Se ne era parlato già ad aprile, quando regione, camera di commercio e associazioni di categoria avevano firmato un accordo per gettare le basi di un distretto unico del biologico nelle Marche, un distretto che ora è una realtà.

La notizia era stata annunciata anche in occasione del Sana di Bologna a metà settembre, dove esponevano numerose aziende marchigiane insieme ad uno stand ufficiale della regione.

Il distretto ad oggi comprende 2100 aziende agricole, 71mila ettari coltivati (che rappresentano il 60% della superficie a biologico nelle Marche) e un fatturato stimato in 100 milioni di euro, e vede la partecipazione e l'appoggio di regione, Agci, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Confcooperative, Copagri, Legacoop, Uecoop, Unci e della Camera di commercio delle Marche.

Le Marche sono la prima regione d'Italia per numero di ettari coltivati secondo i metodi dell'agricoltura biologica.

L'obiettivo principale del distretto, sfruttando anche questo primato, è proprio quello di presentarsi come soggetto unico, per avere un peso maggiore sul mercato sia a livello commerciale che promozionale in Italia e all'estero.

Come ha dichiarato l'assessore regionale all'agricoltura Mirco Carloni, il distretto dovrà fungere da volano di promozione nelle fiere e nei mercati, dando la possibilità ai consumatori di riconoscere i prodotti marchigiani biologici come prodotti d'eccellenza.

L'idea di fondo è che il distretto del biologico diventi una sorta di marchio territoriale che identifichi le Marche come regione bio per eccellenza, attraverso un marketing territoriale e una promozione che valorizzi il prodotto in termini di qualità e competitività sui mercati interni ed internazionali.

Un "marchio" che possa diventare anche un traino per molti altri comparti dell'economia marchigiana a partire da quello turistico e enogastronomico, nell'ottica di uno sviluppo sostenibile del territorio.

Oltre a questo, il distretto si pone anche altri obiettivi, come l'aumento della superficie certificata, portandola al 100% della superficie coltivata nelle aree Natura 2000, la promozione della ricerca della sperimentazione e della formazione, e la valorizzazione della biodiversità agraria regionale.