I consorzi di bonifica della Campania sono attesi ad un definitivo salto di qualità, ma è urgente cambiare e in meglio la normativa regionale di riferimento, ad oggi ferma alla ormai vecchia Legge Regionale numero 4 del 25 febbraio 2003 "Nuove norme in materia di bonifica integrale", precisando ruoli, competenze e funzioni degli enti alla luce dei cambiamenti climatici in atto e del mutato assetto del territorio regionale, sempre più urbanizzato e impermeabilizzato, e con dinamiche di smaltimento delle acque profondamente diverse da un tempo.

 

In più c'è la sfida da raccogliere del compimento delle opere di adduzione del bacino di Campolattaro, nel Beneventano, opera strategica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che servirà anche gli acquedotti irrigui del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano, ma solo dopo aver soddisfatto il deficit idropotabile che si prospetta per la regione: 6mila litri al secondo, 3mila dei quali dovranno arrivare dall'invaso.

 

È questa la sintesi di quanto discusso il 18 maggio 2022 a Napoli durante l'evento "Il dovere di praticare la sostenibilità - I consorzi di bonifica e la sfida della transizione ecologica per superare l'emergenza climatica" organizzato dall'Anbi Campania in occasione del Centenario del Convegno delle Bonifiche Venete del 1922 di San Donà del Piave, quando esperti e politici del tempo codificarono per l'Italia le basi tecniche e normative della "bonifica integrale".

 

Bonifica, interessato il 60% del territorio

Il presidente di Anbi Campania, Vito Busillo, ha ricordato i numeri dei consorzi in Campania, dove i territori interessati dalla bonifica coprono oltre il 60% della superficie territoriale della regione per circa 900mila ettari su un totale di 1.367.100. Inoltre, nelle aree di pianura una superficie di circa 286mila ettari è servita da opere di scolo - realizzate e gestite dai consorzi - e di questi oltre 16mila ettari sono influenzati dal livello del mare e richiedono il sollevamento meccanico con impianti idrovori. Mentre ben 100mila ettari vengono irrigati. Busillo ha sottolineato come esista un "Assioma netto tra agricoltura di qualità ed efficienza dei consorzi di bonifica".

 

Irrigazione, un modello di eccellenza 4.0

Sul fronte delle generiche critiche spesso mosse al sistema consortile Busillo ha replicato: "I sistemi di irrigazione nella nostra regione sono tra i più innovativi in assoluto, sistemi intelligenti 4.0, e sono gemellati con la stessa agricoltura 4.0 e ci proiettano nel futuro". A fargli eco Guido D'Urso, docente di idraulica al Dipartimento di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, che ha ricordato il ruolo dei consorzi di bonifica della Campania nello sviluppo di una moderna contabilità dell'acqua con il Programma di Regione Campania Irrisat, grazie al quale vengono comparati i consumi stimati via satellite con quelli misurati nelle aree irrigue campione dagli enti, in modo da ottimizzare l'utilizzo della risorsa e rendere l'irrigazione sostenibile. Tale sistema Anbi Campania e i consorzi lo stanno esportando in Australia grazie al progetto europeo Coala

 

Urgente l'adeguamento normativo regionale

Cosa manca allora? L'adeguamento normativo, fermo ancora in Giunta, ma solo perché "Regione Campania sta studiando anche nuovi compiti per i consorzi. Con la rivoluzione energetica, di cui la Campania è regione pilota, il progetto di Legge Regionale viene condiviso con i consorzi - ha spiegato l'assessore all'Agricoltura di Regione Campania, Nicola Caputo, che ha sottolineato: "Occorre spingere sul nuovo disegno di Legge Regionale perché i consorzi possano diventare degli enti strumentali in grado di rafforzare la nostra agricoltura".

 

Stesso concetto ripreso dal vicepresidente della Regione Campania con delega all'ambiente, Fulvio Bonavitacola, che ha sottolineato la necessità di rivedere la Legge 4 del 2003: "va ristruttura in profondità, anche affidando agli enti altre mansioni, come lo smaltimento dei reflui agricoli e la produzione di energia da fonti rinnovabili".

 

Campolattaro, occasione di rilancio dell'irrigazione

Un'occasione per il rilancio dell'irrigazione è invece tutta nelle opere di infrastrutturazione del bacino di Campolattaro, in provincia di Benevento, un'opera incompiuta della ricostruzione post terremoto del 1980: l'invaso - ottenuto sbarrando con una diga il fiume Tammaro e capace di circa 100 milioni di metri cubi d'acqua - fu costruito e collaudato e mai attrezzato per poter utilizzare l'acqua che contiene.


Su tanto è stato proprio Bonavitacola a chiarire come Regione Campania ha inteso procedere. La Campania deve recuperare 6mila litri al secondo per gli acquedotti idropotabili. Ben 3mila litri al secondo verranno da Campolattaro e altri 3mila dalla riparazione delle perdite su vecchie condutture. Ma sulle infrastrutture di Campolattaro "Il Pnrr mette solo 208 milioni di euro, ma costa di più e il resto dei soldi sono fondi strutturali della Regione Campania" ha affermato. 

 

Bonavitacola ha ancora detto: "Il costo complessivo dell'opera arriva ad un miliardo di euro e mancano 450 milioni. Ecco perché Regione Campania ha dato priorità all'esecuzione delle opere di adduzione verso l'idropotabile". Pertanto l'opera - ai fini dell'adduzione di acque a fini irrigui - sarà completata con i fondi strutturali della prossima programmazione 2023-2027.

 

Allo studio un Cis sull'acqua al Sud

Ma in tema di infrastrutture irrigue potrebbe arrivare una novità per snellire il Pnrr e la spesa di tutti i fondi stanziati per l'acqua Ne ha parlato il deputato Paolo Russo, che ha ricordato come il Pnrr riserva almeno 40% delle risorse economiche al Sud. Ma nel Mezzogiorno ci sono fondi strutturali non spesi per 12 miliardi sul periodo 2014-2022. Sulle formule per recuperare i ritardi, il deputato Russo ha citato i contratti istituzionali di sviluppo. Non solo, per Russo al Ministero per il Sud è allo studio un Cis per l'acqua nel Mezzogiorno nel quale "Sono certo che i consorzi di bonifica saranno in grado di raccogliere la sfida con progetti specifici".

 

Grandi potenzialità da sfruttare

Quella vagheggiata da Russo è un'altra sfida da raccogliere e nella quale inserire e territorializzare anche la proposta che Anbi e Coldiretti si apprestano a presentare a livello nazionale: il Piano Laghetti, che secondo il direttore generale Massimo Gargano intervenuto a Napoli vale "Almeno 1 miliardo di metri cubi ad uso multifunzionale: per l'agricoltura, l'ambiente, la produzione di energia rinnovabile, la fruizione sociale e, alla bisogna, anche per il potabile".

 

Non a caso, nelle sue conclusioni, il presidente nazionale Anbi Francesco Vincenzi ha sottolineato: "I consorzi di bonifica sono il più grande ufficio di progettazione a disposizione della collettività". E "Si deve attuare il Pnrr mediante progetti in grado di rendere un servizio all'agricoltura e ai cittadini, perché mettere a coltura più terreno oggi a riposo, come pure consentito dalle norme europee, ma senza disporre di risorse irrigue adeguate, rischia di essere vano".