Il via libera alla nuova Pac, arrivato la settimana scorsa dal Parlamento Ue, comprende una importante novità per quanto riguarda la gestione del rischio. Proprio questa novità chiesta a gran voce dall'Italia, la possibilità di destinare il 3% dei pagamenti diretti del Primo Pilastro della Pac a politiche di gestione del rischio per quanto riguarda le avversità catastrofali (gelo, alluvione, siccità), ha tenuto banco durante il Sesto Forum Internazionale sulla Gestione del Rischio in Agricoltura che si è svolto a Roma il 25 e 26 novembre scorsi.

Il Forum, organizzato da Asnacodi Italia con il patrocinio del Parlamento Europeo, del Mipaaf, di Agea e di Ismea, ha avuto quattro momenti di confronto che hanno visto protagonisti ricercatori, professori universitari, organizzazioni professionali, rappresentanti istituzionali. I temi dei quattro focus sono stati: cambiamenti climatici, futura Pac appunto, innovazione digitale e nuovi strumenti di gestione del rischio.


Leggi anche
Pac, i giochi sono fatti


Con la nuova Pac, che entrerà in vigore nel 2023, gli agricoltori avranno la possibilità di destinare il 3% dei pagamenti diretti a un Fondo Mutualistico per le Avversità Catastrofali, eventi che, con il cambiamento climatico in corso si sono fatti sempre più frequenti. Il Fondo, previsto in partenza a gennaio 2023, potrebbe vedere una prima versione sperimentale già dal 2022. Nella nuova Legge di Bilancio (ancora da approvare) sono infatti previsti 50 milioni di euro di finanziamento. Come funzionerà il Fondo precisamente è ancora tutto da decidere, ma al Forum organizzato da Asnacodi sono state formulate ipotesi alla presenza dei vertici Ismea e di rappresentanti del Mipaaf.


Leggi anche
La Legge di Bilancio vale oltre 2 miliardi per l'agroalimentare


"Se l'agricoltore deve prendere 100 dalla Pac, i pagamenti diretti del Primo Pilastro, 3 euro su 100 andranno nel Fondo Mutualistico. Con il Secondo Pilastro - ha detto Angelo Frascarelli, presidente di Ismea - si aggiunge poi un altro 70% e questo consentirà di intervenire automaticamente per risarcire gli agricoltori per i danni catastrofali. In questo modo si ottiene anche che le assicurazioni possano dedicarsi alle avversità diverse dalle catastrofali, con le classiche polizze agevolate".



Una delle criticità emerse soprattutto negli ultimi anni, vista la frequenza con la quale si verificano danni catastrofali, è proprio la sostenibilità economica per le compagnie assicurative di offrire polizze agli agricoltori per la copertura di questo tipo di danni. Per la gestione del nuovo Fondo, fra le ipotesi più accreditate, c'è quella che sia proprio Ismea a gestirlo. "È un'ipotesi in discussione in Parlamento. Ismea è stato individuato come ente che possa far partire questo nuovo strumento", ha detto ancora Frascarelli.

Fra i benefici che dovrebbe portare l'avvio del Fondo, quello di ampliare il numero di aziende con una copertura contro rischi. Da sempre infatti le aziende agricole assicurate in Italia sono soprattutto al Nord e sono comunque poche rispetto al numero nazionale di aziende. Secondo i dati forniti durante il Forum di Roma le aziende assicurate oscillano, a seconda degli anni, fra le 75mila e le 80mila (circa il 10% delle aziende agricole italiane che percepiscono la Pac).

"Sarà uno strumento per forza di cose altamente tecnologico, agile - ha detto Albano Agabiti, presidente di Asnacodi - per dare una prima risposta immediata ai bisogni degli agricoltori colpiti da siccità, gelo o alluvione. Noi crediamo che anche la domanda di adesione debba essere un fatto semiautomatico, semplice. Si potrebbe per esempio inserire un semplice flag in fase di domanda Pac. È un primo passo per fare in modo che tutti gli agricoltori usufruiscano di uno strumento per dare copertura ai rischi catastrofali. Ogni anno si potrebbero accantonare 330-340 milioni di euro".

Sul funzionamento del nuovo Fondo è intervenuto anche Mauro Serra Bellini, dirigente del Mipaaf: "Ci sono ancora una serie di scelte da vedere assieme alle parti interessate, agricoltori, regioni. Il Piano Strategico Nazionale (da approvare entro il 31 dicembre 2021) sarà uno dei luoghi deputati a definire la competenze fra noi e le regioni. Dovremo lavorare per diffondere la cultura di gestione del rischio fra le imprese. Servono strumenti per prevenire i danni da calamità naturali. Con i cambiamenti climatici la spesa è aumentata. La sfida che ci attende da qui in avanti è lavorare al Piano Strategico, concordare con le regioni e dare il via al Fondo. Il 2022 sarà un anno cruciale".


Leggi anche
Nuova Pac, cos'è cambiato?

 

forum-asnacodi-nov-2021-fonte-barbara-righini.jpg