Alla fine, ha ragione il professor Leonardo Becchetti, economista dell'Università di Tor Vergata a Roma, a mettere in allerta sulla vera sfida di questi tempi: i cambiamenti climatici, che impongono choc ben più duraturi e verso i quali è decisamente più difficile adeguarsi rispetto ad altri eventi più "episodici", come la pandemia o la guerra in Ucraina, che il mercato riesce - seppure mietendo qualche vittima - ad assorbire e a riassestarsi.

 

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Principi che valgono anche nei confronti della produzione di foraggi, che sta attraversando - seppure con prezzi di mercato decisamente più elevati rispetto allo stesso periodo del 2021 - una fase di contrazione delle produzioni, nell'ordine del 10-20% a seconda degli areali interessati, per effetto della siccità, che ha ritardato mediamente di dieci, quindici giorni i primi sfalci e tagliato appunto i quantitativi.

 

Seppure alle prese con una coltura particolarmente interessante sul piano ambientale, anche in ottica di riforma della Politica Agricola Comune (Pac), i principali produttori europei, dalla Spagna alla Francia, ai Paesi Bassi, stanno riducendo le produzioni, spinti da due fattori. Da un lato la diminuzione del carico zootecnico, in particolare nel settore lattiero, mentre dall'altro lato pesano le incognite legate al grano proveniente dall'Ucraina, che costituisce un serbatoio non indifferente per l'Unione Europea. Così, le imprese agricole sembrano più interessate a seminare cereali rispetto all'erba medica.

 

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"L'aumento dei costi - ha spiegato Riccardo Severi, direttore di Aife/Filiera Italiana Foraggi - rischia di minare la marginalità delle aziende, ma le prospettive restano interessanti per l'export".

 

Ne è convinta Bonifiche Ferraresi, che nelle scorse settimane ha inaugurato un impianto all'avanguardia per disidratare il foraggio appena raccolto e renderlo più idoneo al trasporto e al formato richiesto dai mercati internazionali.

 

L'investimento dell'Azienda L'Erba del Persico, che rientra nella galassia del Gruppo guidato da Federico Vecchioni, ammonta a circa 10 milioni di euro e avrà una capacità produttiva doppia rispetto a quella attuale, arrivando a circa 80mila tonnellate all'anno.

Le linee produttive forniranno foraggio macinato e ricompattato per il trasporto e foraggio disidratato e saranno certificate nel loro percorso di filiera.

 

Le esportazioni nel 2021 hanno registrato andamenti contrastanti. Per quanto riguarda la "farina e gli agglomerati di erba medica in forma di pellet", le vendite all'estero nel 2021 sono diminuite del 20,4% rispetto alla data precedente, mantenendosi comunque su quantità superiori rispetto alla media del triennio 2017-2019. Fra gennaio e febbraio di quest'anno l'export ha registrato una ulteriore diminuzione (-63,7%), molto probabilmente perché, fra prezzi di mercato particolarmente elevati e rischio siccità che già nei primi due mesi del 2022 appariva alquanto concreta, i produttori italiani hanno preferito mantenere il prodotto in Italia a disposizione degli allevatori, qualora fosse necessario attingere alle scorte.

 

I dati, elaborati da Teseo.Clal.it, mettono in luce che i primi acquirenti nella tipologia "farina ed agglomerati di erba medica in forma di pellet" sono Arabia Saudita, Giappone, Regno Unito e Grecia.

 

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La siccità e una minore produzione in campo hanno proiettato le quotazioni dei foraggi ai massimi da 13 anni a questa parte

(Fonte foto: Clal)

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Nel 2021 rallenta anche per l'export di fieno, barbabietole, navoni rutabaga e altre radici da foraggio (-12,4%), con gli Emirati Arabi che da soli rappresentano oltre il 50% degli acquirenti. Si attesta invece in forte ripresa (+117,8%) l'export nel primo bimestre 2022, sempre con la Gulf Area fra le principali destinazioni. Ma è evidente: l'area mediorientale del Golfo Persico sta incentivando lo sviluppo di filiere zootecniche locali nel settore lattiero caseario e i foraggi restano una delle principali voci della dieta alimentare delle bovine. L'import di foraggi di qualità, alla luce di una carenza strutturale di materia prima, è l'unica strategia ammessa, tenuto conto che le carenze idriche dell'area rendono particolarmente complesso creare produzioni foraggere locali.

 

Segno positivo (+43,9% fra gennaio e febbraio di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2021) per le esportazioni di paglia in balloni, con Svizzera, Austria e Spagna principali Paesi di destinazione.

 

Così come altre materie prime, anche i foraggi e derivati hanno subìto una forte accelerazione dei prezzi. Per il fieno di erba medica pressato, che ha raggiunto una quotazione massima di 330 euro alla tonnellata in Borsa Merci a Milano, parliamo di aumenti nell'ordine del +32,17% rispetto a maggio 2022 e del +115,75% rispetto alla media di giugno 2021.

 

Anche il fieno di erba medica pressato è quasi raddoppiato: +95,35% i prezzi medi rispetto al giugno dello scorso anno, per un valore massimo che ha toccato i 230 euro alla tonnellata.

Ha invece raggiunto i 335 euro/tonnellata di quotazione massima all'inizio di giugno l'erba medica disidratata in balloni, con un apprezzamento del 72,60% rispetto al mese di giugno del 2021.

 

Voci che contribuiscono ad aggravare il bilancio dei costi alimentari nelle aziende agricole da latte, mettendone in parte a rischio la liquidità e la sopravvivenza stessa, in alcuni casi.