Nella Puglia devastata dalla Xylella fastidiosa sono ormai iniziate le piantumazioni di nuovi oliveti resistenti a questo batterio che in pochi anni ha distrutto l'olivicoltura del Salento.


Ad oggi sono due le cultivar di olivo che resistono agli attacchi del batterio: Leccino e Favolosa. Due varietà che piano piano andranno a rimpiazzare le cultivar autoctone di questo areale per consentire alla Puglia di tornare ad essere il frantoio d'Italia.


Tuttavia se da un lato queste piante sono resistenti alla Xylella fastidiosa, dall'altro non si adattano perfettamente a questi areali. Esse infatti hanno un fabbisogno idrico superiore rispetto alle cultivar autoctone del Salento, abituate in secoli di evoluzione a gestire la penuria di acqua.


I nuovi oliveti, dunque, per essere produttivi avranno bisogno di essere irrigati, ma visto che nel Sud della Puglia l'approvvigionamento idrico è assai problematico, sarà essenziale far fruttare ogni millimetro di acqua, anche perché i cambiamenti climatici ci stanno già dimostrando quanto nei prossimi anni le precipitazioni saranno scarse in tutta l'area del Mediterraneo.

 

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All'irrigazione ci pensa l'intelligenza artificiale

Da queste premesse prende avvio un progetto che ha coinvolto il Frantoio Cooperativa Borgo Ajeni, in provincia di Brindisi, e la startup siciliana Smart Island, realtà innovativa che si occupa di Agricoltura 4.0. Una giovane Azienda che ha il compito di mettere gli agricoltori nelle condizioni di gestire in maniera intelligente l'irrigazione, fornendo acqua alle piante solamente nel momento in cui ne hanno bisogno al fine di massimizzare la produttività e ridurre al minimo gli sprechi.


"In un oliveto sperimentale di 1 ettaro, in cui sono presenti cinquecento olivi cultivar Leccino, sono stati applicati i nostri sensori Daiki che hanno il compito di acquisire dati ambientali e del terreno, come ad esempio la temperatura, la disponibilità idrica, la conducibilità elettrica e tanto altro ancora", spiega Maria Luisa Cinquerrui, fondatrice della startup Smart Island.


"Tutti questi dati vengono poi caricati in un software in cloud e possono essere facilmente monitorabili dall'agricoltore o dall'agronomo che segue l'azienda agricola per decidere se e quanto irrigare, ma forniscono dati preziosi anche per una corretta concimazione".

 

Uno dei sensori presenti in campo

Uno dei sensori presenti in campo

(Fonte foto: Smart Island)

 

La gestione dell'acqua diventa intelligente

Negli oliveti dotati di impianto di irrigazione la gestione dei turni irrigui è fatta spesso a calendario o comunque quando c'è la disponibilità di acqua. Con il sistema Daiki invece l'agricoltore può monitorare attentamente il livello di stress idrico ed intervenire solamente quando la pianta ha davvero necessità di essere irrigata.


Presso la Cooperativa Borgo Ajeni accanto all'oliveto gestito con il sistema Daiki è stato affiancato un altro impianto identico, ma gestito in maniera tradizionale. "Tra un anno potremmo mettere a confronto i dati relativi alla quantità di acqua utilizzata nei due impianti e alla produttività degli oliveti in modo da capire se, come noi crediamo, attraverso la nostra tecnologia è possibile produrre più olive con meno acqua", conclude Maria Luisa Cinquerrui.


Il sistema sviluppato da Smart Island ad oggi raccoglie i dati che vengono analizzati grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale per fornire all'agricoltore un consiglio irriguo puntuale. In futuro sarà invece possibile lasciare alla gestione del software l'apertura e la chiusura delle valvole dell'irrigazione, in modo che tutto venga gestito in maniera autonoma dal sistema.

 

La gestione idrica, una questione non da poco

Spesso si sente dire che l'olivo è una coltura che non ha bisogno di acqua per produrre. Si tratta tuttavia di una credenza errata in quanto se è vero che questa specie resiste molto bene alla carenza idrica, è altrettanto vero che per avere produzioni soddisfacenti, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, è necessario fornire la giusta quantità di acqua nei momenti chiave dello sviluppo fenologico.


Non solo. Una corretta gestione dell'acqua ha un impatto determinante anche sull'accumulo di sostanze antiossidanti all'interno della drupa e nella difesa della stessa dalla mosca dell'olivo. Stress idrici controllati hanno infatti il potere di indurre nella pianta la sintesi e l'accumulo di polifenoli, sostanze che accrescono il valore qualitativo dell'olio prodotto.


Inoltre, esperienze condotte in Toscana hanno dimostrato che mandare in stress le piante nei periodi di massima pressione della mosca gioca un ruolo importante nel tenere bassi gli attacchi. Drupe leggermente disidratate sono infatti meno appetibili per la mosca e i frutti sono meno facili da penetrare per la deposizione dell'uovo.

 

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In conclusione saper gestire al meglio il fattore acqua all'interno dell'oliveto permette all'agricoltore non solo di ritornare a produrre dopo la devastazione causata dalla Xylella fastidiosa, ma offre anche un valido strumento per gestire al meglio la difesa e aumentare la qualità dell'olio prodotto.