Gli agricoltori sono demoralizzati. Si spaccano la schiena in campo e a fine anno gli va bene se hanno i bilanci in pareggio. Forniscono cibo alle persone, ma spesso vengono percepiti come privilegiati sussidiati dallo Stato. L'attuale crisi energetica ci ha messo il carico da novanta. Tutti i costi sono schizzati alle stelle e ora tanti agricoltori temono per la sopravvivenza delle proprie aziende.

 

È il caso di Giovanni Battista Spanò, agrumicoltore calabrese titolare di una piccola Azienda agricola nel comune di Locri (Reggio Calabria). 7 ettari tra arance Navel, mandarino tardivo di Ciaculli e clementine, più alcuni nuovi impianti di limoni e bergamotto non ancora in produzione.

 

"Il mio è un grido di disperazione che accomuna tanti piccoli agricoltori che sono nella mia stessa situazione", ci racconta Giovanni. "I costi di produzione quest'anno sono schizzati alle stelle e se a fine stagione il prodotto non ci verrà pagato il giusto la chiusura è inevitabile".

 

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Rincari alle stelle per energia e fertilizzanti

Giovanni ci mostra due bollette elettriche, una dell'agosto 2021, l'altra di giugno di quest'anno. Il confronto è impietoso. Se lo scorso anno pagava 107 euro, oggi ne ha dovuti sborsare 1.229, un aumento del 1.148%, undici volte tanto.

 

L'energia elettrica viene usata per azionare le pompe destinate all'irrigazione, essenziale per avere produzioni di qualità. Lo scorso anno Giovanni ha speso in tutto 1.300 euro, quest'anno si andrà ben oltre i 3mila euro. E pensare che ha da poco rinnovato gli impianti con sistemi più efficienti, altrimenti la bolletta avrebbe sfiorato i 10mila euro.

 

Albero da frutto

Albero da frutto

(Fonte foto: Giovanni Battista Spanò, agrumicoltore calabrese)

 

Ma i rincari riguardano un po' tutte le voci di spesa: il gasolio agricolo si pagava lo scorso anno, in media, 0,77 euro al litro, mentre quest'anno ci vogliono 1,29 euro. Un aumento, sempre in media, del 67%. Percentuali simili per i fertilizzanti, che hanno fatto registrare un +56%. Se nel 2021 Giovanni spendeva 3.150 euro, quest'anno invece ne dovrà sborsare 4.900. Anche le parti di ricambio dei mezzi agricoli sono aumentate (+28%) così come i costi per i dipendenti.

 

Servono aiuti urgenti alle aziende agricole

"In questa situazione serve che lo Stato ci dia una mano, altrimenti rischiamo la chiusura. Per ora hanno varato un provvedimento che prevede il credito d'imposta. Ma le bollette noi le dobbiamo pagare oggi, mentre il credito lo riscuotiamo con la dichiarazione dei redditi del prossimo anno".

 

Insomma, per Giovanni servirebbero aiuti molto più concreti ed immediati. "Servono dei tagli direttamente in bolletta, perché non tutte le aziende sono in grado di anticipare queste somme".

 

L'altro nodo riguarda il rapporto con i commercianti. "I grossisti che vengono a ritirare il prodotto accetteranno un aumento dei prezzi? Perché con i costi di produzione che ho avuto io dovrò vendere la mia marce al 45% in più, altrimenti ci rimetto di tasca mia".

 

Mandarini

Mandarini

(Fonte foto: Giovanni Battista Spanò, agrumicoltore calabrese)

 

I conti sono presto fatti. Lo scorso anno Giovanni vendeva 1 chilo di mandarini tardivi di Ciaculli a 35 centesimi, oggi ne deve chiedere 50 per andare in pari e 54 se vuole ricavarne un piccolo reddito per far sopravvivere la propria famiglia. Lo stesso vale per le arance Navel: 25 centesimi lo scorso anno, 36 per il pareggio quest'anno e 39 se vuole ricavarne qualcosa.

 

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"La cosa che fa più rabbia è che noi lottiamo per pochi centesimi e poi vedi nei supermercati le arance a 2,5 euro al chilogrammo e capisci che a guadagnarci sono gli altri. Noi agricoltori ci assumiamo tutti i rischi, coltiviamo la terra e poi la merce ci viene comprata ad una miseria. Quest'anno però non ho intenzione di lavorare per gli altri, piuttosto lascio tutti i frutti sugli alberi. Fino a che punto la filiera è disposta a spremerci?".

 

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