Al fine di rendere più digitale, moderna e sostenibile l'agricoltura il Governo ha varato nel 2020 il credito d'imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese verso un paradigma 4.0.

Il credito d'imposta (una sorta di sconto sulle tasse) si applica quindi alle trattrici di nuova generazione, quelle ad esempio con il tracciamento della posizione. Ma anche alle attrezzature smart. È utile per implementare sistemi di zootecnia di precisione, ma anche Dss (Decision Support System) per la difesa delle colture, software per la gestione dei sistemi irrigui o anche robot.

 

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Insomma, se gli investimenti sono fatti in beni smart, connessi e in cui la componente digitale apporta un valore aggiunto in termini di produttività e sostenibilità, allora si può applicare il credito d'imposta 4.0.


Tempistiche, tetti e aliquote

L'agevolazione è pari al 50% del costo del bene e può essere goduta nei tre anni successivi all'acquisto. Per investimenti fino ai 2,5 milioni la percentuale è del 50%, scende al 30% fino a 10 milioni e al 10% fino a 20 milioni. Si scende invece al 10% se i beni non sono 4.0. Mentre per spese inferiori a 516 euro il bene si può ammortizzare in un solo anno.

L'agevolazione al 50% scadrebbe quest'anno, ma è applicabile anche ad acquisti effettuati entro giugno 2022, purché l'acquisto sia finalizzato entro il 31 dicembre 2021 e sia stato pagato un acconto pari al 20%. Mentre scenderebbe al 40% nel 2022 (prorogabile fino a giugno 2023, come sopra).

La nuova Legge di Bilancio (a meno di modifiche durante il percorso parlamentare) prevede una proroga del credito d'imposta 4.0 fino al 2025 (o giugno 2026, con acquisto finalizzato entro il 31 dicembre 2025 e saldo del 20%) con percentuali così suddivise: 40% per tutto il 2022, 20% dal 2023 al 2025, per investimenti fino a 2,5 milioni.


Il nodo della certificazione

Ma chi certifica che il software o l'attrezzatura sia 4.0? Per valori inferiori a 300mila euro è sufficiente l'autocertificazione del titolare dell'azienda, in cui l'agricoltore può richiamare la certificazione del costruttore e spiegare come tale strumento si inserisca all'interno dell'azienda agricola.

Per cifre superiori è invece necessaria una perizia, che può essere predisposta, tra le altre figure, da un ente di certificazione o anche da agronomi, agrotecnici o periti agrari.

"Il credito d'imposta 4.0 è un importante incentivo per rendere più moderno il settore agroalimentare italiano. Il fatto che sia disponibile subito e per tutti rappresenta poi un enorme vantaggio", spiega Francesco Raimondi, ceo di Value Target, società di consulenza nel campo della finanza agevolata. "Si tratta poi di un vantaggio immediato, che non è soggetto ad alcuna delibera, e che ha avuto un'ampia finestra temporale utile a programmare gli investimenti".


Rischi e opportunità del credito d'imposta 4.0

Il credito d'imposta sulle tecnologie 4.0 sta offrendo una grande opportunità a quelle aziende agricole (o agroalimentari) che vogliono investire in innovazione per rendere più efficienti i processi, migliorare la produttività e anche la sostenibilità delle produzioni.

"Il problema è che molti piccoli imprenditori agricoli non hanno le conoscenze né talvolta le finanze per acquistare sistemi 4.0. Servirebbe che i soggetti più grandi all'interno della filiera o i corpi intermedi, come le cooperative o le associazioni di categoria, si facessero carico degli investimenti per poi affittare e soprattutto formare gli agricoltori all'uso delle nuove tecnologie", sottolinea Raimondi.

Il rischio è che una parte degli agricoltori resti tagliata fuori e che tanti operatori acquistino beni strumentali smart, come ad esempio i trattori dotati di telemetria, per poi usarli in maniera analogica. Sarebbe questa una perdita per l'intero comparto che tra l'altro esporrebbe l'agricoltore a sanzioni, visto che non basta l'acquisto di un bene 4.0 per accedere ai benefici fiscali, ma occorre anche dimostrare di averlo usato.

"Bisogna ad esempio rinnovare gli abbonamenti ai servizi digitali o, nel caso dei trattori, tenere traccia dello scambio dati e di come sono stati utilizzati. Insomma, bisogna dimostrare in qualche modo di aver colto le opportunità del paradigma 4.0", sottolinea Raimondi. "I controlli sono già iniziati e se si viene trovati inadempienti la sanzione prevede la restituzione del vantaggio illecitamente goduto più gli interessi di mora".