Le aziende che vogliono mitigare la propria carbon footprint (l'impronta carbonica, cioè la quantità di CO2 emessa in atmosfera) hanno due strade: diminuire le emissioni oppure comprare crediti di carbonio sul mercato.

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Un credito di carbonio corrisponde ad 1 tonnellata di CO2 equivalente che è stata sottratta dall'atmosfera o di cui si è evitata l'emissione. Piantare un albero significa sequestrare anidride carbonica nel legno e quindi generare crediti, come anche evitare che un albero sia tagliato.

 

Anche gli agricoltori possono adottare buone pratiche che sono potenzialmente in grado sequestrare CO2 all'interno del suolo. Ad esempio non arando il terreno si preserva la sostanza organica presente nel sottosuolo, la quale per crescere ha assorbito CO2 dall'atmosfera.

 

Crediti di carbonio, un prezzo troppo basso

Nel 2021 sono stati acquistati 156 milioni di crediti di carbonio da parte di aziende, privati e governi che volontariamente hanno deciso di mitigare la propria impronta carbonica (dati The Wall Street Journal). Ad oggi il surplus è di circa 700 milioni di crediti.

 

Il mercato dei crediti di carbonio è caratterizzato da un eccesso di offerta che mantiene molto basso il prezzo di tali crediti, intorno a circa 6 dollari. Ma le emissioni compensate sono oggi una piccola frazione del totale delle emissioni a livello globale.

 

Secondo CDP, una Ong che monitora gli sforzi del settore privato verso la sostenibilità, nel 2020 circa 900 aziende statunitensi erano responsabili da sole di 9 miliardi di tonnellate di CO2 liberate in atmosfera. Risulta dunque evidente come il mercato potenziale sia enorme e tutte le aziende ormai stanno adottando programmi proprio di riduzione dell'impronta ambientale.

 

Secondo McKinsey la domanda annuale di crediti di carbonio, nel prossimo decennio, arriverà a 2 miliardi l'anno, un bel salto in avanti rispetto ai 156 acquistati nel 2021.

 

Il ruolo dell'agricoltura

Oggi il prezzo dei crediti di carbonio è ancora troppo basso per spingere gli agricoltori a modificare il proprio modo di lavorare per adottare un approccio conservativo al campo. Secondo uno studio dell'Università di Singapore le quotazioni dovrebbero raggiungere i 40 dollari per credito affinché per gli agricoltori diventi interessante questo nuovo business.

 

Si tratta di quotazioni che non sembrano così lontane dall'essere raggiunte, se effettivamente la domanda di carbon credit subirà quella impennata che gli analisti si aspettano. E anche le aziende, soprattutto quelle energivore, stanno correndo ai ripari. Una Compagnia energetica australiana ha acquistato dei terreni per piantare alberi, mentre una Società petrolifera olandese ha investito in una Startup brasiliana attiva proprio nel produrre crediti di carbonio da una gestione conservativa della Foresta Amazzonica.

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Secondo diverse società di consulenza i prezzi dovrebbero dunque crescere velocemente nei prossimi anni, superando i 40 dollari. La velocità di questo incremento dipenderà dalla volontà dei governi di mettere un freno al surriscaldamento globale, come anche dalla pressione dell'opinione pubblica sulle aziende.