Reclamare l'autosufficienza alimentare è di per sé abitudine anacronistica, viste le molteplici dipendenze del Belpaese dalle produzioni estere. Di fatto, l'Italia si sta orientando sempre più a diventare un Paese di trasformatori, non di produttori. Quindi un tale trend non deve stupire.

C'è però una bella differenza tra accettare le evidenze e rassegnarsi alle loro più gravi conseguenze, tipo quella di perdere ogni giorno produttività a causa di fattori esterni all'agricoltura, come per esempio la perdita di superfici coltivabili a causa della cementificazione del territorio. Di tale fenomeno si era già formita una fotografia al dicembre 2020, dovendo purtroppo constatare come in un anno le cose non siano cambiate.
 
Ciò stando a un'analisi diffusa da Coldiretti in occasione del recente G20 svoltosi Firenze. Secondo tale report, la superficie agricola utilizzabile si sarebbe infatti ridotta al ritmo di due metri quadrati al secondo, coperta da case, strade e altre forme di cementificazione. A causa di ciò - anche se va detto non solo a causa di ciò – la produzione interna sarebbe calata in un solo decennio di oltre 400 mila tonnellate di prodotti agricoli, con cereali e ortaggi in prima fila con oltre la metà di tale cifra.

In accordo con quanto riportato dai Gialloverdi italiani, i buchi produttivi nazionali ammonterebbero al 64% per il frumento tenero e al 40% per il frumento duro. Poco sopra il 50% il mais, indispensabile per l'alimentazione delle filiere zootecniche, accompagnato dalla soia che non arriverebbe a un terzo della domanda interna.

Citando dati Ismea, Coldiretti ricorda come in Italia sia solo pari al 75% il latte di produzione interna, come pure si tocchi a malapena il 55% della carne. Solo pollame e uova pare stiano riuscendo a difendere l'autosufficienza italiana.

A ciò si aggiungano i sempre più gravi fenomeni di carattere alluvionale, causati dalla sempre più scarsa capacità dei territori di assorbire l'acqua piovana. Se da un lato gli eventi meteorici stanno crescendo per intensità, dall'altro c'è sempre meno terreno libero per assorbirne una quota senza gonfiare ulteriormente fiumi e torrenti. E attenzione: a contribuire a tale fenomeno sarebbero perfino alcune delle soluzioni proposte per mitigare i cambiamenti climatici, come per esempio i pannelli solari.

Sempre secondo Coldiretti, infatti, troppe sarebbero le speculazioni in tal senso a danno dei terreni agricoli, mentre molto meglio sarebbe collocare i pannelli sopra strutture preesistenti, come stalle, cascine, rimesse e magazzini. Un classico esempio di come a volte le vie per l'inferno siano lastricate di buone intenzioni.