Sempre più imprese agricole sono guidate da donne. E arrivano oggi a essere oltre un terzo del totale. In Italia sono oltre 200mila le imprenditrici agricole, molte di loro sono under 35, senza contare che occupano il 40% dei posti della forza lavoro. Con i cambiamenti in atto, tra sfide legate alle nuove strategie per i campi e agli obiettivi della transizione ecologica in linea con il Green Deal così come lo vuole declinato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, alla fine del 2020 sono quasi 7mila in più le giovani imprese che fanno agricoltura, con un incremento di oltre il 14% rispetto solo a cinque anni fa.

E proprio quest'anno la Giornata Internazionale della Donna punta i riflettori su "Uguaglianza di genere per un futuro sostenibile", tenendo insieme due elementi essenziali, e riconoscendo il ruolo primario che rivestono le donne nella lotta ai cambiamenti climatici.

Proprio il capitolo clima - tanto caro ai nuovi Piani d'Azione insieme con l'imprenditoria agricola del futuro - tocca da vicino il ruolo delle donne. Secondo l'ultimo rapporto dell'Ipcc, il 40% della popolazione mondiale (oltre 3,3 miliardi di individui) vive in Paesi "altamente vulnerabili al cambiamento climatico" e i disastri dovuti all'innalzamento delle temperature potrebbero spingere sotto la soglia della povertà estrema altri 122 milioni di persone entro il 2030.

L'impatto dei cambiamenti climatici però non è lo stesso per gli uomini e per le donne. Queste ultime rappresentano il 70% dei poveri del mondo (1,3 miliardi di persone) e dipendono in misura maggiore per il proprio sostentamento dalle risorse naturali. Nei Paesi a basso reddito il 50% delle donne è impiegato nel settore agricolo ma meno del 15% possiede la terra che lavora. Le donne nutrono il mondo eppure restano in gran parte escluse dai processi decisionali, dall'accesso a credito, servizi e tecnologie. Sono molti i modi in cui il cambiamento climatico incide sulla vita di donne e ragazze. A cominciare dalla violenza di genere che aumenta nelle emergenze (cicloni, siccità, inondazioni, sfollamenti) e in contesti di risorse scarse: il compito di procurare alla famiglia acqua e legna infatti è affidato tipicamente alle donne e questo accresce esponenzialmente il rischio. Anche le spose bambine sono un effetto collaterale del cambiamento climatico. Le famiglie ricorrono al matrimonio delle figlie ancora piccole come meccanismo di sopravvivenza.

Per invertire la rotta e garantire alle nuove generazioni un futuro sostenibile è quindi necessario intervenire sulle disuguaglianze di genere. Ed è proprio quello che fa Cesvi nei Paesi più colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici, dove ha messo in campo programmi che mirano a promuovere la sicurezza alimentare delle donne fornendo gli strumenti necessari per raggiungere l'autosufficienza (sementi, bestiame, attrezzature, accesso al credito, formazione).
È il caso dello Zimbabwe, dove l'Organizzazione sostiene le imprenditrici agricole che producono arance, paprika e zafferano nei distretti di Beit Bridge e Makoni, promuovendo l'uso della tecnologia in agricoltura, dai sistemi irrigui agli impianti a energia solare. Più a Nord, in Kenya, Cesvi sostiene le piccole allevatrici di bestiame e pollame che sono alle prese con una delle peggiori siccità degli ultimi decenni.

Per esempio Donne Impresa, il movimento di Coldiretti che riunisce le imprenditrici agricole, ricorda come l'attività femminile non si ferma soltanto all'impegno "nella produzione di cibo e nella gestione delle proprie aziende, che sempre più spesso guidano in prima persona, ma profondono il loro impegno anche portando avanti una serie di attività" di contorno e comunque fondamentali che vanno dall'educazione alimentare nelle scuole allo sviluppo sostenibile, dalle attività socioeducative a sostegno dell'agricoltura sociale fino all'agricoltura applicata alla cosmesi.

Un'iniziativa che favorisce l'imprenditoria femminile in agricoltura la porta avanti Ismea, su disposizione dell'ultima Legge di Bilancio, con "Donne in campo". Con il Decreto Interministeriale - che regola i criteri e le modalità di accesso alle agevolazioni - le imprese condotte da donne, di qualsiasi età, oltre a disporre di una dotazione finanziaria dedicata, potranno accedere al contributo fino al 35% del valore del progetto, a un mutuo a tasso zero fino al 60% del valore del progetto, e al limite massimo di intervento di Ismea entro 1,5 milioni di euro per singolo progetto. Anche in questo caso l'obiettivo della misura è favorire l'imprenditoria femminile in agricoltura. La misura si rivolge ad aziende micro, piccole e medie condotte e amministrate da donne, in forma singola o associata.

Caratteristiche dell'intervento. Tra le spese ammesse quelle per lo studio di fattibilità (nella misura massima del 2% del valore complessivo dell'investimento da realizzare), quelle relative alle opere agronomiche, alle opere edilizie e agli oneri per il rilascio delle relative concessioni, le spese relative all'acquisto di macchinari, attrezzature e realizzazione di impianti, le spese per l'acquisto di beni pluriennali, la spesa per l'acquisto di terreni (in misura non superiore al 10% dell'investimento da realizzare), le spese per i servizi di progettazione (la cui somma, unitamente alle spese per la redazione dello studio di fattibilità, non può superare il 12% dell'investimento da realizzare), le spese per la formazione specialistica dei soci e dei dipendenti dell'azienda.