L'industria dei mangimi deve ritoccare i propri listini. Non si placano infatti le tensioni al rialzo sui listini delle principali commodity destinate all'industria mangimistica. A ottobre, sul mercato italiano, il prezzo del mais è riuscito a toccare in alcune piazze il valore più alto degli ultimi trent'anni, rispettivamente 288,50 euro/tonnellata a Bologna e 278 euro/tonnellata a Milano, quotazione raggiunta grazie ai numerosi incrementi registrati nei primi sei mesi dell'anno.

Non si arresta neppure il prezzo della soia, che ha registrato un incremento medio delle quotazioni del 44,7% rispetto all'annata 2019/20, raggiungendo a maggio 2021 il record storico di 695,17 euro/tonnellata (valore mai osservato dal 1993, con inizio delle rilevazioni Ismea), con un incremento del 12% su base congiunturale a settembre.

La tendenza al rialzo è dovuta dalla forte pressione della domanda cinese sui mercati mondiali, in risposta alla ripresa produttiva degli allevamenti suinicoli, oltre alla ripartenza della domanda globale post covid-19 e dal forte aumento del costo dei trasporti.

Secondo Ismea le tensioni osservate sono sul fronte della domanda, dal momento che la produzione mondiale di mais nel 2021 dovrebbe attestarsi su 1,21 miliardi di tonnellate, in crescita del 7,5% rispetto al 2020, così come in aumento risulta il raccolto mondiale di soia, in netto recupero rispetto al 2020, con 379,5 milioni di tonnellate prodotte (+3,7% rispetto all'anno scorso).

Potrebbe destare preoccupazioni il calo delle scorte detenute dai principali Paesi esportatori in particolare per il mais, inferiore ai valori medi dell'ultimo quinquennio. Dal punto di vista produttivo, in Italia, la produzione di mais nel 2021 dovrebbe posizionarsi a 6,3 milioni di tonnellate (-6,6%), in controtendenza rispetto alla tendenza globale, in particolare per la riduzione delle superfici (-1,9%) e delle rese (-4,8%). La produzione italiana di soia dovrebbe invece crescere del 4,8%, toccando così quota un milione di tonnellate.