L'applicazione delle tecnologie digitali ha le potenzialità per rendere l'agricoltura molto più produttiva e sostenibile. Ne è convinta l'Unione Europea che ha inserito proprio il digital farming tra gli strumenti che dovrebbero consentire al settore primario di raggiungere gli obiettivi del Green Deal e della strategia From Farm to Fork.

Il digital farming è un vasto mondo che va dal monitoraggio in remoto dei campi, attraverso sensori e droni, fino alla realizzazione di mappe di prescrizione per la gestione a rateo variabile dei campi. Digitali sono i Dss, Sistemi di supporto alle decisioni che aiutano l'agricoltore nella difesa, come anche le banche dati o i software gestionali. Ad esempio QdC® - Quaderno di Campagna® permette di tenere traccia di tutte le operazioni svolte in campo in maniera veloce e utile a rispondere alle richieste degli organismi di controllo.

Il digital farming, come elemento portante dell'agricoltura 4.0, permette di razionalizzare l'uso di input produttivi, garantendo una maggiore sostenibilità al settore. Ma è in grado anche di far risparmiare tempo all'agricoltore, di sostenere un aumento di produttività e di qualità delle derrate. Nonché di ottimizzare i processi di filiera.

Lungo il percorso che dovrebbe portare le aziende agricole verso la digitalizzazione c'è però un ostacolo importante: il digital divide. Con questo termine si intende il gap fisico, la mancanza cioè di connettività, ma anche di conoscenze, che bloccano la rivoluzione digitale.


Il digital divide in agricoltura

Secondo uno studio presentato al 57° Convegno Nazionale Sidea da alcuni ricercatori dell'Università di Bologna, il digital divide è considerato uno dei principali rischi legati alla diffusione degli strumenti digitali in campagna. Anzi, il principale ostacolo visto che nel panel di soggetti intervistati ai fini della ricerca ha ottenuto un punteggio di 4,6 su un massimo di 5.

Secondo Carlo Giua, ricercatore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari (Distal) dell'Università di Bologna e tra gli autori dello studio, il tema del digital divide lo si osserva soprattutto tra le piccole aziende agricole, poco strutturate e specializzate, che spesso non hanno i mezzi e le conoscenze per attrezzarsi al fine di superare questo gap tecnologico e di know how. Mentre le grandi aziende, intuendo il potenziale del digital farming, investono per dotarsi di quegli strumenti di connettività (e non solo), utili a fare il salto tecnologico.


Internet in campagna, questo sconosciuto

Su AgroNotizie abbiamo affrontato a più riprese il tema della mancanza di connettività internet nelle aree rurali. A riassumere bene la situazione ci pensano i due grafici di seguito. Nel primo si vede come dal 2011 al 2018 la connessione internet con velocità superiore ai 30 megabit per secondo si sia diffusa velocemente in tutta Italia, compreso il Meridione.

 

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Grafico relativo alla connessione internet superiore ai 30 megabit per secondo
(Fonte foto: Progetto Desira)

Ma se si guarda al secondo grafico si nota come le abitazioni in contesti agricoli siano rimaste largamente escluse da questa diffusione. In altre parole i provider hanno portato la fibra o l'Adsl nelle città, paesini compresi, ma non hanno raggiunto le abitazioni degli agricoltori.


Grafico relativo alla diffusione di internet
(Fonte foto: Progetto Desira)


Le cose dovrebbero migliorare con il proseguire dell'attività di Open Fiber, il soggetto pubblico privato che si sta occupando di portare la fibra nelle aree a fallimento di mercato (come quelle agricole) e che si avvantaggerà dei fondi del Pnrr. Mentre per quanto riguarda il 5G le speranze sono vane, visto che questa tecnologia, almeno per il momento, sarà ad esclusivo appannaggio di chi oggi vive nei centri urbani.


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Digital divide, non solo tecnologico

La mancanza di accesso ad internet è un dato acclarato. Ma è anche vero che molti agricoltori, pur avendo accesso alla banda larga, non la utilizzano per fini lavorativi. Eventualità non infrequente per le aziende agricole che ad esempio sono collocate in aree densamente urbanizzate.

Questo è dovuto al fatto che ci sono altri fattori che ostacolano la rivoluzione digitale. Prima di tutto c'è la motivazione d'uso, in quanto un agricoltore intraprende un percorso di digitalizzazione solo se intravede un guadagno (economico o personale). Più i vantaggi intravisti sono elevati più la volontà sarà forte, anche nel superare gli ostacoli.

È il caso delle grandi aziende agricole che avendo a disposizione molte informazioni e conoscendo i benefici della digitalizzazione sono disposte ad investire in connettività e in formazione dei dipendenti.

A questo si deve aggiungere l'influenza dell'ambiente sociale in cui vive l'agricoltore e gli elementi facilitanti presenti. Se infatti un agricoltore è circondato da suoi pari che utilizzano questi strumenti sarà più facile che si senta spinto ad adottarli. Se poi l'ambiente lo sostiene in questa propensione, ad esempio con la presenza di figure tecniche che lo accompagnino nella digitalizzazione, l'adozione è più semplice.


Il caso di Lormes

Significativo è ad esempio il caso del villaggio francese di Lormes (nel Dipartimento di Bourgogne-Franche-Comté), dove i 1.300 abitanti a partire dal 2000 sono stati coinvolti in un progetto per trasformare il Paese nel "villaggio del futuro".

Agli abitanti è stata portata la connettività internet ed è stato sposato il principio del "nessuno escluso". In altre parole tutti gli abitanti sono stati accompagnati verso un percorso di digitalizzazione, all'interno del quale si sono spiegati i vantaggi economici e sociali dello strumento.

Nel corso degli anni sono stati messi a disposizione servizi digitali alla cittadinanza ed è stata migliorata la connettività internet, portando la fibra ottica nelle case. Al contempo è stato chiesto ai cittadini quali fossero le priorità che doveva seguire lo sviluppo digitale.

Il caso di Lormes è citato all'interno del Progetto Desira, finanziato con fondi Horizon2020, che ha approfondito il tema del digitale in agricoltura. In una delle pubblicazioni si ricorda come "le soluzioni intelligenti implementate a Lormes mostrano che una vera trasformazione digitale delle aree rurali richiede più che colmare il solo divario in termini di infrastrutture e competenze. Richiede una continua collaborazione con e tra gli abitanti per coprogettare servizi digitali che soddisfino le esigenze locali e una valutazione realistica e smart del ruolo che la cittadina può svolgere in un più ampio sviluppo territoriale".


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