Possono nuovi modelli di business basati sui dati modificare i rapporti di filiera, generando valore per gli agricoltori e i consumatori e allo stesso tempo tutelare l'ambiente? Ad esserne sicuri sono i 33 partner coinvolti nel progetto Ploutos, finanziato con Fondi Europei Horizon2020, che stanno gestendo 11 progetti in giro per l'Europa.

Le premesse da cui prende piede Ploutos sono ben note: il settore agricolo è poco digitalizzato e il ruolo dell'agricoltore è scarsamente valorizzato, anche economicamente. A questo si deve aggiungere che l'agricoltura è vittima dei cambiamenti climatici, ma può giocare un ruolo nel mitigare il surriscaldamento globale attraverso i servizi ecosistemici che offre.

Perché allora non individuare nuovi modelli di business, tutti data driven, in grado di coinvolgere e valorizzare gli agricoltori per creare valore aggiunto nei confronti dei consumatori e dell'ambiente? Il risultato del primo anno di lavoro di Ploutos sono 11 progetti che in questi mesi stanno prendendo avvio.

 

Il progetto Ploutos

 

I Sustainable Innovation Pilots italiani

Due degli 11 progetti riguardano l'Italia e vedono coinvolti il Politecnico di Milano, Hort@, l'Università Cattolica del Sacro Cuore e Barilla. Il primo progetto è un meccanismo di assicurazione parametrica a sostegno dei produttori di grano duro e di miglioramento delle condizioni contrattuali.

Le polizze parametriche garantiscono all'assicurato di ricevere un indennizzo al verificarsi di certe condizioni, ben descritte nel contratto sottoscritto, indipendentemente dal danno subìto. Nella polizza ad esempio può essere indicato che se durante la stagione cerealicola cadono meno di x millimetri di pioggia, allora l'agricoltore ha diritto ad un indennizzo.

L'innovazione sta nel fatto che non è necessaria la presenza di un perito che valuti il danno, ma il premio viene erogato basandosi sui dati che i sistemi digitali di campo (forniti da Hort@ con il Dss grano.net) registrano. In questo modo l'agricoltore può assicurare il proprio raccolto, tutelandosi dal rischio, e allo stesso tempo sfruttare il Sistema di Supporto alle Decisioni per gestire il campo in maniera ottimale.

Il tutto si inserisce nei contratti di filiera che Barilla propone ormai da tempo ai cerealicoltori italiani, offrendo prezzi superiori a quelli di mercato nel caso in cui i cerealicoltori producano una granella con determinate caratteristiche e utilizzino le informazioni provenienti dal Dss. Dss che aiuta gli agricoltori a prendere le giuste decisioni al fine di ottenere produzioni ottimali (sul fronte della quantità e della qualità) con un basso impatto ambientale e costi di produzione ottimizzati.

L'altro Sustainable Innovation Pilot italiano riguarda invece la viticoltura e la valorizzazione dei servizi ecosistemici che mette a disposizione della comunità. Una gestione rigenerativa del vigneto, che non prevede ad esempio lavorazioni del suolo, permette di sequestrare anidride carbonica dall'atmosfera, rallentando quindi il surriscaldamento globale.

La CO2 sequestrata può essere poi valorizzata attraverso l'emissione di crediti di carbonio, acquistabili sul mercato volontario da quelle imprese che vogliono compensare la propria impronta ambientale. Si tratta di un mercato nascente e molto promettente, che però ha davanti a sé alcuni ostacoli. Tra i più importanti c'è la misurazione e certificazione della CO2 effettivamente sequestrata nel suolo.

Su questo fronte hanno lavorato Hort@ e l'Università Cattolica che hanno modificato il Dss vite.net aggiungendo dei modelli in grado di stimare la CO2 sequestrata ed emettere dei crediti di carbonio. Crediti che poi l'agricoltore può vendere ottenendo una integrazione del proprio reddito a fronte di un servizio ambientale reso alla comunità.


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Il Politecnico di Milano e la valorizzazione dei dati

L'Osservatorio Smart AgriFood (School of management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise - Research & innovation for smart enterprises dell'Università degli Studi di Brescia) ha l'arduo compito di provare come i nuovi modelli di business data driven possono essere vincenti e avere un impatto positivo sull'economia locale e sulla sostenibilità ambientale delle produzioni agricole.

Gli agricoltori prendono infatti decisioni sulla base delle informazioni fornite dai Dss, a loro volta alimentati con i dati di campo. Ma sono anche di fondamentale importanza per rendere effettivo il sistema delle polizze parametriche, nonché per quantificare il carbonio sequestrato ed emettere quindi i carbon credit.


Tutti i progetti hanno al centro gli agricoltori e modelli collaborativi, i dati e un cambiamento delle abitudini degli operatori della filiera, che sono abituati a logiche spesso antiquate che necessitano di essere rivoluzionate per permettere al settore di far fronte alle sfide del millennio.


11 progetti in tutta Europa

In Italia hanno preso piede solo due degli 11 progetti previsti in Ploutos. In Olanda si lavora sui crediti di carbonio generati dal sequestro di CO2 nei suoli agricoli. In Slovenia invece si lavora sull'implementare soluzioni di agricoltura 4.0 e sul remunerare gli agricoltori per i benefici generati.

In Macedonia è stata sviluppata una piattaforma per la redistribuzione e donazione delle eccedenze alimentari, mentre a Cipro i viticoltori sperimenteranno soluzioni di smart farming e di tracciabilità della filiera. Soluzioni 4.0 anche per la filiera dei frutti di bosco surgelati in Grecia.

La tracciabilità è al centro del progetto spagnolo dedicato alla filiera orticola in serra, mentre alle Baleari si vuole coniugare sostenibilità ambientale e turismo, come anche in Irlanda, dove si vogliono migliorare le pratiche di allevamento al pascolo e valorizzare il territorio attraverso la creazione di nuovi prodotti e servizi legati al turismo. Ed infine in Francia si sta sviluppando una piattaforma per coinvolgere direttamente il consumatore nella definizione della qualità e del prezzo dei prodotti.


Image Line è partner dell'Osservatorio Smart AgriFood