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Finanziato dal programma IMCAP dell'Unione europea
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La sicurezza alimentare globale, i cambiamenti climatici, i Piani Strategici Nazionali della Politica Agricola Comune (Pac), ma anche l'etichettatura e le sfide ambientali (compreso il dossier sullo stoccaggio di carbonio). È l'elenco delle partite sul tavolo della presidenza ceca in Ue, che impegnerà il Consiglio Europeo fino alla fine dell'anno.

 

C'è da correre, perché i temi sono concatenati e, sostanzialmente, interconnessi, soprattutto con le grandi riforme che accompagnano la vita dell'Unione Europea e dei singoli Stati membri. A partire naturalmente dalla Politica Agricola Comune, che al giro di boa dei primi sessanta anni di vita si ritrova a dover fronteggiare l'avvio di una riforma dal prossimo primo gennaio senza che tutti i Paesi comunitari abbiano ancora terminato di fare i compiti.

 

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Il riferimento, naturalmente, in questa puntata conclusiva del progetto ParteciPAC finanziato dalla Commissione Europea, è ai Piani Strategici Nazionali, strumenti fino ad ora inediti che rientrano appunto fra le grandi novità della riforma della Pac avviata dai commissari all'Agricoltura Dacian Ciolos e Phil Hogan e approvata con il successore, Janusz Wojciechowski.

Strumenti spiegati nel dettaglio da Fabian Capitanio, professore associato di Economia e Politica Agraria all'Università di Napoli Federico II.

 

Guarda la videointervista a Fabian Capitanio.
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Un ripasso rapido. "I Piani Strategici Nazionali sono uno strumento nuovo affidato alla discrezionalità degli Stati membri, nel rispetto di alcune linee guida vincolanti, adottati per garantire una maggiore flessibilità per legare le politiche agricole alle esigenze reali dei territori", sintetizza con la consueta efficacia l'europarlamentare Paolo De Castro, già ministro dell'Agricoltura in Italia e docente di Economia e Politica Agricola all'Università di Bologna.

 

Il percorso di stesura dei Piani Strategici Nazionali si è mostrato più accidentato del solito e molti Piani sono stati rinviati al mittente da Bruxelles per essere riconsiderati, previa stesura di indicazioni e suggerimenti elegantemente vincolanti nella loro essenza.

 

Ad oggi solamente Danimarca, Francia, Polonia, Portogallo e Spagna hanno ricevuto il via dalla Commissione Ue, mentre l'Italia - sostanzialmente destinataria di osservazioni per oltre quaranta pagine - dovrebbe entro la fine di settembre inoltrare a Bruxelles le proprie contro osservazioni.

 

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Un iter complesso e sicuramente in questa fase non agevolato dalle dimissioni del premier Draghi e dalla campagna elettorale in corso (in Italia si vota il prossimo 25 settembre). Fatto sta che la risposta della Commissione Ue dovrebbe poi arrivare nel mese di novembre. I tempi, insomma, sono stretti. E alcune scelte di indirizzo colturale dovranno essere già state prese dagli imprenditori agricoli, di fatto senza conoscere il Piano Strategico Nazionale.

 

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La riforma della Pac, che mette sul piatto per il periodo 2023-2027 un budget di quasi 400 miliardi di euro in sette anni per i circa 10 milioni di agricoltori (la dote per l'Italia ammonta a 35,67 miliardi), presenta significative novità rispetto al passato.

 

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L'obiettivo è quello di armonizzare gli obiettivi del Green Deal e delle Strategie Farm to Fork e Biodiversity 2030 alla Politica Agricola Comune. Si percepiscono dunque gli sforzi per raggiungere l'obiettivo (finora non vincolante, ma un Regolamento è atteso nel 2030) del 25% di Superficie Agricola Utile (Sau) destinata a coltivazioni biologiche.

 

Il biologico è oggetto di attenzione anche nell'ambito degli ecoschemi, altra rilevante novità della Pac 2023-2027. "La pratica degli ecoschemi obbliga gli agricoltori di fatto ad adottare comportamenti ambientali molto più spinti, anche rispetto a quanto aveva previsto il greening nella precedente programmazione - spiega De Castro - per poter accedere a un quarto degli aiuti diretti", cioè il 25% dei fondi del Primo Pilastro.

 

Il Piano Strategico Nazionale, che come detto assicura una maggiore flessibilità per le diverse agricolture del territorio, si mostra flessibile anche nella possibilità anno per anno di poter essere modificato, così da rispondere - sempre in accordo con le linee guida dell'Ue - alle esigenze degli imprenditori e per il raggiungimento degli obiettivi individuati.

 

L'innovazione ambientale spinge gli agricoltori "verso una maggiore sostenibilità e impone uno sforzo maggiore verso i cambiamenti climatici, anche se la politica ambientale per essere efficace deve essere accompagnata da una politica economica e sociale: non possiamo chiedere maggiori sforzi agli agricoltori se poi non sono capaci di competere in un mercato sempre più difficile", ha specificato De Castro.

 

Ascolta l'intervento di Paolo De Castro e di altri esperti.
Puoi trovare tutti i podcast della playlist "Con i Piedi in Campo" in questa pagina

 

Un altro elemento di rottura col passato che presenta la riforma della Pac in vigore dal gennaio 2023 riguarda la condizionalità sociale, risposta efficace alle richieste del mondo del lavoro e che impone (finalmente!) che "gli aiuti Pac siano riservati a chi effettivamente rispetta le regole del lavoro". Un modo, in pratica, di evitare la concorrenza sleale fra imprese agricole ligie alle norme sul lavoro e chi, al contrario, se ne infischia.

 

Restano ancora molte sfide da affrontare, che per il futuro non potranno essere gestite autonomamente, senza tenere conto delle esigenze delle imprese, delle catene di approvvigionamento e dei cittadini. Qualche esempio: l'etichettatura completa, trasparente, non ingannevole e non penalizzante di quell'agricoltura ad alto valore aggiunto e con una marcata presenza di prodotti Dop come l'Italia. E ancora, l'innovazione per contrastare l'emergenza climatica in atto (dall'agricoltura di precisione alle Tecniche di Evoluzione Assistita per intervenire ab origine), provvedimenti per affrontare l'educazione alimentare con maggiore forza e risultati concreti (anche per migliorare l'impatto sui sistemi sanitari).

 

E poi, ancora, soluzioni per migliorare logistica, velocità dei trasporti, sicurezza e conservazione delle merci, politiche internazionali e accordi multilaterali per rafforzare la capacità di penetrazione sui mercati esteri e tutelare le indicazioni geografiche. Senza dimenticare, in tutto questo, se possibile, una fiscalità comune e sforzi condivisi per rafforzare la sovranità alimentare.

 

Cos'è la PAC - Politica Agricola Comune

(Fonte infografica: Consiglio dell'Unione Europea)
(Clicca sull'immagine per ingrandirla)

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