La vendemmia 2021 perde la sfida contro i cambiamenti climatici. Ma vince quella sulla qualità. La campagna di quest'anno - secondo le previsioni di Unione italiana vini (Uiv), Assoenologi, e Ismea su un campione del 25% già in cantina - paga infatti alla crisi climatica un calo del 9% sulla produzione, e si attesta a 44,5 milioni di ettolitri (erano stati 49 milioni nel 2020); resta inalterata la qualità, definita a "tratti ottima", che diventa un tratto distintivo delle uve di questa vendemmia (posticipata in gran parte dopo la seconda decade di settembre).

Sul settore resta vigile l'attenzione del ministero delle Politiche agricole; il sottosegretario Gian Marco Centinaio ha infatti annunciato per ottobre la convocazione del Tavolo ministeriale sul vino: l'obiettivo è individuare le linee strategiche d'azione sui mercati, e nello specifico la promozione internazionale del made in Italy da sviluppare per il prossimo anno. "Spero che questo inizio di ripartenza possa continuare nel periodo autunno inverno - osserva Centinaio - il compito della politica è permettere alle aziende di potere programmare a medio lungo termine. Come ministero vogliamo continuare sulla strada iniziata, quella della concretezza. Tra i punti all'ordine del giorno del prossimo tavolo di filiera ci sarà un confronto sulle posizioni rispetto alle istituzioni europee".

Nella mappa della vendemmia, soltanto la Sicilia, la Calabria e la Campania presentano una variazione positiva, mentre il Veneto, nonostante la flessione del 7%, si conferma la principale regione produttrice con oltre 10 milioni di ettolitri, poco meno di un quarto della produzione totale italiana.

In generale il nostro Paese mantiene la leadership produttiva davanti alla Spagna con 40 milioni di ettolitri (-16%). Tra le regioni in testa anche la Puglia con 8,5 milioni di ettolitri che riesce a perdere soltanto il 5%, l'Emilia Romagna con 6,7 milioni e la Sicilia con 3,9 milioni di ettolitri. In queste quattro regioni si concentra oltre il 60% della produzione di vino made in Italy, pari a circa 26 milioni di ettolitri. Le altre regioni segnano un calo produttivo: la Toscana perde il 25% del raccolto, l'Umbria -18%, le Marche -13%, il Lazio -10%. Al Nord la Lombardia registra il calo più importante con un -20%, poi l'Emilia Romagna -15%; il resto delle regioni ha riduzioni comprese tra il -10% e il -7%. Al Sud l'Abruzzo perde il 18%, il Molise -15%, la Sardegna -15%, e la Basilicata -10%.
Il vero capitolo aperto è ora però quello dei prezzi, dopo la flessione del 3% della scorsa campagna e la prospettiva di una minor produzione, tenendo anche in considerazione la ripresa della domanda. Sul versante export i segnali sono positivi: la domanda è in aumento dell'11% nei primi cinque mesi dell'anno pari a 2,7 miliardi di euro. Il mercato interno sembra ormai rivitalizzato invece dalla riapertura del canale di ristoranti, hotel e bar. Sul punto la stima della Coldiretti parla di un fatturato complessivo che a fine anno supererà gli 11 miliardi di euro.

E nel calice cosa troveremo? Dai primi risultati, vengono segnalate gradazioni medio alte, qualche criticità sul rapporto zuccheri e acidità. "La qualità dipende anzitutto dall'andamento climatico - rileva il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella - ma molto anche dal modo di condurre la vigna attraverso la scienza e la conoscenza; e dove viene applicata con la massima meticolosità avremo una vendemmia molto buona, in alcuni casi ottima ed eccellente".
Per Fabio Del Bravo, responsabile direzione Servizi per lo sviluppo rurale Ismea, "la crisi ha fornito alle cantine uno stimolo straordinario all'innovazione digitale e alla diversificazione dei canali commerciali".
Mentre per Ernesto Abbona, presidente dell'Uiv, questa è "la vendemmia del rilancio".