extra agricolo del suolo rende prezioso un bene sempre più limitato: il Paese - segnala Cia Agricoltori Italiani - perde, di fatto, 2 metri quadri di suolo al secondo, a causa di asfalto e cementificazione, in media 19 ettari al giorno nel 2021 (quasi 60 chilometri quadrati nel 2020). "Superfici tali che - sottolinea il presidente nazionale della Confederazione Cristiano Fini - diversamente avrebbero garantito l'infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua, quel drenaggio fondamentale contro alluvioni e frane. Sono disastri che mettono a rischio oltre 8 milioni di persone in aree ad alta pericolosità e almeno in dieci regioni italiane, tra cui Liguria, Emilia Romagna, Marche e Calabria, mentre per otto si calcola un rischio maggiore del 90%: è il caso di Campania, Friuli Venezia Giulia, Sicilia".

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Serve approvare definitivamente la legge contro il consumo di suolo, osserva infine l'Organizzazione agricola, oltre a investire sulle cure adeguate del terreno "per una sua migliore fertilità, e contribuire alla diminuzione dei gas serra nell'atmosfera perché l'agricoltura cattura anidride carbonica per eccellenza".

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