Cibo o energia: questo il dilemma. Nelle ultime settimane sui media, sia in Europa sia negli Stati Uniti, sono state registrate le numerose perplessità di politici e di ricercatori riguardo la trasformazione di prodotti agricoli in biocarburanti.

 

Il dualismo si ripropone anche a riguardo di un altro tema oggi caldissimo: l'agrivoltaico - oggi oggetto di finanziamenti e anche di un recente quadro normativo. Con il D.L. 199 del 2021 sono state stabilite le superfici idonee per impianti da fonti energetiche rinnovabili: una definizione assolutamente necessaria visto l'avidissimo mercato attuale.

 

Una ricerca quasi spasmodica di superfici è oggi in atto in tutto il Paese, peraltro con proposte di acquisto a prezzi formidabili. Notiamo tuttavia che la maggior parte dei soggetti proponenti nella quasi generalità dei casi non sono società agricole: questo rappresenta non solo un'opportunità persa per il settore ma anche un notevole pericolo.

 

La crescita di impianti poco idonei e legati unicamente a considerazioni di carattere finanziario (magari effimere) sarebbe esiziale per il futuro dell'agricoltura nazionale. Mentre l'agrivoltaico, se ben realizzato, con caratteristiche di tecniche, agronomiche e di impatto ambientale e paesistico adeguate, magari organizzato all'interno di comunità energetiche nell'ambito di precise strategie locali, potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità per il mondo agricolo. Dai non numerosissimi studi in bibliografia si è visto che è possibile avere impianti con una notevole produzione di elettricità che si accompagna a una rilevante produzione agricola. Al di sotto di tettoie fotovoltaiche mobili e altre di 4,5 metri è possibile coltivare specie sciafile (che preferiscono l'ombra) ma anche frumento con rese che vanno dall'80 al 120% rispetto alle medie produttive.

 

La copertura può inoltre ridurre l'evapotraspirazione quindi il consumo di acqua, proteggere da grandine e diminuire gli attacchi di parassiti oltre a fornire il supporto fisico a differenti impianti e sensori per l'agricoltura 4.0. Una tecnica, come dicono quelli bravi, win-win. Non lasciamola ad altri.