Cosa dobbiamo attenderci dal prezzo del grano? Domanda semplice, risposta difficilissima. Persino i future, che stabiliscono un'indicazione di prezzo per i mesi successivi, hanno andamenti altalenanti e, in parte, contrapposti.

 

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D'altronde, lo scenario a livello mondiale è alquanto complesso. Secondo le previsioni dell'Usda, il Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti, nel 2022-2023 le produzioni a livello mondiale dovrebbero assestarsi a 771,64 milioni di tonnellate, in flessione dello 0,9% rispetto all'annata precedente. I primi tre grandi produttori mondiali, cioè Cina, Unione Europea e India, che rappresentano rispettivamente il 17,5%, il 17,4% e il 13,7% delle produzioni planetarie, secondo il forecast Usda dovrebbero fronteggiare uno scenario di minore produzione, in frenata dell'1,4% per l'ex Celeste Impero, del 3,1% per l'Ue-27 e del 3,3% per l'India.

 

Certo, sono previsioni e non è affatto detto che poi concretamente le cose andranno così, perché ci sono variabili meteoclimatiche in corso, c'è l'incognita dei fertilizzanti, degli orientamenti produttivi. Molto banalmente, essendo il grano una coltura che tendenzialmente non necessita di essere irrigata (salvo appunto emergenze di stress idrico), potrebbe essere scelta come alternativa al mais, almeno a determinate latitudini.

 

Torniamo ai prezzi. Le quotazioni del frumento dello scorso 28 luglio indicano come prezzi una forbice che va dai 296,55 euro alla tonnellata della Borsa Merci di Chicago, fino ai 341,25 euro/tonnellata di Parigi. In mezzo, il listino di Londra, che quotava 320,93 euro.

 

Siamo lontani dal picco toccato lo scorso 7 marzo, quando il Chicago Board of Trade era schizzato a 480,62 euro/tonnellata, seguito dal Matif di Parigi a 422,50 euro/tonnellata e dalla Piazza di Londra a 360,06 euro alla tonnellata. Cosa aspettarsi in futuro.

 

I future

Le quotazioni di settembre sostanzialmente confermano le posizioni di fine luglio: 296,55 euro/tonnellata per i future sulla Piazza di Chicago e 341,25 euro a Parigi. Londra conferma le quotazioni attuali anche per il prossimo novembre: 320,93 euro alla tonnellata. Sarà effettivamente così?

 

Ricordiamo, a titolo di cronaca, che i prezzi future sono sensibili tanto quanto le quotazioni in real time, e forse anche di più, agli eventi. E lo sblocco dei porti sul Mar Nero, ad esempio, potrebbe di colpo calmierare i prezzi. Non dimentichiamo che il mercato del grano è soggetto a tensioni speculative e che, in questa fase in cui è in corso la guerra in Ucraina, che coinvolge due dei principali esportatori mondiali di grano, qualsiasi notizia che proviene da là facilmente innesca oscillazioni di prezzo e, anche, speculazioni.

 

A dicembre previsioni contrastanti

Se fino a novembre la situazione sembra alquanto lineare, è da dicembre 2022 che le quotazioni globali cominciano a divergere.

 

Chicago segna un incremento e arriva a 303,17 euro/tonnellata, valore che cresce a 309,07 euro/tonnellata a marzo 2023 e arriva a 311,70 euro/tonnellata per i future in scadenza a maggio 2023.

 

Andamento proiettato alla crescita anche per la Borsa di Londra, che a gennaio 2023 passa a 324,64 euro/tonnellata dai 320,93 euro/tonnellata di novembre e sale anche a marzo (325,89 euro/tonnellata) e a maggio (326,79 euro/tonnellata).

 

Parigi, invece, dalle quotazioni dei future di settembre 2022, che, ricordiamo in questa orda di numeri, è allineata a quella di fine luglio (341,25 euro/tonnellata), innesca una decelerazione progressiva fino al prossimo maggio, così che i listini del Matif tendono di fatto ad avvicinarsi ai valori di Londra e Chicago.

 

Per riassumere brevemente: il Matif di Parigi segna 328,50 euro/tonnellata per i future a dicembre 2022, poi giù a 325,75 euro/tonnellata a marzo 2023 e giù di poco a 324 euro/tonnellata nelle previsioni di maggio 2023.

 

Una curiosità: per scendere sotto la soglia dei 250 euro/tonnellata si deve attendere marzo 2025, quando i future quotati a Parigi scenderanno a 245 euro/tonnellata da una precedente quotazione del mese di dicembre 2024 di 281 euro. Chicago, invece, toccherà come valore più basso i 265,24 euro/tonnellata previsti per luglio 2025.

 

Sono prezzi che si collocano su valori storicamente più elevati rispetto alle medie dei prezzi degli ultimi cinque anni.

 

L'incognita russa

Se per ora potrebbe influenzare di poco sui listini la possibilità per gli agricoltori europei di utilizzare gli ettari incolti, potrebbe invece giocare un ruolo sull'andamento del mercato lo scenario russo, fortemente incerto, anche perché divergono i numeri fra le previsioni Usda e quelle di altri data analyst. Ma anche in questo caso, molto dipenderà dalla domanda.

 

Negli ultimi quindici anni, riporta il report della britannica Agriculture and Horticulture Development Board (Ahdb), la Russia è diventata un attore importante nei mercati globali del grano, essendo attualmente il più grande esportatore mondiale di grano (secondo l'Usda nel 2022-2023 la previsione dell'export russo è di arrivare a 40 milioni di tonnellate, in crescita del 21,2% rispetto al 2021-2022). Per questo motivo, la produzione russa può influenzare il sentiment del mercato.

 

La produzione russa dovrebbe crescere dell'8,5% su base tendenziale e raggiungere gli 81,5 milioni di tonnellate (i dati si trovano anche sul sito Teseo.Clal.it). Sarà effettivamente così? I britannici di Ahdb rilevano che le previsioni Usda sono diverse rispetto a quanto riportato dalle società di consulenza russe come SovEcon e Ikar, che si aspettano una produzione maggiore, addirittura superiore di quasi 10 milioni di tonnellate.

 

E anche l'International Grains Council ha previsto che il raccolto russo possa spingersi fino a 85,2 milioni di tonnellate, una cifra più alta appunto del forecast Usda (81,5 milioni).

 

Sono numeri che potrebbero assestare un colpo ribassista al mercato. Tuttavia, entrano in gioco anche altre variabili, a partire da una domanda che si sta rivelando superiore alle disponibilità globali di grano. Questo scenario dovrebbe o potrebbe mantenere i prezzi del grano su valori elevati. Ma scriverlo sulla pietra è decisamente eccessivo.

 

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