Uno sguardo alla dieta e uno alla sostenibilità. L'Unione Europea entra nel piatto dei cittadini e, chissà - per una volta che non parla di insetti come companatico, ma di piatti con meno grassi e più frutta e verdura per migliorare la qualità della vita, ridurre l'impatto ambientale, contenere le emissioni in atmosfera e magari allungare la vita stessa con stili alimentari meno aggressivi - forse fa anche bene e lo possiamo accettare.


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L'opportunità per guardare all'agricoltura del futuro e agli scenari che verranno è l'Outlook al 2031, uno sguardo proiettato dieci anni avanti. Esercizio che ormai è diventato un appuntamento tradizionale per la Commissione Ue e che è l'occasione per tratteggiare le tendenze in atto e per dare una visione di medio lungo periodo che può essere utile a mantenere alta l'attenzione sull'agricoltura e le comunità rurali nel loro insieme, perché non possiamo più pensare solamente a produrre e basta, e nemmeno pensare di produrre bene e con un minore impatto sull'ambiente e sulle risorse, siano esse il suolo, l'aria o l'acqua.


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È giunto davvero il momento di cambiare dieta? Non sta ai cronisti dirlo, ma è il caso di prendere seriamente in esame tutte le variabili analizzate dalla Commissione Agricoltura, a partire da un dato che è doveroso rimarcare: nei prossimi dieci anni la Superficie Agricola Utilizzata (Sau) nell'Ue si ridurrà dello 0,7% rispetto al dato attuale, scendendo a 160,5 milioni di ettari, a fronte di un contestuale incremento delle aree forestali, che supereranno per estensione quelle agricole, con 161,4 milioni di ettari previsti alla fine del decennio.

La foresta sarà più estesa delle aree agricole. Va benissimo sottolineare il ruolo di serbatoio nell'azione di sequestro di carbonio, ma è bene anche spingersi a riflettere su come dovrà essere gestito il patrimonio forestale, in particolare in un Paese come l'Italia dove le possibilità di valorizzazione sono infinite, ma tutte ampiamente sottoutilizzate. Se il bosco prende il sopravvento non è buona cosa. Una foresta è diverso, purché si tenga presente che il sostentamento per una popolazione mondiale in crescita arriva da un'Europa che produce di più e meglio.

Il biologico è uno dei modelli ampiamente caldeggiati dall'Unione Europea. Lo sarà con la riforma della Politica Agricola Comune e lo è già nelle attenzioni delle Strategie Farm to Fork e Biodiversity 2030 contenute nel Green Deal.

Dai vari interventi che si sono succeduti nel corso della presentazione dell'Agricultural Outlook 2031 ci è sembrato di capire che l'ambizioso obiettivo di raggiungere il 25% di Superficie Agricola Utile coltivata a biologico entro il 2030 resterà un target difficilmente raggiungibile, ma quello che vince è il modello di agricoltura "organic", in grado di creare comunità rurale, di promuovere soluzioni di chilometro zero, di spingere alla stagionalità, di ridurre comunque le emissioni, una delle grandi sfide dell'Ue.

L'agricoltura rigenerativa, l'agroecologia, la gestione equilibrata delle catene di approvvigionamento resteranno linee guida e suggerimenti validi per una sostenibilità ambientale sempre più necessaria.

L'Agricultural Outlook getta uno sguardo all'Unione Europea e uno alla Cina, in questi ultimi anni baricentro per le oscillazioni di mercato per cereali, semi oleosi e carni suine. Come si comporterà nei prossimi anni? Raggiungerà l'autosufficienza? Continuerà a ritirare ingenti quantità di materie prime, innescando tensioni sulle quotazioni internazionali?


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Risposta impossibile. Di certo la Cina sarà sempre più uno dei grandi player a livello mondiale e l'Asia sarà uno dei terminali più importanti per l'export di materie prime e prodotti agroalimentari a livello mondiale. Cina, Sud Est Asiatico e India potrebbero rappresentare delle opportunità per il settore agricolo e alimentare dell'Ue.

La volatilità resterà una cifra stilistica, se non dell'intero decennio 2021-2031, almeno dei prossimi mesi, per i quali non vi sono coordinate utili in chiave di prezzi dell'energia, dal gas al petrolio all'elettricità, schizzati alle stelle negli ultimi mesi insieme alle spese per trasporti e logistica (a causa del covid-19).

Il futuro dei mercati non può essere slegato da un aspetto altrettanto fondamentale per la gestione del sistema agricolo: il lavoro e la manodopera.

Siamo immersi nella rivoluzione digitale e la transizione ecologica sarà inevitabilmente sostenuta dall'utilizzo sempre più ampio e profondo dei dati raccolti in campo. L'agricoltura di precisione sarà determinante per migliorare i conti economici delle imprese agricole e proteggere l'ambiente. Ma siamo sicuri di avere una manodopera adeguatamente formata?

L'agricoltura ha di fronte a sé profondi cambiamenti da affrontare. È necessario inquadrare bene il futuro, le esigenze delle imprese e di una popolazione mondiale che cresce e che oggi è alle prese con una pandemia, dalla quale è tuttora difficile uscirne. Le previsioni della Commissione Europea sono estremamente utili per conoscere alcune tendenze e prepararsi per le sfide che attendono l'Unione Europea. Non basta conoscere le tendenze del domani, però. Serve impegno, umiltà, preparazione, consapevolezza, visione lunga, capacità di fare rete. La conoscenza dovrà andare di pari passo al dialogo, senza paura del domani. Perché è importante cominciare oggi a risolvere i problemi del futuro.