"In un momento in cui l'agricoltura deve affrontare sfide epocali è fondamentale spiegare a tutti che non c'è agricoltura senza genetica e se il clima cambia devono cambiare anche le piante che coltiviamo. In questo contesto, le nuove tecnologie per l'evoluzione assistita (Tea o new breeding technique) sono uno strumento fondamentale (e non Ogm) per dare un futuro all'agricoltura italiana. Biotech sviluppa queste conoscenze e le mette a disposizione, per il progresso del settore, in una serie di incontri con le associazioni degli agricoltori e questo è il primo".

 

Così Luigi Cattivelli, direttore del Crea Genomica e Bioinformatica, presenta Biotech, il progetto italiano sul miglioramento genetico vegetale di cui è coordinatore: l'obiettivo è sviluppare, grazie a ricerca e innovazione, piante più resistenti ai cambiamenti climatici e alle malattie, rispondendo alle esigenze di maggiore sostenibilità della transizione verde, e tutelando produttività e competitività delle coltivazioni.

I primi risultati del progetto sono stati presentati lo scorso 6 maggio al Rimini Expo Center, a Macfrut nell'evento formativo organizzato da Cia-Agricoltori Italiani e Crea.

 

La situazione in Italia

Molte delle specie coltivate in Italia dipendono da varietà, ibridi o portinnesti realizzati con conoscenze e tecnologie sviluppate all'estero, una condizione che deve essere superata sviluppando la ricerca vegetale in loco, per rendere il Belpaese protagonista nel contesto europeo e mondiale delle nuove biotecnologie.

Il progetto Biotech intende infatti costruire un know how scientifico che contribuisca a trasformare le conoscenze relative ai genomi delle diverse specie in prodotti migliorati, sempre più competitivi e autenticamente italiani.

 

L'apporto dell'innovazione genetica può essere determinante per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici in agricoltura. Solo nell'ultimo anno, gli eventi estremi sono quasi raddoppiati, tra gelate tardive, bombe d'acqua, ondate di calore, siccità, con un aumento di cinque volte delle perdite di raccolto di frutta e verdura. I danni economici dovuti alla maggiore frequenza di eventi estremi legati al clima ammontano già, in media, a oltre 12 miliardi di euro l'anno in Unione Europea, un miliardo solo in Italia, e ormai i fattori climatici, da soli, spiegano tra il 20% e il 49% delle fluttuazioni del rendimento agricolo - ricordano Cia e Crea in una nota -. Una variabile sempre più ingestibile, quindi, anche per le oltre 300mila aziende dell'ortofrutta italiana che, per assicurare l'aumento delle rese, ridurre l'impatto di prodotti chimici, consumare meno suolo e meno acqua, hanno bisogno di alternative sfidanti e varietà più resistenti.

 

Cisgenesi e genome editing

Il cuore scientifico del progetto Biotech è rappresentato dall'applicazione in particolare della cisgenesi e del genome editing, che non hanno nulla a che vedere con gli Ogm, Organismi Geneticamente Modificati.
Il genome editing non presuppone inserimento di geni estranei provenienti da altre specie, ma opera internamente al Dna della pianta oggetto di miglioramento, inducendo una mutazione del tutto equivalente a quelle che si generano in natura. Si perfeziona quindi il corredo genetico delle piante, ma con maggiore precisione e rapidità, tempi e costi minori e più adattabilità alle tipicità dei territori.

 

Esempi concreti

L'introduzione di tecniche in grado di accelerare e rendere più efficiente il miglioramento genetico permette di rendere le piante più resistenti alle malattie, con una conseguente riduzione dei fitofarmaci, e di migliorare la tolleranza delle colture allo stress idrico e salino. In una parola, scrivono Cia e Crea, grazie a queste tecniche è possibile rendere le piante più vicine a ciò che la società chiede.

Per l'ortofrutta italiana questo vuol dire, ad esempio, ridurre l'uso di agrofarmaci, introducendo per via genetica la resistenza ai funghi parassiti nella vite, alle orobanche infestanti nei pomodori o alla peronospora nel basilico; così come combattere la batteriosi del kiwi o la ticchiolatura del melo. Tutto mantenendo o innalzando le qualità nutrizionali delle colture e con una più elevata conservabilità post raccolta, in un'ottica anti spreco. 


A che punto è la normativa

"L'innovazione genetica è uno degli asset strategici per il futuro dell'agricoltura - ha ribadito Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia all'incontro -. Per questo, ora serve che l'Europa superi l'attuale normativa ormai obsoleta. Ci aspettiamo molto dalla consultazione pubblica sulle nuove tecniche genomiche, aperta il 29 aprile dalla Commissione Ue, per arrivare a una proposta di legge il prima possibile, magari già a fine anno. Le nuove biotecnologie possono davvero permetterci di mantenere le nostre varietà tradizionali e la nostra competitività sui mercati, aumentando al contempo la sostenibilità economica e ambientale".